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Alleanza Nazionale - Circolo Territoriale di Treviso... dal 1999 una piccola Comunità militante s'informa
Alle 14.10 di ieri la chiamata choc: «Fini ti ha commissariato». All'altro capo del telefono Denis Farnea, vice sindaco di Cavaso del Tomba, 33 anni: il neo commissario. Investito del ruolo con una lettera di poche righe ricevuta da Gianfranco Fini. Un fulmine a ciel sereno per Carlo Manfrenuzzi , 46 anni, presidente provinciale di An ininterrottamente da quasi dieci anni. «Sono esterrefatto»: questo ieri il suo unico commento. Mentre agli amici avrebbe confidato di essere rimasto colpito al cuore soprattutto dal metodo. Non una telefonata dai vertici romani o regionali; da Gianfranco Fini o da Alberto Giorgetti. E poi tutto si aspettava, Manfrenuzzi , che essere rimosso all'indomani di un risultato che ha rilanciato il partito anche nella Marca portandolo oltre il 10 per cento. Mentre difficilmente gli potrà essere di consolazione sapere che la sua federazione non è stata l'unica in Italia a venir commissariata da Gianfranco Fini. A Treviso, inoltre, il 28 maggio si voterà per la Provincia e, a questo punto, dopo aver firmato l'accordo elettorale con Lega e Forza Italia, non sarà più lui a gestirlo. Farnea, laurea in Scienze della produzione animale come Luca Zaia, in An dal 1994, componente del direttivo provinciale, ieri pomeriggio era già al tavolo di una riunione del coordinamento regionale per ricevere, in un certo senso, le consegne. Forse un po' imbarazzato, al telefono, mentre parlava di se stesso e del suo nuovo ruolo, ma sicuramente entusiasta del compito assegnatogli da Fini in accordo con il coordinatore regionale Alberto Giorgetti, con il neo deputato Maurizio Castro e con l'intramontabile "leone" Gustavo Selva: «Questo come altri commissariamenti - ha spiegato Farnea - nascono dalla volontà di Fini di operare un rinnovamento nel momento in cui i risultati delle elezioni politiche hanno ridato entusiasmo ai militanti. Nella Marca c'è stato un recupero strepitoso, trainato anche dalla grande campagna elettorale di Castro e dallo splendido lavoro di Selva, un esempio di dedizione e combattività. E a maggior ragione quest'onda deve essere cavalcata nel momento in cui a Treviso si sta per aprire la campagna elettorale delle provinciali». Negli ambienti di An, tuttavia, si fa anche chiaramente capire che da tempo il partito era in fibrillazione. Qualche mese fa, quando ancora non era stata smaltita la delusione per il risultato delle regionali del 2005 (neppure il 5 per cento dei voti e nessun consigliere tervigiano eletto), Gustavo Selva aveva addebitato la caduta dei consensi in provincia alla classe dirigente locale e alla litigiosità interna. Adesso "Radio belva" conferma: «Qui il partito è inesistente e la sua gestione è stata caratterizzata sempre da una divisione fra buoni e cattivi. Nella campagna elettorale appena conclusa, a spenderci con tutte le nostre energie siamo stati soprattutto Maurizio Castro e il sottoscritto. Degli altri potrei citare caso mai Paolo Girardi. Una svolta quindi ci voleva e a maggior ragione ora che si dovrà tornare in campo per le Provinciali. E' indispensabile la mobilitazione di tutto il partito e, quasi quasi, se me lo chiedono, potrei anche candidarmi per il consiglio provinciale. Modestamente parlando mi pare di aver dimostrato di essere una buona locomotiva elettorale». (da il Gazzettino di Treviso del 14 aprile 2006) |
Post n°973 pubblicato il 03 Aprile 2006 da AnTreviso
