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Essere protagonisti senza essere famosi

Post n°18 pubblicato il 06 Ottobre 2008 da Antologia2


Essere protagonisti senza essere famosi
(tantomeno su di un'isola)
 
 
di Carlo Meroni
1 Settembre 2008
 

Sabato 30 agosto, con la presentazione del libro di Don Luigi Giussani “Uomini senza patria”, si è conclusa la ventinovesima edizione del “Meeting per l’amicizia fra i popoli”, forse (ingiustamente) più conosciuto come il “meeting dei ciellini”.

Ho avuto la fortuna, per la seconda volta in vita mia, di partecipare a questa settimana densa di incontri, dibattiti, inviti alla lettura, momenti artistici, mostre e momenti di svago.
 
Tengo a precisare, giusto per anticipare coloro che mi accuserebbero di partigianeria, che non sono un “ciellino” ma semplicemente un curioso della vita in generale, assolutamente convinto dell’amore che Dio ha per me e desideroso di capitalizzare al meglio quegli immeritati talenti ricevuti in dono.
 
Uno di questi credo sia una discreta dose di intelligenza; la quale mi impone di riconoscere che, nel mondo cristiano del 2008, nessun altro movimento è capace di fare cultura, di parlare di politica, di appassionare i giovani all’arte come sa fare Comunione e Liberazione in modo lucido, obiettivo, non ideologizzato.
 
Da cattolico, se proprio diviene necessario parlare di “appartenenze”, preferisco sempre menare il vanto di essere dalla parte di Gesù e per nessun altro; ma altrettanto sinceramente devo ammettere che se mi fosse chiesto di scegliere se stare con la fronda dei “cattolici adulti” amici di Famiglia Cristiana e dell’illuminato professor Alberto Melloni o con la compagnia dei seguaci di Don Giussani non esiterei più di mezzo secondo nello scegliere i secondi.

Fatte le dovute premesse, che cos’è veramente il Meeting? E che significa la frase che ha dato il titolo all’edizione 2008 “O protagonisti o nessuno”?

Angelo Bagnasco, Davide Rondoni, Sandro Bondi, Pietro Modiano, Etsuro Sotoo, Carlin Petrini, Raffaele Bonanni, Vincenzo Novari, Franco Frattini, Amre Moussa, Gianni Alemanno, Roberto Formigoni, Pupi Avati, Aharon Appelfeld, Mauro Moretti, Alessandro Preziosi, Maurizio Lupi, Antonio Tajani, Giorgio Israel, Antonio Polito, Giulio Andreotti, Giulio Tremonti, Alessandro Profumo, Roberto Calderoli, Ermete Realacci, Vannino Chiti, Gianpaolo Pansa, Enrico Letta, Magdi Allam, Mariapia Garavaglia, Mariastella Gelmini, Pierluigi Bersani, Rino Fisichella, Mauro Mazza, Davide Van de Sfroos, Pietro Guindani, Adolfo Urso, Eugenia Roccella, Pier Francesco Guarguaglini, Altero Matteoli, Angelino Alfano, Giancarlo Giannini, Maurizio Sacconi, Michael O’Brien, Stanley Hauerwas…oltre a decine di altri scrittori, importanti imprenditori e professori universitari provenienti da tutto il mondo. Questi sono i nomi di coloro che hanno partecipato all’edizione appena conclusasi, e che io ho avuto modo di ascoltare. Quale altra manifestazione, obiettivamente, può fornire un così ampio e ricco panorama di opinioni che spaziano dal vescovo cattolico a quello ortodosso, dal rabbino al presidente della lega araba, dai rappresentanti del governo a quelli dell’opposizione, dallo scrittore credente a quello agnostico, dal matematico al filosofo passando per l’astrofisico? Nessuna.

Oltre 120 sono stati gli incontri condensati in una settimana, con 400 fra relatori ed intervenuti, e 800 i giornalisti italiani ed esteri accreditati.

In un momento in cui la situazione internazionale è confusa e carica di tensioni, il Meeting (fedele alla sua storia) è stato ancora una volta il luogo di un dialogo per la pace, i diritti dell’uomo e la convivenza tra i popoli.

Quanto alla nostra politica, quest’anno sono stati messi in primo piano i temi del federalismo fiscale, del welfare, della sussidiarietà, dell’istruzione, della giustizia; e non il gossip o le trite schermaglie fra avversari che sovente subiamo dai mezzi di informazione a colpi di dichiarazioni di portavoci o sottosegretari amanti dell’esposizione mediatica più che del loro dovere istituzionale.

Al “meeting” (dove l’ingresso è gratuito in tutti i 170.000mq dell’area espositiva), è sempre un piacere notare che la grande maggioranza dei visitatori è composta da un popolo di ragazzi che sono sotto i trent’anni. Davvero allora c’è la speranza, anche per chi come me sta crescendo dei bambini, che non siamo per forza destinati a ritrovarci in casa degli eterni annoiati, attratti solo da videogiochi, tv e facezie di YouTube, desiderosi del nulla se non di aspettare il fine settimana per andare a sballarsi.

