Creato da: Antologia2 il 08/08/2008
Greatest hits 2

 

 
« Messaggio #15Messaggio #17 »

Post N° 16

Post n°16 pubblicato il 01 Ottobre 2008 da Antologia2

  

 

  Pubblico e critica, sia nazionale che internazionale presenti all’apertura del Festival di Cannes, hanno stigmatizzato il film come "la Waterloo di Dan Brown" (Bbc). Lo stesso cast non ha potuto mostrare performance di buon livello o perlomeno al pari dei blasonati curricula. Quello che doveva essere il thriller più avvincente e cult degli ultimi anni si è risolto in una noiosa trasposizione di costume. Il film di Ron Howard, Il codice da Vinci, mette in scena tutte le confusioni e le incongruenze dell’omonimo romanzo di Dan Brown da cui è tratto. Documenti e testi dichiaratamente fallaci, colpevole confusione tra i manoscritti ritrovati nell’oasi egiziana di Nag Hammadi, che sono testi gnostici, e quelli trovati a Qumran sul Mar Morto, che sono testi essenici, illazioni esoteriche tratte dalla mente instabile del curato sospeso a divinis di Rennes-le-Chateau, Bérenger Saunière, e dalle successive speculazioni sul tema del falsario Pierre Plantard, collaborazionista del governo di Vichy e persecutore di ebrei. Il tutto con un atteggiamento anticattolico che, nel libro, Dan Brown assume ricollegandosi al femminismo chic propugnato dall’antropologa Margaret Alice Murray, autrice del pamphlet new age Il dio delle streghe. Si tratta realmente di una posizione non solo ignorante (gli storici medioevalisti sono concordi in questo) ma anche colpevole nel sottrarre continuamente il proprio romanzo alla chiarezza di definizione di un genere. Un atteggiamento, quello di Dan Brown, non nuovo. Come afferma il Cardinale Ruini: “già il Nuovo Testamento conosce la tendenza ad andare dietro alle favole, piuttosto che dare ascolto alla testimonianza della verità (cfr. 2 Tim 4,3-4; 2Pt 1, 16), ma è difficile sottrarsi alla sensazione che il grande successo di lavori come Il codice da Vinci abbia a che fare con quell’odio, o quel venire meno dell’amore per se stessa che, come osservava l’allora cardinale Ratzinger (Senza radici, ed. Mondadori, pp. 70-71), si è insinuato nella nostra civiltà.

Anche in questo caso, però, non è il caso di cedere al pessimismo:

alla fine il fascino della verità è più forte di quello dell’illusione, e di verità la nostra gente oggi ha una gran sete”.

Per tali motivi il film, non presentando significativi elementi cinematografici, non si mostra di alcun interesse pastorale.

La valutazione è

 inaccettabile, negativo. 

 

   

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Vai alla Home Page del blog

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963