Creato da AnTreviso il 08/12/2005

Newsletter An Tv

Alleanza Nazionale - Circolo Territoriale di Treviso... dal 1999 una piccola Comunità militante s'informa

 

 

« Messaggio #997Messaggio #999 »

Ripensare il Centrodestra - prima parte

Post n°998 pubblicato il 07 Agosto 2006 da AnTreviso
 
Tag: 2006

All’inizio degli anni novanta le scelte compiute a Fiuggi dalla destra italiana sono state determinanti per la costruzione di una credibile alternativa di governo alle sinistre. Oggi, agli inizi degli anni duemila, AN è chiamata a compiere scelte altrettanto determinanti per contrastare il disegno egemonico e restauratore del centrosinistra e per rendere possibile una nuova stagione di governo del centrodestra.

Ci sono alcuni punti fermi per AN e per la CdL. Da questi dobbiamo ripartire.

1) Alleanza Nazionale è diventata una forza fondamentale non solo della politica italiana, ma della democrazia italiana. Una forza non marginale né emarginabile. E' stata infatti determinante per la realizzazione della democrazia compiuta, per il consolidamento del bipolarismo e dell'alternanza di governo. AN deve ora definitivamente liberarsi tanto dalla sindrome dell'isolamento, quanto, simmetricamente, dalla tentazione dell'isolamento.

2) Il centrodestra italiano non è una parentesi della storia né un incidente di percorso. Il centrodestra, nel corso di questi anni, ha dato rappresentazione politica ad una maggioranza di italiani, ad una alleanza sociale e culturale che è fortemente presente e radicata nella società e che, dunque, non coincide e non si esaurisce con il quinquennio del governo Berlusconi.

3) Oggi, dopo l'esperienza di governo, dopo le elezioni politiche, le amministrative ed il referendum, si è chiusa una fase per il centrodestra ed occorre rimodulare le idee forza e il programma dell'alleanza, tra i partiti e nel rapporto tra coalizione e società italiana, per ritrovare motivazioni, entusiasmo, passione, capacità di mobilitazione di quell'alleanza sociale e culturale.

La Casa delle Libertà ha perso le elezioni ed il referendum, ma c'è "un popolo delle libertà" che ha finalmente e per la prima volta preso coscienza di sé. E ci sono forze politiche che hanno valori comuni, forza e alleanze reali, e che devono rinnovare se stesse in un rigeneratore "big bang" che faccia prendere forma ad una nuova speranza. La CdL come l'abbiamo conosciuta non c'è più e va ripensata; ma c'è metà Italia, la più dinamica e produttiva, la più vicina all'Europa, che sente d'essere un "popolo" e si colloca nel centro destra, senza più trattini e distinzioni.

4) Il soggetto unitario del centrodestra è sicuramente una risposta di grande valore strategico che AN intende perseguire. Ma è un punto di arrivo, non un punto di partenza. Non può tradursi nella mera sommatoria dell'esistente né ridursi ad un'operazione di ingegneria intellettuale, verticistica ed autoreferenziale, ma deve rappresentare l'esito di un processo politico, culturale e sociale, ampio e partecipato, oltre i partiti ed i confini della stessa Casa delle Libertà. Occorre,e da subito, prendere atto della realtà. La sconfitta elettorale c'è stata, anche se per una manciata di voti, ma si deve e si può superare lo sconfittismo perché vi sono le condizioni per ripartire.

AN intende ripensare se stessa, con ambizione certo, ma anche con speranza. E si aspetta che anche le altre forze della coalizione lo facciano per dare avvio a una nuova esperienza comune.

5) Alleanza Nazionale deve "predisporsi"al processo unitario e costruire, in tale ottica, una nuova fase del suo cammino. Per usare una immagine di sintesi, Alleanza Nazionale deve pensarsi, strutturarsi ed operare come "partito - polo"", peraltro in coerenza con la sua originaria e originale impostazione, quella cioè di rappresentare ed esprimere un'area vasta e plurale, di culture e sensibilità diverse cattoliche, liberali e nazionali.

