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Apollo Errante

Prospettive rovesciate, segni e segnali dell'anima di Roberto Caravella

 
 

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Instasi ed Egregori

Post n°56 pubblicato il 13 Dicembre 2010 da codadipavone
Foto di codadipavone

Peccato che non sussistano più le condizioni per rielaborare sensi e significati anche nel vivere quotidiano. La società che abbiamo creato, o permesso di fiorire, da tempo immemore è vittima - questo si sa - dell'immagine distorta delle nostre più bieche ambizioni: dalle improbabili nanosfere alle auto cromate e futuribili; dal fascinoso rasoio turbo al coprobacillus cacatorio dello yogurt; dal sogno tecnologico alla ricchezza sfrenata. E tutto ciò si sogna nella più miserevole indigenza; ma non solo un indigenza monetaria quanto una ancor più miseranda povertà d'animo e d'intelletto.

Un tempo, forse soltanto sognato ma di certo agognato, alcuni uomini e donne vegliavano sul mondo interiore, un mondo sottile e invisibile quanto tangibile nei suoi effetti sulla realtà ma soprattutto sulle coscienze. Ma non lasciamoci ingannare non parlo di quei popoli d'indole pratica e pragmatica che si designano sotto il titolo di "vincitori" (al secolo romani, greci, sassoni, o altro) bensì di quelli che pur essendo sconfitti o svaniti nelle brume del mito hanno contribuito a forgiare le coscienze e gli intelletti delle future generazioni senza che queste ne avessero la più pallida coscienza.

Quelle antiche caste sacerdotali hanno continuato ad agire non più in aggregati religiosi ma nella vita spicciola, nel quotidiano trasmettendo da bocca ad orecchio o con il semplice modello esemplare quel senso di instasi che ci portiamo tutti segretamente dentro ma di cui vediamo soltanto il senso più superficiale: i principi.

Principi morali, principi etici, principi spirituali. Ma dietro tutto ciò cosa c'è? Dietro questa schiuma frizzante dei principi che spesso andiamo sbandierando come vessilli politici o come manifesti personali c'è l'instasia.

Mi si perdoni il lemma inconsueto ma è necessario perché raggiunga il cuore del senso cui vorrei condurre. Complemento naturale di "estasi" - da ex stasis, posizionarsi fuori - in stasi è il posizionarsi all'interno, centrarsi, focalizzarsi. E ciò coincide non con l'isolamento ma - oh stupore! - con l'ampliamento delle nostre forze interiori, dell'anima.

Nell'estasi - si dovrebbe sapere - l'anima e l'intelletto si posizionano fuori del corpo in una zona prossima al divino. Nell'instasi si manifesta la medesima unione, la medesima totalità il medesimo congiungimento con la divinità ma all'interno della monade umana. Pensiamo ad una batteria che si ricarica assorbendo energia dalla rete elettrica industriale...

E' un esperienza singolare più conosciuta nello yoga induista di oggi ma già fortemente presente - anche se oggi lo si è dimenticato - nel Cristianesimo delle origini come nell'Esicasmo ma anche nello gnosticismo precristiano come nell'ebraismo trascendentale e/o cabalistico. Pochi ancora sanno che è un principio della fede islamica. E' l'esperienza dell'unione tra soggetto e oggetto così come l'amato al suo amato del “Cantico dei cantici” di re Salomone, così come nella terribile frase pronunciata nei pressi del Golgota insanguinato: vedi, donna, ho fatto nuove tutte le cose!".

Chi di noi è disposto, mi chiedo a domandare a potenti e governanti questa dovuta, costituzionalmente e umanamente irrinunciabile, instasia? Chi sono gli egregori che dovrebbero sopperire a questa disastrosa carenza di conoscenza dell'oggetto coincidente con l'oggetto della conoscenza? Qui si giunge ad un punto ahimè dolente che richiederebbe molte pagine di accurata esegesi ma tedierei anche me stesso nel dilungarmi. Penso tuttavia che tutti lo sappiamo; semplicemente siamo noi stessi allorché ci rinchiudiamo nel nostro piccolo e privato quotidiano. Ma non appena usciamo all’aperto eccoci trasformati in demoni spregiudicati. Ancor più lo si diventa quando si scambia il privato con il pubblico: questo è quanto succede ai nostri sette nani del parlamento. C’è chi annuncia l’uscita di un libro prezioso in cui si svelano tutti i prodigi dell’infaticabile azione umanitaria di un piccolo imprenditore italiano che, come da copione pedissequamente improntato sulle funzioni di Propp, ha incontrato la fata turchina o il mago di turno per redimersi e farsi restituire tutto ciò che aveva onestamente rubato per vivere finalmente felice e contento nel suo palazzo attorniato dai suoi dodici fedelissimi bassotti. Mi chiedo chi comprerà questa preziosa bibbia Berlyana e, soprattutto a chi andranno i diritti….

Ma questa sorta di empatia con il prossimo, questa instasia, questa cum passione deviata vige anche nel cuore di un mondo che dovrebbe spiegare col proprio esempio il mistero. Eppure abbiamo visto come un sacerdote romano (della Roma colto, in vista e “bene”) abbia avuto tanta instasia da chiedere lo sfratto esecutivo di ben otto inquilini/e anziani/e e poco abbienti. L’intera palazzina doveva essere ri-affittata a ben altri prezzi e a ben altre persone… Esempio questo non troppo raro di egregoreya italica, purtroppo.

Bisogna pertanto convenire che – purtroppo – spesso soltanto gli umili, quelli che non hanno nulla da offrire che se stessi sono, ad oggi, gli unici veri egregori superstiti che conosciamo, quelli che conoscendo la miseria sanno patirla con altri, sono questi i veri detentori dell’empatia universale perché è nella vera sofferenza che si vede spuntare l’animo superiore. Gli umili sono i veri pastofori di questa instasia, persone terribilmente note come, ad esempio, Anna Frank che scrive:

«È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte il rombo l’avvicinarsi di quel rombo che ucciderà noi pure; partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità. Intanto debbo conservare intatti i miei ideali; verrà un tempo in cui forse saranno ancora attuabili.» Dopo alcuni giorni i Tedeschi irromperanno nel suo alloggio per condurla al suo destino.

Come si fa, mi chiedo, a dar spazio a demoni volgari e spregiudicati come quelli che marionettano davanti ai nostri occhi improvvisando i loro selvaggi balletti, vomitando assurdità grossolane e ripugnanti mentre noi, umili e dimenticati siamo qui a sentire il bruciore delle ferite che ci infliggono ogni sacrosanto giorno e che stentano a rimarginarsi? Quale stupidità ci porta a sognare un mondo in cui soltanto noi abbiamo tutto e degli altri “chissenefrega”? cosa ci fa scambiare l’estasi per una potente utilitaria da 25000 euro (?eecchiccelhà???) con l’instasi di un mondo lieve e senza altra pretesa che il vivere in dignità e con il viso rivolto al sole? Chi possiede questi simboli della verità? Dove sono gli egregori di cui abbiamo bisogno?

Roberto Caravella

 
 
 
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