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Post n°89 pubblicato il 17 Dicembre 2014 da sanavio.stefano
I Diaframma furono un gruppo fondamentale per l’evoluzione del rock italiano; erano i primi mesi del 1980 che videro il chitarrista e compositore Federico Fiumani quale aggregatore di una band che aveva nel post punk inglese la sua maggior fonte di ispirazione (e la sua salvezza sarà poi distanziarsene al momento giusto), con dei testi poetici degni del miglior cantautorato nostrano. Al suo fianco Leandro Chicchi al basso, Gianni Chicchi alla batteria e il mitico cantante Miro Sassolini, che ha sostituito il primo cantante Luca Vannini. L’incontro tra Sassolini e Fiumani avviene mentre stanno prestando servizio per la madre patria in una qualche remota caserma del nord est, e Federico ricorda ancora con stupore i gorgheggi chiesastici che Miro intonava nei momenti liberi in camerata. Al termine della leva sono pronti per l’incisione di quella pietra miliare di cui si parla in questo post. Dicembre 1984, trent’anni fa esatti esce “Siberia”, successore nella loro discografia di “Pioggia” dell’ottantadue e dell’EP “Altrove” dell’anno successivo, è un disco imprescindibile della così detta new wave italiana (ma al tempo si preferiva parlare della nuova musica italiana cantata in italiano) e fondamentale per la composita scena italiana (che vanta nei contemporanei Litfiba un buon contraltare, a metà strada tra gli U2 più combattivi e i Simple Minds più fruibili) che guarda come detto ai modelli post punk, uno su tutti, i Joy Division dai quali lo stesso Fiumani prenderà le distanze dicendo di preferire l’insuccesso piuttosto che pagare il prezzo di Ian Curtis. L’album vive di contrasti tra luci e ombre, nel senso che si susseguono episodi oscuri ad altri meno pesanti e tendenti alla fruibilità radiofonica. Nella classifica dei 100 dischi italiani più belli di sempre redatta da Rolling Stone si piazza al settimo posto, e questo ci può stare. Quello che è incomprensibile è come gli sia davanti “Bollicine” di Vasco Rossi (al primo posto) e “Lorenzo” di Jovanotti (al quinto posto), ma questo è un altro discorso. E’ il disco di “Amsterdam” tanto per cominciare, posta a chiudere il lato A, ma anche della bellissima, incalzante e densa d’atmosfera title track ad aprirlo , accompagnata tra l’altro da un video in bianco e nero dalle forti perturbazioni emotive; poi ci sono “Delorenzo” e “Neogrigio”, autentici manifesti della prima versione della band e di un periodo, i primi anni ottanta, dove disciplina e furore artistico erano necessari per non essere artisti che si consumano nell’arco di una stagione. Infatti Fiumani è ancora attivo. Mi domando cosa si aspetti ad invitarlo al Festival di Sanremo, ad esempio, che dopo Afterhours, Marlene Kuntz, Almamegretta e Marta Sui Tubi si è aperto alla musica d’autore indipendente, potrebbe fregiarsi di un’altra prestigiosa partecipazione. Ma forse è meglio così. |
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