6) Lo schematismo destra/centro, che appartiene più alla politologia che alla politica, più ai commentatori che agli elettori, è un limite da superare in termini di analisi e di proposta per non rimanere prigionieri di categorie che rischiano di alimentare sterili contrapposizioni e di frenare la nostra capacità espansiva.

7) Alleanza Nazionale ha il diritto - dovere di coltivare l''ambizione di diventare, stabilmente, la forza centrale dell'alleanza attraverso la politica, le idee, i valori, lo stile, i comportamenti. Insomma, il suo progetto politico-culturale.

8) C'è un elettorato che ci apprezza ma non ci vota, nel centrodestra e non solo, che si ferma sull'uscio di casa nostra e non entra, o perché lo respingiamo o perché non lo convinciamo ad entrare. E' un elettorato di centrodestra, e non solo. Milioni di donne, di uomini di giovani. Per conquistarli non dobbiamo spostarci verso il centro o altrove, ma compiere uno straordinario sforzo culturale politico e organizzativo per leggerne e capirne meglio attese, aspettative, speranze, interessi. Dobbiamo farlo guardando anche fuori dai confini nazionali, nell'ottica di un grande partito nazionale e popolare di ispirazione e respiro europeo. Il nuovo corso di AN (e del centrodestra) non deve partire dal nulla. Parte dal consenso di cui gode in metà del Paese e da un sistema di alleanze che governa ancora enti locali e regioni. Interpreta l'Italia più dinamica, moderna, volitiva. L'Italia delle speranze e non delle paure. L'Italia profonda e quindi consapevole. L'Italia delle radici e quindi del futuro.

L'Italia che ha fiducia e quindi scommette su se stessa.

L'analisi socioculturale del voto è la premessa per ripartire. Il 9 aprile ha votato per il centrodestra l'Italia più dinamica. Nel Nord e nel Sud, non solo nel Lombardo - Veneto e non solo in Sicilia.

La stessa AN è diventato un partito omogeneo sul territorio nazionale, capace di rappresentare al meglio anche quel Nord e quei ceti produttivi cui sembrava avesse difficoltà a parlare. Oggi AN ha maggiori consensi nel Veneto che in Calabria, in Friuli che in Campania, è diventata la seconda forza della CdL in tutto il Nord, superando persino la Lega.

Questa Italia produttiva, che non trova ascolto a sinistra e che non ha riferimenti nel governo, rappresenta un nuovo, diverso blocco sociale che vede insieme in una innovativa alleanza chi prima era contrapposto nella visione marxiana del conflitto di classe: imprenditori e operai, manager e artigiani, agricoltori, professionisti e commercianti.

Nel Nord Est è un'alleanza già maggioritaria che ha piena consapevolezza della sua forza di classe dirigente; in Sicilia essa emerge perché l'Isola non è Mezzogiorno e sbaglia chi la accomuna dal punto di vista storico culturale ed anche socioeconomico al Sud e alle altre regioni meridionali. La Sicilia è un'isola globale come il Nord Est, da sempre costretta a confrontarsi e a vivere con e in mezzo agli altri.

Nelle altri parti d'Italia il "blocco produttivo" è meno esteso ed ha bisogno di nuove alleanze con casalinghe, pensionati, giovani e certamente anche con chi lavora nella amministrazione pubblica, quel "civil servant" che crede nei valori dello Stato e che da sempre è riferimento della destra.

Questo blocco valoriale e sociale è maggioranza in tutto il Paese e non solo al Nord; va ricomposto e indirizzato in un nuovo grande progetto politico all'insegna dei valori del centrodestra. E'un impegno oneroso,ma possibile anche per la natura del centrosinistra. La sinistra riformista crede infatti di poter sostituire il lavoratore con il consumatore e trovare così una sua via alle liberalizzazioni e alle riforme, in contrasto con la vecchia e ancora attiva sinistra ideologica.

