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"Archeologo dei miei giorni" di Giuseppe Conte

Post n°2 pubblicato il 11 Dicembre 2009 da classe2b.signa
Foto di classe2b.signa

Giuseppe Conte

(Porto Maurizio, Imperia, 15 novenbre 1945) è uno scritore e poeta contemporaneo. Nato da madre ligure e da padre siciliano,laureato in lettere, ha vinto nel 2006 con Ferite e rifioriture il Premio Viareggio.

 

Nella poesia che vi presentiamo, il poeta si riconosce in un archeologo moderno che non vuole studiare i resti di una antica popolazione estinta ma quelli della natura: la natura infatti sta morendo a causa dell'uomo che s'è dimenticato di lei e che non si cura più di sentire i suoi odori e di vedere i suoi movimenti (le onde e le maree). L'archeologo-poeta afferma che l'uomo ha ucciso e sepolto la natura e con lei anche tutti i suoi sogni e i suoi desideri.


Archeologo dei miei giorni


Archeologo dei miei giorni, dissotterro

i nomi degli alberi, dei fiori, per i cui

campi di sterminio nessun bianco ha mai

pianto: non ricordiamo più nulla, né

 

l'odore acre delle radici, né l'alzarsi

immenso delle maree né i mesi che la

luna annuncia con l'erba rossa o con il

rosa sui rami: sogni e desideri anch'essi

 

sepolti

 

Commento:

Questa poesia è stata scritta da Giuseppe Conte,poeta italiano contemporaneo.                                                                     

E’ formata da tre strofe: le prime due di quattro versi,e la terza di un verso solo.

Non ci sono rime, tranne una rima interna. Quest’ultima è imperfetta, ed è un’assonanza (bianca-pianto). Ci sono enjambement  a tutti i versi, persino al cambio di strofa, perché, infatti, alla fine di ogni verso di fine strofa non c’è ne’ un punto, ne’ una virgola, ne’ un punto e virgola ecc.

C’è una frase ripetuta due volte: archeologo dei miei giorni, ripetuto nel titolo

e nel primo verso della prima strofa. E’ particolarmente evidenziata l’ ultima parola

della poesia:’’sepolti.’’ E’ infatti  evidenziata dall’enjambement e dal cambio

di strofa: questa parola da sola costituiscce la terza strofa.

C’è una metafora (dissotterro i nomi degli alberi, dei fiori). Infatti secondo noi il poeta vuol far capire che ha il desiderio che tutti gli uomini ringrazino la natura e le siano devoti perché ci ha resi felici. E come essergli devoti? Sapendo, per esempio, il nome del suo “corpo” (alberi,fiori…) e ricordandosi dei fenomeni naturali (marea, alternarsi delle stagioni, dei mesi, dei giorni…). Quando dice ” … per i suoi campi di sterminio nessun bianco ha mai pianto “, secondo noi vuol dire che la natura  è stata sterminata e nessun uomo dei paesi progrediti (bianco) ha mai pianto per la perdita di queste importanti conoscenze: a nessun paese progredito importa conoscere la natura e saperla ascoltare.

C’è una parola ripetuta più volte: “né”, il poeta la ripete più volte perché vuole far capire che ormai non ci ricordiamo più di nulla.

C’è una allitterazione nella 1° strofa della I e anche della R e della S .

Una personificazione molto evidente si trova agli ultimi due versi: “i sogni e i desideri sono sepolti”. Il poeta scrive così perché adesso anche se una persona vuole sapere un nome di un pianta o di un animale oppure il “perché”  di un certo fenomeno, sono poche le persone che gli sanno rispondere e i suoi desideri deve conoscerli per conto proprio sui libri o sulle enciclopedie, come quando un cane scava una buca per dissotterrare qualcosa che si trova sepolto. Il poeta vuole trasmettere un semplice messaggio: noi uomini di questa epoca ci riteniamo “civilizzati” perché sappiamo usare un computer ma non sappiamo più cosa ci circonda, a differenza dei nostri nonni che sapevano ogni nome di ogni fiore, ogni nome  di un albero, sapevano che odore avevano le radici degli alberi.

Io non ho mai annusato una radice e penso nemmeno voi. È inverno solo perché noi lo avvertiamo del freddo ma intanto non ci accorgiamo che con l’alterarsi delle stagioni tutta la natura intorno a noi cambia:in autunno cadono le foglie dagli alberi ,in primavera rifiorisce tutto.

Spesso non ci accorgiamo che ci sono dei frutti che mangiamo in un solo periodo. Il poeta ci invita a conoscere e riscoprire la natura e a non dimenticarla completamente.


 

 
 
 
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Un blog di: classe2b.signa
Data di creazione: 11/12/2009
 

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