Creato da: Antologia2 il 08/08/2008
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Post N° 15

Post n°15 pubblicato il 01 Ottobre 2008 da Antologia2

IL CODICE DA VINCI (The Da Vinci Code) 
Genere:
Regia: Ron Howard
Interpreti: Tom Hanks (Robert Langdon), Audrey Tautou (Sophie Neveu), Ian McKellen (Sir Leigh Teabing), Paul Bettany (Silas), Jean Reno (Bezu Fache), Alfred Molina (vescovo Aringarosa), Etienne Colet (ten. Collet), Clive Carter (cap. Biggin Hill), Seth Gabel (Cleric).
Nazionalità:Stati Uniti
Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia
Anno di uscita: 2006
Orig.: Stati Uniti (2006)
Sogg.: tratto dal libro omonimo di Dan Brown
Scenegg.: Akiva Goldsman
Fotogr.( /a colori): Salvatore Totino
Mus.: James Horner
Montagg.: Daniel P. Hanley, Mike Hill
Dur.:
Produz.: Imagine Entertainment, Columbia Pictures Corporation.


Giudizio:

Inaccettabile/negativo

Tematiche:

Tematiche religiose;  


Soggetto:

 

Il prof. Robert Langdon, famoso esperto di simbologia, viene chiamato in piena notte al museo del Louvre, dove uno dei curatori é stato assassinato lasciando dietro di sè una misteriosa scia di indizi e interrogativi. Con l'aiuto della crittologa Sophie Neveu e con l'intervento dell'esperto Sir Leigh Teabing, che espone una sua teoria ricavata dal dipinto "L'ultima cena" di Leonardo da Vinci, Langdon viene a conoscenza del fatto che "...la più grande storia mai raccontata é una menzogna...". Dopo qualche esitazione, anche Langdon accredita la tesi di una discendenza di Gesù, arrivata fino ad oggi e sempre tenuta nascosta.


Valutazione
Pastorale:

 

Pubblico e critica, sia nazionale che internazionale presenti all’apertura del Festival di Cannes, hanno stigmatizzato il film come "la Waterloo di Dan Brown" (Bbc). Lo stesso cast non ha potuto mostrare performance di buon livello o perlomeno al pari dei blasonati curricula. Quello che doveva essere il thriller più avvincente e cult degli ultimi anni si è risolto in una noiosa trasposizione di costume. Il film di Ron Howard, Il codice da Vinci, mette in scena tutte le confusioni e le incongruenze dell’omonimo romanzo di Dan Brown da cui è tratto. Documenti e testi dichiaratamente fallaci, colpevole confusione tra i manoscritti ritrovati nell’oasi egiziana di Nag Hammadi, che sono testi gnostici, e quelli trovati a Qumran sul Mar Morto, che sono testi essenici, illazioni esoteriche tratte dalla mente instabile del curato sospeso a divinis di Rennes-le-Chateau, Bérenger Saunière, e dalle successive speculazioni sul tema del falsario Pierre Plantard, collaborazionista del governo di Vichy e persecutore di ebrei. Il tutto con un atteggiamento anticattolico che, nel libro, Dan Brown assume ricollegandosi al femminismo chic propugnato dall’antropologa Margaret Alice Murray, autrice del pamphlet new age Il dio delle streghe. Si tratta realmente di una posizione non solo ignorante (gli storici medioevalisti sono concordi in questo) ma anche colpevole nel sottrarre continuamente il proprio romanzo alla chiarezza di definizione di un genere. Un atteggiamento, quello di Dan Brown, non nuovo. Come afferma il Cardinale Ruini: “già il Nuovo Testamento conosce la tendenza ad andare dietro alle favole, piuttosto che dare ascolto alla testimonianza della verità (cfr. 2 Tim 4,3-4; 2Pt 1, 16), ma è difficile sottrarsi alla sensazione che il grande successo di lavori come Il codice da Vinci abbia a che fare con quell’odio, o quel venire meno dell’amore per se stessa che, come osservava l’allora cardinale Ratzinger (Senza radici, ed. Mondadori, pp. 70-71), si è insinuato nella nostra civiltà. Anche in questo caso, però, non è il caso di cedere al pessimismo: alla fine il fascino della verità è più forte di quello dell’illusione, e di verità la nostra gente oggi ha una gran sete”. Per tali motivi il film, non presentando significativi elementi cinematografici, non si mostra di alcun interesse pastorale. La valutazione è inaccettabile, negativo.


Utilizzazione:

 

Per quanto detto sopra, il film è da escludere dalla programmazione ordinaria.

 
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