Oggi la sinistra è più forte nelle metropoli, come lo era ieri nelle aree operaie, perché riesce a coniugare anche il dinamismo di alcune amministrazioni locali, da sempre forza trainante nel suo schieramento, con i timori di ceti impiegatizi, in gran parte statali, borghesia impoverita dall'effetto dell'euro e della globalizzazione, nuovo sottoproletariato secondo la cultura marxiana. "Cipputi vota a destra?" Si è chiesta l'Unità. Nel Nord la maggioranza degli operai ha votato per la Cdl insieme a industriali piccoli e medi, commercianti, artigiani e professionisti, ma anche a casalinghe e pensionati. E' accaduto perché "Cipputi" come il "padroncino" sono innanzitutto cittadini, certamente consumatori ma non solo consumatori. Così come altrettanto certamente i cittadini sono lavoratori ma non solo lavoratori.

Non vivono solo nelle fabbriche, anzi vivono sempre meno nella fabbrica e nei ministeri. Anche quando aderiscono al sindacato non sempre ne seguono le eventuali indicazioni di voto perché in loro prevalgono altre motivazioni connesse a valori e/o a legittimi interessi.

Afferma Roberto Weber della Swg "I voti di operai e disoccupati si saldano a destra con il monolite del lavoro autonomo e dell'impresa. Nella sinistra sono ancora forti le opzioni legate al mondo del lavoro dipendente. Sono le opzioni del Novecento, che non si rivolgono ai produttori di reddito." A ben vedere, il problema della rappresentanza riguarda anche le associazioni produttive che sono in cerca di nuovi interlocutori. Parte di Confindustria è consapevole che il baratto che la sinistra le offre è iniquo e illusorio. Da una parte cuneo fiscale e liberalizzazioni selettive, dall'altra maggiore rigidità è più vincoli. Non a caso essa difende la legge Biagi e la legge Moratti, il codice ambientale e le infrastrutture, sollecita più energia e più coraggio nella strada dello sviluppo. La stessa concertazione come è concepita dal governo non è uno strumento per scegliere insieme, ma per rinviare le scelte. Con gli enti locali sulla Tav, con le parti sociali sulle riforme strutturali che incidono davvero sulla competitività e sullo sviluppo.

Troppi soggetti sono esclusi dalla concertazione. Tra le categorie produttive, artigiani, commercianti, agricoltori, gran parte dei piccoli e medi imprenditori, certamente professionisti e manager. E anche tra le forze sociali emerge la consapevolezza che si tratta di un tavolo monco in cui mancano le nuove forme dell'associazionismo, volontariato e terzo settore. Manca soprattutto il blocco sociale che esprime l'Italia più dinamica.

Esso non ha trovato espressione nel governo, nella sua composizione politica e geografica e non trova ascolto nei "tavoli"che si moltiplicano ai margini dell'Esecutivo.

La sinistra sembra incapace di capire che in questi anni l'Italia è cambiata, che le forme di rappresentanza degli interessi legittimi sono in evoluzione, sono molte e diverse.

La concertazione fra pochi fa emergere l'esclusione di molti. E non garantisce né la crescita né la pace sociale.

Il nuovo ceto medio italiano è più largo, esteso, complesso rispetto a dieci anni fa. Il ceto medio non è solo un blocco sociale, come il cittadino non è solo un consumatore. Il ceto medio è un'idea preevalente della società, l'espressione dei valor i della persona, della nazione.

La destra deve costruire anche in Italia una nuova alleanza sociale e morale, di interessi e di valori, come hanno fatto i leader conservatori nella "rivoluzione blu"degli anni Ottanta e i nuovi protagonisti del "conservatorismo compassionevole" contemporaneo.

Questa alleanza deve vedere insieme quelli che una volta venivano definiti "i portatori di meriti e di bisogni" e che oggi potremmo definire "i produttori di reddito e di valori", il blocco sociale e produttivo che ha bisogno di più Stato e meno lacci, più servizi e meno assistenza, con il blocco morale e valoriale delle famiglie e delle persone che vogliono riaffermare le proprie radici culturali e quindi la propria identità.  

Esso si esprime elettoralmente nel voto dei "produttori di reddito" - operai, piccoli e medi imprenditori, artigiani e professionisti e ovviamente anche agricoltori e commercianti - e nel voto di coloro che sono "produttori di valori"- come le casalinghe e pensionati, con la difesa strenua e la valorizzazione del nucleo familiare e dei suoi valori naturali.