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"Quaranta ore di volo, 37 mila chilometri percorsi, 5 Paesi visitati: Venezuela, Perù, Argentina, Brasile e Uruguay. "L'entusiasmo - si legge ancora nella nota - è stato raccontato anche dai più importanti quotidiani italiani del Sud America. All'arrivo di Tremaglia 'Gente d'Italia' ha titolato: 'Bagno di folla per il Ministro di tutti' e la Voce d'Italia ha sottolineato dalle sue colonne, con grande enfasi, la trionfale e calorosa accoglienza riservata a Tremaglia'. Nelle sue diverse tappe Tremaglia è stato infatti accolto festosamente e con entusiasmo, e lungamente applaudito quando, come al Teatro Coliseo di Buenos Aires, ha ricordato la sua personale battaglia per arrivare alla legge per il voto degli italiani all'estero". "I 18 parlamentari: 12 deputati e 6 senatori che verranno eletti nella Circoscrizione Estero - ha precisato Tremaglia - saranno espressione della volontà di partecipazione, civile e sociale, dei nostri connazionali. Un risultato storico, che il mio viaggio in America Latina ha straordinariamente confermato". (da www.alleanzanazionale.it di martedì 28 marzo 2006) |
Conferenza programmatica Alleanza Nazionale – Roma, 3/5 febbraio 2006 1. GIOVANI E LAVORO PRECARIO: Fondo di garanzia per l’accesso al credito dei lavoratori atipici e iniziative per la stabilizzazione: Istituire un fondo di garanzia che permetta l’accesso dei lavoratori con contratto flessibile ai prodotti creditizi con agevolazioni che consentano, finalmente, di poter progettare il proprio futuro. Azzerare inoltre l’IRAP per ogni contratto precario trasformato in contratto a tempo indeterminato. 2. GIOVANI E SPORT: Buono sport per l’accesso gratuito alle strutture sportive da parte dei giovani meno abbienti: Istituire il “buono sport” attraverso il quale lo Stato si impegna a rimborsare alle strutture sportive, pubbliche e private, la quota associativa dei giovani disoccupati o comunque appartenenti alle famiglie socialmente più deboli. Consentire ad associazioni ed enti di promozione sportiva di ottenere in concessione pluriennale l’uso degli impianti sportivi scolastici in cambio di adeguati investimenti per la loro ristrutturazione e messa in sicurezza, per garantire l’esercizio dello sport a scuola.
4. GIOVANI E TEMPO LIBERO: Iniziative per ridurre il costo della musica e per incentivare il circuito del tempo libero: Abbattere il costo elevato della musica, avviando accordi e protocolli d’intesa tra Stato e Case discografiche nei quali lo Stato si impegna a diminuire l’IVA sui cd dal 20% al 10% in cambio di una diminuzione considerevole sul prezzo di copertina. Promuovere, inoltre, una tessera elettronica cd rom da distribuire agli studenti che dia diritto a sconti sul circuito del tempo libero attraverso protocolli d’intesa tra lo Stato e i maggiori operatori nel settore. 5. GIOVANI E PERIFERIE: Campus e Comunità Giovanili per i giovani nelle periferie degradate: Combattere il degrado delle periferie metropolitane attraverso la realizzazione di veri e propri campus per gli studenti nei territori più degradati delle metropoli italiane. Creare, inoltre, le Comunità Giovanili, spazi di libertà e di aggregazione giovanile che consentano di fare sport, musica, teatro, etc. al di fuori dai circuiti commerciali. 6. GIOVANI, CULTURA E SPETTACOLO: nasce la scuola popolare degli artisti: Istituire una vera e propria scuola popolare che formi gli artisti, gratuita, severissima nella selezione, che fornisca ai giovani strutture, competenze e possibilità occupazionali future, valorizzando i tanti talenti oggi tagliati fuori da un sistema che finisce per promuovere soltanto i raccomandati. La scuola d’arte dovrebbe accompagnare i giovani lungo tutto l’arco di tempo degli studi superiori e dell’università, con pari dignità rispetto agli studi tradizionali e con un’articolazione sul territorio che consenta a tutti di accedervi. 