In un periodo di tranquillità come quello della vacanza e lontani dalle quotidiane preoccupazioni lavorative o scolastiche, tutti possono trovare un’ottima occasione per fermarsi con calma a capire meglio in che mondo viviamo, dove ci sta portando l’attualità e quali potranno essere gli scenari politici futuri.

 

 “O protagonisti o nessuno”. Che significa? Certo per il periodo in cui viviamo e per le accuse che vengono sovente lanciate al popolo di Cl, si tratta di una frase che può risultare assai sibillina e porgere il fianco ad interpretazioni assai errate.

Se domandassimo alla gente chi è “protagonista” oggi, ci sentiremmo rispondere di qualcuno il cui scopo principale nella vita è il successo. Senza di esso ci si ritrova privati di un’identità precisa, o meglio di quella possibilità di essere riconosciuti che sembra dare l’illusione di esistere meglio di altri. Il risultato è un’omologazione che obbliga a seguire in tutto e per tutto le direttive della moda dominante: senza essere socialmente riconoscibili, oggi giorno non si esiste. Ma che tipo di uomo è quello che insegue a tutti i costi ciò che lo fa distinguere dagli altri? È il divo, ovvero l’uomo che si erge a Dio. Quest’uomo, nel tentativo di essere libero, vuole possedere la realtà in assoluta autonomia ma si ritrova invece schiavo delle circostanze, delle cose e, ovviamente, del suo successo personale. Tagliato il rapporto con la realtà, prigioniero dell’esito, l’uomo rimane in una condizione di passività umana che lo costringe ad esprimersi in un triste e vuoto formalismo. Ma un uomo che conta solo sulle sue forze è destinato, prima o poi, a fallire. L’esito inevitabile di questo processo è lo scetticismo e il cinismo.

Dice don Luigi Giussani: “Protagonisti non vuole dire avere la genialità o la spiritualità di alcuni, ma avere il proprio volto, che è, in tutta la storia e l’eternità, unico e irripetibile”. Il vero protagonista è infatti l’uomo stupito che fa la scoperta commovente di avere un volto unico e irripetibile. Un uomo libero proprio perché è consapevole di essere legato a quel disegno misterioso da cui intuisce che ogni cosa dipende.
Un uomo religioso e capace di rapportarsi con altre religioni senza sacrificare in nulla la sua identità. Un uomo irriducibile che non può accontentarsi di nessuna riduzione ideologica, né biologica né storicistica. Un uomo che conosce perché ama: abbracciando le persone e le circostanze della vita, quelle felici e quelle dolorose, vuole giudicare tutto nella continua ricerca del significato ultimo per cui la realtà è fatta.
 
Ecco perché i veri “protagonisti “ del meeting non sono stati i “vip”, attori, imprenditori, scrittori, intellettuali o politici che dir si voglia.

I protagonisti sono stati degli sconosciuti, che hanno offerto a tutti la loro testimonianza di persone appassionate alla propria umanità, che nell’incontro del volto di Cristo nel prossimo hanno trovato la risposta al bisogno infinito del loro cuore e sono diventati perciò veri protagonisti della loro vita, della loro “normale” quotidianità: le due donne Ugandesi Vicky e Rose, operatrici di carità tra i malati di AIDS di Kampala, Cleuza e Marcos Zerbini tra i senza terra di San Paolo, padre Aldo Trento nelle favelas di Asunción in Paraguay, Rosetta Brambilla a Belo Horizonte, suor Elvira e le sue case per il recupero dei tossicodipendenti, Margherite Barankitse, “l’angelo del Burundi”, che negli ultimi dodici anni ha aiutato oltre diecimila bambini di varie nazionalità colpiti dalla guerra civile in Burundi e da altri conflitti nella regione.

 
Ecco chi sono i “protagonisti” di cui ha parlato il tema del meeting. Coloro che con il loro “sì” e con l’impegno di tutta la loro umana unicità si sono rivelati origine anche di un cambiamento sociale che le loro storie hanno documentato.
 
“O protagonisti o nessuno”, di fronte ad una cultura odierna che in larga parte non educa e non comunica più il senso della vita vivendo perciò in modo passivo, diviene una vera e propria provocazione.
 
Una sfida positiva, per chiederci se esistano ancora uomini capaci di paragonarsi con il reale, scoprendo, rischiando tutto sé stessi.
Persone che attraverso la loro esperienza e il loro lavoro sono in grado di offrire un’esperienza umana generata dall’amore che Cristo ha per ognuno di noi e che ci induce a vivere con speranza.
 
Pensare di essere autosufficienti in tutto è il male del nostro tempo, e contare solo sulle nostre forze non può che portare ad una rovina certa. Invece saper ascoltare sia testimonianze come queste che la voce del nostro cuore, ci può portare a creare cose nuove con passione ed entusiasmo, ed è ciò che veramente serve all’uomo di oggi: comprendere la sua unicità, che è tutto il contrario dell’omologazione, della massificazione così imperante.
 
Se si vuole essere protagonisti del nostro vissuto quotidiano bisogna mettersi in gioco, dirsi la verità su sé stessi, rischiare, agire, possedendo quel senso religioso che rimanda sempre ad un mistero più grande di noi.


Perché per essere protagonisti serve meritarselo seriamente, senza essere stati sull’isola dei famosi o da Gerry Scotti.

 
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