Poi c'é la grande frontiera dei giovani, "produttori del futuro", sui quali AN e la Cdl sembrano aver perso capacità di rappresentanza anche perché non hanno dato di sé un'immagine culturale capace di "far sognare".

Questo deficit è tanto più evidente nelle aree metropolitane, dove il progetto del futuro deve prendere corpo nell'immaginario collettivo, in un diverso rapporto con chi fa cultura e quindi "produce idee". E' la questione che travagliava la destra conservatrice inglese e la destra conservatrice giapponese, percepite come "vecchie" prima delle svolte di Cameron e Koizumi. E' il problema incombente della destra italiana se non saprà recuperare e subito la capacità di parlare declinando al futuro i diritti civili e ambientali sulla qualità della vita, nel solco dei valori di sempre, e recuperando quel rapporto con i "produttori di idee" che gli anni di governo hanno esaurito invece di esaltare.

Si tratta di una grande sfida, forse la più difficile, certamente la più impegnativa. La destra ha colmato il divario con i ceti produttivi come dimostrano i risultati nel Nord. Oggi è in sintonia con le istanze sociali, con i "produttori di reddito" ma sempre meno capace di rappresentare emozioni e idee, di capire e interpretare i "produttori di idee".

Il cittadino non è solo un utente e un consumatore, come sembra essere nel nuovo paradigma di una sinistra che non ha radici; è soprattutto portatore di valori, non vive solo nel presente, ma è proiezione del passato e coscienza del futuro.

Non si può limitare a "consumare" secondo la logica del nuovo materialismo relativista, ma sente il bisogno di interagire con le nuove problematiche del suo tempo secondo coordinate che lo fanno persona, ieri come oggi e domani.

La persona e non solo il consumatore deve quindi esser e al centro dell'azione politica, la famiglia e non le occasionali convivenze, l'impresa e non solo la finanza.

In questo contesto, i diritti civili, la tutela dell'ambiente, le frontiere della scienza, lo sviluppo responsabile e partecipato, l'attenzione a chi resta indietro sono concetti che appartengono alla sfera della persona e quindi a quello della nuova destra. E' questo il nuovo ceto medio, l'Italia prevalente, radicata e proiettata nel futuro che deve diventare soggetto della nostra azione politica. E' questo il "country party", il partito degli italiani, di cui l'Italia ha bisogno e che dobbiamo costruire.

Ci possiamo riuscire, perché il centrosinistra è un'alleanza vecchia, un cartello elettorale allargato a trasformisti ed antagonisti che rappresenta la nuova formula della "triangolazione", che parte negli anni '70, tra cattolici di sinistra, "liberal-comunisti" e grande industria. Una alleanza che coltiva in molte delle sue componenti l'obiettivo di realizzare ancora una volta, seppure in uno scenario mutato, una democrazia bloccata, che risolve persino la dialettica maggioranza - opposizione all''interno dello stesso schieramento. Un disegno egemonico e totalizzante che rischia di trasformare la nostra democrazia in una democrazia oligarchica e di ridurre e rendere subalterne la politica e le grandi forze politiche, a destra come a sinistra. Non è un caso che le prime liberalizzazioni di Prodi colpiscano il lavoro autonomo, i professionisti, il popolo della partita Iva, secondo una visione manichea, per certi aspetti di classe, della società e del lavoro. Né è un caso che la manovra economica annunciata privilegi i grandi gruppi finanziari.

L'Italia ha bisogno di una grande alleanza nazionale, sociale e popolare, di un grande movimento per la democrazia diretta e partecipativa che restituisca alla politica la nobiltà del suo ruolo, per la difesa del bene comune e dell'interesse nazionale.

Per Alleanza Nazionale è quindi prioritario continuare a sostenere lo sforzo di crescita dimensionale, di internazionalizzazione, di flessibilità e di adattabilità del sistema produttivo nel sistema globale. A partire dal riconoscimento della soggettualità del distretto e della filiera introdotto con l'ultima finanziaria del governo di centrodestra. Questo significa avere grande attenzione per l'Italia del Nord-Est, per il Nord più in generale, che chiede che la politica non occupi ma si occupi della qualità della scuola e dell'università, del raccordo tra scuola e lavoro, della modernizzazione delle infrastrutture. Ma significa avere anche grande attenzione per quella parte del Mezzogiorno che chiede e pretende gli stessi impegni.