7. GIOVANI E IMPRENDITORIA: un fondo di garanzia a sostegno dell’imprenditoria giovanile: Predisporre un fondo destinato ai giovani imprenditori che funga da garanzia nei confronti degli Istituti finanziari, nei primi anni di attività. Questo provvedimento, insieme alla detassazione per i primi tre anni dei redditi da lavoro e da impresa conseguiti dai giovani e a finanziamenti specifici rivolti ai lavoratori precari che vogliono avviare attività autonome, costituirebbe una misura concreta volta alla creazione di nuovi posti di lavoro. 8. UNIVERSITA’: L’Agenzia Nazionale per gli alloggi universitari: Creare una agenzia nazionale per gli alloggi universitari, dove far incontrare domanda e offerta attraverso la stipula di appositi contratti con prezzi calmierati per gli studenti e agevolazioni fiscali per i proprietari. Alla Agenzia potrebbero rivolgersi sia i singoli studenti che gli enti regionali per il diritto allo studio. 9. SCUOLA: Ampliare l’“educazione alla cittadinanza” per insegnare ai giovani a combattere la mafia: Ampliare l’educazione alla cittadinanza Inserita dalla riforma Moratti nella didattica delle scuole medie con programmi specifici che contengano nozioni tanto di storia (l’evoluzione della mafia nel tempo e i martiri antimafia) quanto di economia (i mercati che finanziano le famiglie). In questo contesto si possono inserire anche degli incontri con tutori dell’ordine o magistrati impegnati nella guerra antimafia, così da trasferire agli studenti le esperienze positive di questi uomini. 10. GIOVANI IMMIGRATI: Sostenere i giovani immigrati nell’apprendimento della nostra cultura. Avviare il cammino di inserimento sin dalla prima infanzia dei giovani immigrati in Italia, attraverso il supporto degli istituti scolastici, per favorire una cittadinanza consapevole. Conoscenza ed acquisizione della lingua italiana, del nostro sistema valoriale di riferimento, dei nostri costumi e delle nostre usanze, delle leggi, per evitare le forme di autoghettizzazione e sentirsi parte di una comunità nazionale. (da www.alleanzanazionale.it del 02 marzo 2006) |
«A Treviso ci sono una qualità e una compattezza che non si respiravano da tempo. C'è una squadra selezionata e qualificata, puntiamo a un aumento di consensi in tutta la regione ma soprattutto a Treviso e a Venezia» ha detto il coordinatore regionale di An Alberto Giorgetti che, insieme al presidente provinciale Carlo Manfrenuzzi, ha presentato ieri i candidati trevigiani del partito alla Camera e al Senato. Gustavo Selva, terzo in lista al Senato, la cui elezione è legata proprio a quell'aumento di consensi, ha ricordato la sua trevigianità («Che è cominciata nel 1949 e non si è mai praticamente interrotta») e ha detto: «Nel nuovo Parlamento ci sarà un 95 per cento di nominati e una piccola quota, nella quale spero di poter entrare, di eletti». PerLuigi Ramponi, capolista al Senato «è un orgoglio essere stato meritevole della posizione da un partito che è il partito della coerenza». Paolo Girardi è tornato in lista, anche se senza possibilità di essere eletto, ma questo non lo turba: «La mia militanza nella destra trevigiana risale al 5 novembre 1959, nella Giovane Italia, cercherò di portare acqua al mulino di An, sarò lo sherpa numero 17 (quello della sua posizione in lista, ndr)». Pietro Giorgio Davì, candidato e sindaco di Valdobbiadene, ha elogiato il coraggio di Selva, che si è candidato anche senza la sicurezza dell'elezione. Della qualità della lista di An hanno parlato anche altri due candidati, l'opitergina Marina Marchetto Aliprandi e il capogruppo in Consiglio a Treviso Andrea De Checchi. (da il Gazzettino di Treviso di venerdì 10 marzo 2006) |
