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Essere protagonisti senza essere famosi
Post n°18 pubblicato il 06 Ottobre 2008 da Antologia2
Sabato 30 agosto, con la presentazione del libro di Don Luigi Giussani “Uomini senza patria”, si è conclusa la ventinovesima edizione del “Meeting per l’amicizia fra i popoli”, forse (ingiustamente) più conosciuto come il “meeting dei ciellini”. Ho avuto la fortuna, per la seconda volta in vita mia, di partecipare a questa settimana densa di incontri, dibattiti, inviti alla lettura, momenti artistici, mostre e momenti di svago. Fatte le dovute premesse, che cos’è veramente il Meeting? E che significa la frase che ha dato il titolo all’edizione 2008 “O protagonisti o nessuno”? Angelo Bagnasco, Davide Rondoni, Sandro Bondi, Pietro Modiano, Etsuro Sotoo, Carlin Petrini, Raffaele Bonanni, Vincenzo Novari, Franco Frattini, Amre Moussa, Gianni Alemanno, Roberto Formigoni, Pupi Avati, Aharon Appelfeld, Mauro Moretti, Alessandro Preziosi, Maurizio Lupi, Antonio Tajani, Giorgio Israel, Antonio Polito, Giulio Andreotti, Giulio Tremonti, Alessandro Profumo, Roberto Calderoli, Ermete Realacci, Vannino Chiti, Gianpaolo Pansa, Enrico Letta, Magdi Allam, Mariapia Garavaglia, Mariastella Gelmini, Pierluigi Bersani, Rino Fisichella, Mauro Mazza, Davide Van de Sfroos, Pietro Guindani, Adolfo Urso, Eugenia Roccella, Pier Francesco Guarguaglini, Altero Matteoli, Angelino Alfano, Giancarlo Giannini, Maurizio Sacconi, Michael O’Brien, Stanley Hauerwas…oltre a decine di altri scrittori, importanti imprenditori e professori universitari provenienti da tutto il mondo. Questi sono i nomi di coloro che hanno partecipato all’edizione appena conclusasi, e che io ho avuto modo di ascoltare. Quale altra manifestazione, obiettivamente, può fornire un così ampio e ricco panorama di opinioni che spaziano dal vescovo cattolico a quello ortodosso, dal rabbino al presidente della lega araba, dai rappresentanti del governo a quelli dell’opposizione, dallo scrittore credente a quello agnostico, dal matematico al filosofo passando per l’astrofisico? Nessuna. Oltre 120 sono stati gli incontri condensati in una settimana, con 400 fra relatori ed intervenuti, e 800 i giornalisti italiani ed esteri accreditati. In un momento in cui la situazione internazionale è confusa e carica di tensioni, il Meeting (fedele alla sua storia) è stato ancora una volta il luogo di un dialogo per la pace, i diritti dell’uomo e la convivenza tra i popoli. Quanto alla nostra politica, quest’anno sono stati messi in primo piano i temi del federalismo fiscale, del welfare, della sussidiarietà, dell’istruzione, della giustizia; e non il gossip o le trite schermaglie fra avversari che sovente subiamo dai mezzi di informazione a colpi di dichiarazioni di portavoci o sottosegretari amanti dell’esposizione mediatica più che del loro dovere istituzionale. Al “meeting” (dove l’ingresso è gratuito in tutti i 170.000mq dell’area espositiva), è sempre un piacere notare che la grande maggioranza dei visitatori è composta da un popolo di ragazzi che sono sotto i trent’anni. Davvero allora c’è la speranza, anche per chi come me sta crescendo dei bambini, che non siamo per forza destinati a ritrovarci in casa degli eterni annoiati, attratti solo da videogiochi, tv e facezie di YouTube, desiderosi del nulla se non di aspettare il fine settimana per andare a sballarsi. In un periodo di tranquillità come quello della vacanza e lontani dalle quotidiane preoccupazioni lavorative o scolastiche, tutti possono trovare un’ottima occasione per fermarsi con calma a capire meglio in che mondo viviamo, dove ci sta portando l’attualità e quali potranno essere gli scenari politici futuri.
“O protagonisti o nessuno”. Che significa? Certo per il periodo in cui viviamo e per le accuse che vengono sovente lanciate al popolo di Cl, si tratta di una frase che può risultare assai sibillina e porgere il fianco ad interpretazioni assai errate. Se domandassimo alla gente chi è “protagonista” oggi, ci sentiremmo rispondere di qualcuno il cui scopo principale nella vita è il successo. Senza di esso ci si ritrova privati di un’identità precisa, o meglio di quella possibilità di essere riconosciuti che sembra dare l’illusione di esistere meglio di altri. Il risultato è un’omologazione che obbliga a seguire in tutto e per tutto le direttive della moda dominante: senza essere socialmente riconoscibili, oggi giorno non si esiste. Ma che tipo di uomo è quello che insegue a tutti i costi ciò che lo fa distinguere dagli altri? È il divo, ovvero l’uomo che si erge a Dio. Quest’uomo, nel tentativo di essere libero, vuole possedere la realtà in assoluta autonomia ma si ritrova invece schiavo delle circostanze, delle cose e, ovviamente, del suo successo personale. Tagliato il rapporto con la realtà, prigioniero dell’esito, l’uomo rimane in una condizione di passività umana che lo costringe ad esprimersi in un triste e vuoto formalismo. Ma un uomo che conta solo sulle sue forze è destinato, prima o poi, a fallire. L’esito inevitabile di questo processo è lo scetticismo e il cinismo. Dice don Luigi Giussani: “Protagonisti non vuole dire avere la genialità o la spiritualità di alcuni, ma avere il proprio volto, che è, in tutta la storia e l’eternità, unico e irripetibile”. Il vero protagonista è infatti l’uomo stupito che fa la scoperta commovente di avere un volto unico e irripetibile. Un uomo libero proprio perché è consapevole di essere legato a quel disegno misterioso da cui intuisce che ogni cosa dipende. I protagonisti sono stati degli sconosciuti, che hanno offerto a tutti la loro testimonianza di persone appassionate alla propria umanità, che nell’incontro del volto di Cristo nel prossimo hanno trovato la risposta al bisogno infinito del loro cuore e sono diventati perciò veri protagonisti della loro vita, della loro “normale” quotidianità: le due donne Ugandesi Vicky e Rose, operatrici di carità tra i malati di AIDS di Kampala, Cleuza e Marcos Zerbini tra i senza terra di San Paolo, padre Aldo Trento nelle favelas di Asunción in Paraguay, Rosetta Brambilla a Belo Horizonte, suor Elvira e le sue case per il recupero dei tossicodipendenti, Margherite Barankitse, “l’angelo del Burundi”, che negli ultimi dodici anni ha aiutato oltre diecimila bambini di varie nazionalità colpiti dalla guerra civile in Burundi e da altri conflitti nella regione.
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