Nel Sud si è assistito negli ultimi anni ad un preoccupante arretramento sul terreno della qualità della politica e della cultura dello sviluppo, ad una sorta di deriva familistica, clientelare e assistenziale che ripropone la logica dello scambio e della intermediazione, con un sistema politico sempre più pervasivo, che occupa tutti gli spazi, che comprime l'autonomia e il pluralismo sociale, mortifica la dialettica tra istituzioni e società.

Alleanza Nazionale nel Mezzogiorno raccoglie ancora un consenso significativo. Pertanto, ha intenzione di essere sempre e meglio il punto di riferimento di giovani, donne, uomini, associazioni, imprese, cultura del Mezzogiorno che improntano la propria vita alla legalità come valore, al merito come unica misura delle capacità.

Un Mezzogiorno sommerso e positivo che, di fronte alle paure generate dal futuro, di fronte alla lotta al disagio e al bisogno, accetta la sfida della responsabilità e dello sviluppo auto propulsivo. Un Sud che reclama giustamente diritti perché non si tira indietro davanti ai propri doveri. L'Italia ha certamente bisogno di privatizzazioni e liberalizzazioni. Sul punto, mentre ancora riecheggia il monito del centrosinistra – la Costituzione non si tocca - verrebbe da dire: la Costituzione si rispetta e si applica. E la Costituzione delinea un modello di economia che contrasta la costituzione di oligopoli pubblici e privati e richiama ad una cultura della collaborazione e della partecipazione.

Una parte della Costituzione, questa, in cui ci riconosciamo profondamente perché esprime un antico retaggio di cultura mazziniana e cattolico nazionale. Alleanza Nazionale intende rilanciare con forza i temi della democrazia economica, della partecipazione e della sussidiarietà quali punti di convergenza tra cultura nazionale, cattolica e socialismo riformista.

Si tratta di questioni decisive sia in relazione agli assetti di potere economico e finanziario sia rispetto al grande dibattito, aperto in sede europea, sulla cultura cui improntare il ruolo del sindacato e le nuove relazioni industriali. A partire dall'Europa si sta facendo strada, infatti, un modello che supera la cultura antagonista e si orienta gradualmente, ma inesorabilmente, verso forme ispirate alla cultura della partecipazione e della responsabilità sociale.

In Italia un ampio fronte di forze sociali e sindacali si riconosce già nella cultura partecipativa. Vecchie e nuove esperienze di "bilateralità" vanno nel segno di un ruolo tra le parti collaborativo e propositivo e anticipano le nuove frontiere delle relazioni industriali. Dobbiamo saper allargare questo fronte.

La strategia per una nuova fase di Alleanza Nazionale non può non partire innanzitutto dalla constatazione (e valorizzazione) di quanto ha portato AN a divenire stabilmente un partito politico dotato di un consenso elettorale intorno al 12 per cento. Nel corso degli anni AN ha saputo affermare la propria immagine di partito responsabile, rassicurante, affidabile.

In questo senso AN si è imposta nell'immaginario popolare della Seconda Repubblica come il partito dotato di un forte senso dello Stato, di rispetto per le istituzioni, di percezione della distinzione tra interesse generale e interessi individuali o di partito.

Quando AN si affacciava, per la prima volta dopo Fiuggi, al governo del Paese, e cioè nella primavera del 2001 Ernesto Galli della Loggia così traduceva un sentimento diffuso in larga parte della popolazione e del ceto intellettuale: "Gli ex missini sanno cosa sono lo Stato e la storia italiana e possiedono una cultura della sfera pubblica". AN ha rappresentato per lungo tempo un elemento di positiva e tranquillizzante continuità fra "la storia d'Italia" e la II Repubblica in quanto partito affidabile e responsabile, con una salda coscienza nazionale e forte senso dello Stato.

AN deve quindi innanzitutto rilanciare e consolidare questo aspetto, comunicarlo e tradurlo in iniziative concrete sia rispetto alle dinamiche parlamentari, al confronto con l'Esecutivo, alla costruzione europea, sia nei comportamenti della sua classe dirigente.