Intitolare una via di Motta ai martiri delle Foibe. È la proposta del Circolo di Alleanza Nazionale al consiglio comunale dal consigliere di maggioranza Umberto Perissinotto. «Dopo tanti anni di oblio - spiega Angelo Sacilotto, presidente di An - il parlamento italiano il 30 marzo 2004, ha istituito il 10 febbraio quale "giorno del ricordo". Finalmente viene restituita dignità alla memoria delle migliaia di italiani trucidati barbaramente sul confine orientale e ai 350.000 connazionali costretti all'esilio dalle proprie terre dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia». E proprio oggi cade la ricorrenza che, a detta degli esponenti di An , dev'essere valorizzata in modo maggiore. «È l'occasione di dimostrare che le tragedie non possono essere strumento di lotta politica - prosegue Sacilotto - ma parte integrante della cultura e delle tradizioni di un popolo civile che non può dimenticare, non può non condannare tutte le atrocità commesse da ideologie malate e irrispettose verso la stessa vita. Ricordare significa accarezzare tutte quelle persone che hanno sofferto, che sono state uccise per poter man tenere la propria identità italiana». Per questo, quindi, è partita la proposta di prendere in considerazione l'idea di dedicare una via ai Martiri delle Foibe e di promuovere nelle scuole la conoscenza di questi tragici eventi. (da Il Gazzettino di Treviso di martedì 08 febbraio 2006) |
La celebrazione dei Giusti, coloro che salvarono gli ebrei dalla persecuzione nazista, «non può e non deve valere da auto—assoluzione collettiva. Ricordiamo che i meriti, come le colpe, sono individuali». Lo ha detto il ministro degli Esteri Gianfranco Fini alla presentazione del libro «I Giusti d'Italia, i non ebrei che salvarono gli ebrei 1943—1945», oggi alla Farnesina in occasione della Giornata della Memoria. «Il valore dei pochi — ha aggiunto Fini— non condona la disumanità degli aguzzini; non condona nemmeno la colpevole passività dei molti che con il loro silenzio assecondarono l'empio disegno persecutorio. Però rimane di straordinaria importanza la circostanza che anche in quelle ore cupe — ha proseguito Fini — la fiammella dell'umanità non si fosse estinta del tutto». (da www.alleanzanazionale.it di venerdì 27 febbraio 2006) |
Il popolo della canna libera e dell’intolleranza zero contro gli spacciatori l’ha presa davvero male. Si passa con disinvoltura dall’epiteto generico — «Vergogna, arroganti, irresponsabili» — alla metafora suina — «Questa legge è una porcheria» — ma non mancano evocazioni geopolitiche — «Vince la teocrazia islamica oscurantista» — così come la suggestione dell’immagine forte — «Vogliamo i cani fiuta-droga anche a Montecitorio! — e per finire l’invito accattivante: «Lo spinello? Da oggi in poi tutti in Olanda...», formulato dal tour operator Emma Bonino. Quanti voti possa muovere una legge che afferma un concetto banale — la droga fa male e drogarsi non è un diritto — lo dimostra il tono aggressivo ed enfatico delle dichiarazioni che per tutta la giornata sono arrivate dagli esponenti del centrosinistra. Convinti, evidentemente, che lo strepitio contro la legge sulla droga approvata ieri al Senato possa accattivargli le simpatie dei giovani di tutti i colori politici. Il centrodestra, invece, pensa esattamente il contrario e dell’approvazione dello stralcio del ddl Fini sugli stupefacenti farà un argomento centrale della propria campagna elettorale. Mai come in questo caso c’è l’orgoglio di aver fatto una cosa di destra, soprattutto tra le fila di Alleanza nazionale, che questa legge che fa giustizia delle tante ipocrite distinzioni tra droghe leggere e pesanti l’ha fortemente voluta fin dall’inizio