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Stefano Lorenzetto

Post n°70 pubblicato il 16 Marzo 2009 da Antologia2

"Io, l’idraulico del corpo,
sento il rischio tumore"
di Stefano Lorenzetto

Sergio Stagnaro, medico da mezzo secolo, ha visitato 100 mila malati.

Usa lo stetoscopio per diagnosticare se il paziente ha il terreno oncologico: "L’intuizione m’è venuta vedendo Anthony Quinn sul set di Stradivari"

Difficile comprendere uno scienziato che ha inventato la semeiotica biofisica quantistica e che si muove con disinvoltura fra perimetri euclidei e dimensioni frattaliche. Perciò dovete immaginare un idraulico che tiene l’orecchio appoggiato al muro, picchia col martello sulla parete, ascolta i rumori provenienti dalle condutture e in pochi minuti vi dice se la casa si allagherà o, peggio ancora, se è destinata a crollarvi addosso.
L’idraulico è Sergio Stagnaro, medico di 77 anni specializzato in malattie dell’apparato digerente, del sangue e del metabolismo che in oltre mezzo secolo di professione, prima all’ospedale San Martino di Genova e poi nel suo ambulatorio di Riva Trigoso, dove abita, ha visitato non meno di 100.000 pazienti; il muro è la vostra cute; il martello è il dito medio che il dottore batte con delicatezza sui visceri; l’orecchio è il vecchio stetoscopio appoggiato sulla pancia per captare i suoni provocati dai ripetuti colpetti e soprattutto la durata delle pause fra un’onda sonora e l’altra; la casa è il corpo umano.
Con questo semplice, ma in realtà complicatissimo, esame di pochi minuti, l’idraulico Stagnaro è in grado di dirvi se la casa che provvisoriamente ospita le vostre gioie e i vostri dolori ha una costituzione diabetica, dislipidemica, ipertensiva, arteriosclerotica, reumatica, osteoporotica, glaucomatosa, quali sono le malattie che potrebbero abitarla in futuro e quali vi si sono già insediate. Ma forse il merito principale della sua scoperta è quello d’essere riuscito a stabilire se la casa è stata costruita su un terreno oncologico oppure no e qual è il reale rischio oncologico congenito per le singole stanze: polmone, stomaco, colon, cervello, rene, fegato, pancreas, vescica e così via. Un test che egli sostiene di poter eseguire persino sui neonati.
Il come c’è arrivato rappresenta la parte più difficile del discorso. «In Italia non c’è nessuno che capisca qualcosa di ciò che dico», si fa poche illusioni lo scienziato-medico-idraulico, chiudendo rassegnato le 505 pagine del suo tomo Il terreno oncologico, «tanto che un mio cugino, che pure ha studiato parecchio, un giorno mi ha rimproverato: “Sergio, tu sei tanto avanti che per vedere nel tuo futuro dovresti girarti all’indietro”». Non che all’estero lo capiscano di più. Ma, perlomeno, hanno fiutato il valore dell’uomo: la prestigiosa rivista Nature ha riconosciuto la validità del concetto di terreno oncologico; il medico ligure s’è visto pubblicare i suoi lavori dal British Medical Journal e negli Anni 90 è stato accolto nell’American association for the advancement of science e nella New York academy of sciences («però sono uscito da entrambe quando ho capito che non erano interessate a diffondere la semeiotica biofisica quantistica»).
Eppure non è che il dottor Stagnaro sia andato poi così avanti, anzi non ha fatto altro che concentrarsi sulle arti antiche del buon medico: l’anamnesi, cioè la raccolta di informazioni circa le malattie sofferte dal paziente e dai suoi parenti, e l’esame obiettivo, fatto di ispezione, palpazione, percussione, ascoltazione e di quella che lui chiama percussione ascoltata, alla lettera auscultata, dal momento che viene eseguita con l’aiuto dello stetoscopio. In mezzo, una sessantina di gesti sapienti delle mani, per lo più pizzicotti e pressioni, ribattezzati con formule pittoresche - manovra di Restano, manovra di Massucco, segno di Daneri, segno di Domenichini - mutuate dai cognomi di amici e pazienti.
Stagnaro è diventato medico per caso. S’era iscritto a ingegneria nell’Università di Genova ma, come sarebbe capitato di lì a qualche anno al povero Luigi Tenco, alla prima lezione incappò nel professor Eugenio Giuseppe Togliatti, fratello di Palmiro, il segretario del Pci. Benché allevato da una balia che di soprannome faceva Lenin, uscì subito dall’aula e infilò la porta di fronte: facoltà di medicina. Una volta laureato, si attrezzò un laboratorio privato: «I miei colleghi andavano a occhio. Come adesso. Un po’ meno di adesso». Osservava e curava, curava e osservava. «Assistevo ai parti. Ingessavo fratture. Suturavo ferite. Mi sono persino trovato, io che all’inizio avevo orrore per il sangue, a riattaccare un orecchio a un bimbo di 5 anni. Allora mica esisteva il pronto soccorso».
Centomila pazienti sono proprio tanti.
«Però a me interessa il singolo. Ogni paziente è un caso a sé, un universo a sé. Una rivista scientifica ha scritto che tre caffè al giorno prevengono il cancro del pancreas. Che m’importa se ho davanti un individuo che, quando beve il caffè, si comporta in modo diverso da tutti gli altri pazienti che ci sono stati e che ci saranno? Poniamo di arruolare 1.532 persone, senza sapere che buona parte di esse sono prive di terreno oncologico o non presentano reale rischio oncologico al polmone, e diamo loro due pacchetti di sigarette al giorno: la maggioranza non si ammalerà di tumore. Perciò dovremmo concludere che il fumo del tabacco previene il cancro del polmone. Capisce a che barbarie conduce il distacco del medico dal malato e la disumanizzazione della medicina?».
Capisco.
«Il progresso tecnologico ha portato con sé il terrorismo psicologico iatrogeno, quello provocato dai medici. Siamo al Medioevo della medicina. Oggi i miei colleghi se la cavano prescrivendo esami del sangue, ecografie, Tac, risonanze magnetiche. Ma il laboratorio e il dipartimento delle immagini non potranno mai informarci sulle istanze esistenziali di un soggetto in cui l’ipertensione è provocata dall’ansia per il comportamento di un figlio, da un rapporto coniugale difficile, da un posto di lavoro a rischio. La semeiotica biofisica quantistica invece considera ciascun individuo unico e irripetibile».
Meglio partire dal dizionario.
«Semeiotica: studio dei segni e dei sintomi delle malattie e dei modi per rilevarli. Biofisica: disciplina che studia i fenomeni biologici mediante gli strumenti e i principi della fisica. Quantistica: teoria fisica che studia e descrive i sistemi basandosi sul concetto di quanto».

 
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