E' necessario cancellare con fermezza, anche attraverso un "codice di comportamento" vincolante per tutti, quanto le illazioni recenti su comportamenti personali, amministrativi ed istituzionali hanno prodotto in negativo nella opinione dell'elettorato. E' necessario evitare che la difesa identitaria della "comunità" politica si traduca in una chiusura all'esterno.

Occorre essere fermi nella denuncia delle campagne di aggressione scandalistica, tanto più quanto esse si rivelano frutto di una strategia politica delegittimante, e nel contempo occorre essere severi con se stessi nelle norme comportamentali, in ogni atto pubblico e privato. E ciò a premessa e condizione di un rinnovato senso dello Stato che si fonda su una salda coscienza nazionale, appunto il "country party". La destra deve pertanto realizzare una opposizione intelligente, riformista e non distruttiva, intransigente e non preclusiva.

Una opposizione governante, com'è nella sua natura nazionale ed europea, che sappia da una parte contrastare l'azione dell'esecutivo soprattutto quando intende demolire l'impianto riformatore voluto dal centrodestra, e dall'altra proporre una sua agenda imprescindibile per il paese da attuare, nell'interesse comune, soprattutto nelle questioni strategiche quali formazione, ricerca, energia, infrastrutture, politiche e impegni internazionali.

Politiche per l'interesse nazionale, quindi non in contrapposizione pregiudiziale all'Esecutivo. Non dobbiamo fare distinzione fra "right and left" ma fra "right and wrong". Un esempio in questo senso viene proprio dalla battaglia dei "new tories" contro i tagli alla sanità pubblica fatti nell'ultima finanziaria dal governo laburista, senza per questo rinunciare alle proprie proposte di un maggiore coinvolgimento nel settore di operatori privati. Lo stesso può farsi in Italia quando si propongono tesi condivise sulla strada delle liberalizzazioni dei servizi, per esempio nelle utilities o nell'energia, o quando si prospettano linee di politica estera, quali quelle sull'Afghanistan, in continuità con i precedenti impegni internazionali. Distinguere significa scegliere, anche in tal senso "right and wrong".

Un secondo aspetto del nuovo corso riguarda la classe dirigente. Proprio la stagione che si apre può e deve essere quella del coinvolgimento e dell'apertura: la strada verso il III Congresso Nazionale deve portare ad un processo di ricambio nel partito ,attingendo a potenzialità inespresse di energie umane e culturali anche come strumento di promozione di una nuova immagine. Ciò significa una reale apertura a quanti rappresentano le energie più dinamiche e innovatrici della società italiana, le donne, i giovani e i ceti medi metropolitani, e a quella parte di ceto intellettuale che non ha paura di "contaminarsi"a destra, poco considerato nella fase di governo ma ancora disposto a dare il suo contributo per alzare il profilo qualitativo della proposta (e della presenza) politica della destra italiana.

Seconda parte con il numero di Agosto

La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/AnTreviso/trackback.php?msg=1493126

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
Nessun trackback

 
Commenti al Post:
Nessun commento
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 6
 

ULTIME VISITE AL BLOG

laurodzbipizzastefano.stenpetermordente1881gtevaroeverestlbmaurielduendeErnesto1964ALTO64dissoluta83michele.gottardi95catarrumluma76Angelo.Volpatogiorgio.cinquetti
 

ULTIMI COMMENTI

ciao buona giornata
Inviato da: ugualmenteabile
il 01/02/2007 alle 16:09
 
Guardate e giudicate il mio sito...voglio il...
Inviato da: danygiorgio
il 07/01/2007 alle 15:18
 
SON GIA A ROMA A URLARE PRODI BOIA!! TI AGGIUNGO TRA GLI...
Inviato da: AsKiocciola
il 30/11/2006 alle 17:24
 
be...di vignetta ne ho una anche io! :D
Inviato da: rattopennugu2
il 12/11/2006 alle 23:23
 
MEGLIO FARE I DESTRI CHE FARE I SINISTRI..
Inviato da: solitarioinfiera
il 12/10/2006 alle 16:36
 
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

TAG

 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 

AREA PERSONALE

 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963