della legislatura. La filosofia della normativa, invece, è tutt’altra, come chiarisce il promotore della legge, il vicepremier Gianfranco Fini: «Non si tratta di un intervento repressivo se non per quello che riguarda lo spaccio». Il principio di base, spiega Fini, è un altro: «Non esiste il diritto di drogarsi. Ma è innegabile che chi assume delle sostanze stupefacenti crea dei danni ed è giusto che lo Stato sanzioni amministrativamente il consumo personale». «É ovvio — ha chiarito Fini — che non finirà in galera nessuno per uno spinello. Ma proprio perché vogliamo distinguere l’uso personale dallo spaccio, è arrivato il momento di fare un’inversione di tendenza rispetto alla filosofia che dopo quello sciagurato referendum aveva ispirato alcuni». In aula, ieri, al Senato, i toni della discussione tra maggioranza e opposizione sono stati decisamente più tranquilli di quelli che si sono poi registrati nel corso della giornata sui media. L’emendamento che recepisce i punti chiave della legge — agganciato al decreto sulle Olimpiadi - è passato con il voto di fiducia palese al termine di un dibattito tutto sommato pacato, nel corso del quale è toccato al senatore di An Riccardo Pedrizzi sostenere le ragioni del partito promotore del testo di legge: «Qui c’è un governo che fa il governo, assumendosi la sua responsabilità di fronte alla piaga, al flagello della droga, che si sta diffondendo sempre più anche a causa di una legislazione che considera lecito drogarsi e autorizza gli spacciatori a vendere morte ai nostri figli. La sinistra e i sedicenti cattolici dell’opposizione, evidentemente, difendono gli spacciatori». Ma dai banchi opposizione continuava ad arrivare la litania di un concetto semplicistico e fuorviante: volete arrestare tutti, anche chi si fa le canne... «La droga non si combatte minacciando i ragazzi con il carcere, ma punendo con fermezza spacciatori e trafficanti. Non c'è equità in queste disposizioni che puniscono con pesanti sanzioni penali comportamenti diversissimi tra loro», dichiarava Massimo Brutti, dei Ds, mentre in precedenza dai banchi dei Verdi e di Rifondazione erano arrivate letture ancora più strumentali, all’insegna della presunta “criminalizzazione” dei giovani da parte del governo. Tra i banchi del governo, oltre al ministro Carlo Giovanardi, che ha ribattuto punto su punto le accuse dell’Unione, sedeva anche il sottosegretario agli Interni di An Alfredo Mantovano, anche lui impegnato a rigettare le tesi della sinistra: «Con cinque spinelli si va in carcere per venti anni? É falso. Sarà posto un limite di quantità oltre il quale la detenzione è penalmente illecita; questo limite sarà certamente superiore ai cinque spinelli; oltre questo limite la previsione immediata è della reclusione da 1 a 6 anni, con la possibilità di applicare ogni tipo di benefici e di sanzioni alternative al carcere, incluse le sanzioni sostitutive». «Noi pensiamo —aggiungeva il capogruppo di An Domenico Nania— che bisognava cambiare rotta nella lotta al fenomeno droga in tutte le sue sfaccettature e le nuove norme vanno in maniera decisa verso questa direzione». E della nuova legge sulla droga si parlerà molto, durante la campagna elettorale di An, come sottolinea il responsabile del Programma Silvano Moffa: «Spiegheremo a tutti, dopo anni di tacita tolleranza ed ipocrita acquiescenza verso la droga, l’importanza di un provvedimento che ristabilisce con chiarezza che drogarsi è illecito». «Una battaglia voluta soprattutto da Alleanza nazionale e dalla destra, da chi sostiene l’azione delle comunità terapeutiche, da chi vuole offrire un'autentica solidarietà a quanti cadono nel vortice della droga», aggiungeva Maurizio Gasparri, che ora attende alla Camera il nuovo testo per imprimere il via libera definitivo. (da Il Secolo d’Italia di Venerdì 27 gennaio 2006) |
I no global bloccano per 15 minuti la fiaccola olimpica e il suo seguito. L'episodio, che ha indignato molti spettatori, si è verificato ieri domenica alle 11.30: la fiaccola con il fuoco che accenderà il braciere dei giochi di Torino , appena passata dalle mani della giovanissima Beatrice Lio (11 anni) a quelle del 38enne Mirco Zanetti sotto la Scalinata degli Alpini, è ripartita solo dopo che una ventina di persone appartenenti ai "Disobbedienti delle colline" (noti in città come "rebeldini", dal nome del centro sociale più volte aperto e chiuso in immobili dismessi) e al sindacato di base Adl di Treviso aveva bloccato via Cavour, poi riaperta a seguito dell'intervento delle forze dell'ordine, che non hanno dovuto ricorrere a cariche. Il programma del viaggio della fiaccola, proveniente da Vittorio Veneto e diretta a Treviso via Pordenone, no n ha subito grossi sconvolgimenti in quanto 300 metri prima del blocco era prevista una breve sosta della fiamma alla presenza delle autorità locali e di oltre un migliaio di persone. La cronaca. Mancano pochi secondi alle 11.30: dai portici dell'Upim, dov'erano appostati, i disobbedienti occupano l'intera sede stradale dopo il passaggio dei mezzi della Coca - Cola, sponsor dell'Olimpiade e principale "bersaglio" dei rebeldini, sorreggendo uno striscione e accendendo fumogeni. Inequivocabile il messaggio del "lenzuolo", lungo una ventina di metri: "Sponsor killer, lo sport muore" si legge nella parte sinistra dello striscione, diviso a metà dal disegno di una spada insanguinata. A destra si legge "No business, No Tav". Proprio il Tav in Val di Susa e la multinazionale Coca - Cola, ma anche il Mose e il ponte di Messina sono gli argomenti nel mirino di rebeldini e Adl, che distribuiscono (con scarso successo, vista l'ostilità verbale del pubblico nei loro confronti) un centinaio di ciclostilati con le ragioni della loro protesta. L'iniziativa dei disobbedienti non è accolta positivamente dal numeroso pubblico che attende il passaggio della fiaccola olimpica. Un ironico "bravi" e un più duro "bastardi" sono i primi "commenti" della gente dopo il blitz. Rebeldini e Adl rispondono : "Siamo cittadini come te" dice uno di loro. "Ma un fià pì mone" la risposta di uno spettatore. "Fate schifo" grida una signora ai rebeldini. Una no global consegna alla donna un ciclostilato, sùbito strappato dalla signora. "Andate a casa!" insiste più di uno spettatore. "Andate a lavorare" rincara la dose un altro. "Idiota, servo!" gli replica un rebeldino . Dopo qualche minuto, dalla stazione ferroviaria dove erano posizionati fin dal mattino , arrivano Polizia e Carabinieri in tenuta antisommossa, applauditi dal pubblico. "Avete bisogno di una mano ?" chiede a voce alta uno spettatore. Lungo la sede stradale si schierano una quarantina di uomini, presente il comandante dei Carabinieri Alessandro Farris. Avanti a tutti c'è il dirigente del Commissariato di Polizia Giovanni Di Matteo, che avvicina il leader dei disobbedienti Fabio Tomaselli. Le forze dell'ordine serrano le fila, si fermano , poi iniziano a camminare di buon passo. I disobbedienti retrocedono e all'altezza di Battistuzzi liberano la carreggiata e, continuando a sorreggere lo striscione, si appostano a bordo strada paralleli al senso di marcia. Dopo altri cinque minuti arriva il tedoforo numero 60 della giornata, Mirco Zanetti. I rebeldini fischiano la fiamma, urlano "vergogna, vergogna" ma la gente applaude il simbolo dei Giochi. (da Il Gazzettino di Treviso di Lunedì 23 Gennaio 2006) |
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