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Apollo Errante

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Bwana Berly Sqwoni il gran dittatore della libera repubblica di RVMAH nella Quirilandia occidentale

Post n°57 pubblicato il 15 Dicembre 2010 da codadipavone
Foto di codadipavone

Ormai è certo, l’Italia, fedele alla sua tradizione di emigranti è emigrata per sempre in Africa pur restando in Italia. I primi accenni li avevamo avuti ai mondiali di calcio, con un calcio da terzo mondo. Poi ultimamente con il cinema del becero de Sica, manifesto universale del prototipo italiota qualunquista volgare, disingannato ingannatore senza cultura e senza sogni ma votato a sesso, voglie e denaro…

E ora ci è toccato assistere, ma ce lo aspettavamo, al finale con i fiocchi del dittatore africano Bwana Berly che ha portato in trionfo il suo gonfio ventre nel cuore del naviglio. Il naviglio, proprio lo stesso in cui passarono menti e pensatori di livello altissimo per portare il proprio contributo ad uno statuto di profondo valore umano e politico. Quei pensatori crearono l’Italia libera e democratica pensando anche alla lunga tradizione che legava questo suolo a principi eterni di uguaglianza e democrazia. Ma essi erano uomini di cultura. Pensatori che avevano passato a testa alta il giogo sofferente e crudele della repressione, della dittatura, degli orrori della morte e della guerra. Ma, ripeto, essi erano uomini di alto valore intellettuale. E oggi ci è toccato invece vedere un panzone tronfio e bananuto entrare in scena con la stessa protervia di un dittatore africano servetto di qualche losca mafia internazionale, messo lì perché fa comodo a Inghilterra, Francia, Belgio, Olanda, Russia e America e tenuto sotto scacco dai servizi segreti.

E’ stato un golpe in piena regola. Mancavano all’appello soltanto i fucili spianati della guardia personale e poi il quadretto sarebbe stato perfetto; peccato, ce lo ha risparmiato. Ma non ci ha risparmiato l’impietoso spettacolino di tutte le sue schiavette pennute, piumate e cinte di foglie secche che si affrettavano a baciarlo in pubblico. Che orgoglio avrà provato. Che vergogna ho provato io, che umiliazione; che desolante squallore mi ha colto nel vedere tutto ciò mentre fuori albergava il risentimento naturale e giustificato di coloro che a breve ci sostituiranno cercando di rimettere insieme i cocci di quel poco che rimarrà di questo paese africano in suolo italico. Dell’elmo di Scipio si è cinta la testa, non l’Italia ma l’insignificante quanto schifoso dittatore delle banane Bwana Berly.

Fuori impazzava la lotta e i giornali continuavano a deprecare questa violenza… Forse è giusto farlo, forse no, ed io protendo senza dubbio per il no. Se così non fosse non potrei giustificare azioni di eroi e martiri, filosofi e pensatori (qualcuno finito persino tra le fiamme… e qualche altro crollato insieme al suo balcone…). Non dovrei giustificare un risentimento ovvio, umano, giusto che non è pura violenza ma esasperazione di fronte ad una così schifosa e offensiva classe politica? Di fronte ad un mondo che ci guarda nemmeno più con l’emozione dello scandalo inaspettato ma soltanto come parte predominante di una delle noiosissime milleottocentocinquantatrè puntate della Telenovela “Miedo y Tradimiento” tradotta in mesoitaliano direttamente dallo Swahili col titolo originale: “Tee apr’e’ciap cheghe pensi mi” e sottotitolo “Bwana Berly ngulangula twtt qwanteh”.

L’Europa ride; ride l’Africa, quella vera, ma ridono anche Cina, Russia, India, Giappone, Australia. Anzi, confesso, sono certo che in Australia abbiano già comprato il Format tramite consulenti svedesi per fare un nuovo reality show “Il Grande Bordello” o forse “La nave dei famosi (inquisiti)” o magari “un anno in pretura”. La solfa è la stessa di tutti i format svedesi: si prendono quattro coglioni, due figli di buona donna (meglio se volgari e protervi) e qualche ninfetta disposta a mostrarla in video e a darla senza ritegno per un giorno di notorietà. Ovviamente per fare tutto ciò si ha bisogno di imprenditori capaci e pratici di format televisivi: e chi meglio di una società come la Fini – Invest P.d.L.? Infatti pare che tre delegati di questo gruppo si siano dati da fare affinché ci fosse una maggioranza per aprire le trattative nonostante i rimbrotti del presidente. I tre pare abbiano agito dietro sostanzioso compenso ma, come sempre succede nella finanza, negano tutto affermando che l’alta coscienza del loro ruolo li abbia portati a superare ogni faziosità di parte. Che brave persone, che rigore morale, magari ce ne fossero altri così!

Insomma mentre qualche centinaio di coraggiosi e riprovevoli sciamannati si dava da fare per far vedere pubblicamente la propria esasperazione, il proprio disagio, il giusto rancore e il naturale disgusto di fronte a una simile vergogna, il mondo intero rideva a crepapelle alle moine di Bwana Berly e alle torte in faccia della comica finale in pieno parlamento trasformato in una cavea teatrale greca. Il mondo ha visto la nascita di un nuovo genere teatrale storico: non Tragedia greca, non commedia aristofanesca, ma la Tragicommedia greco italiota con tanto di coturni e calzari, maschere fisse, cori urlanti,  prefiche plaudenti, e scenette satiresche in cui il protagonista Berliofane cucinava i fagioli con le cipolle e l’aglio dentro l’elmo di Scipio proprio sopra l’altare all’italica dea sbeffeggiando l’invidioso Fynius che nel frattempo si mangiava il cappello frigio ormai infeltrito dall’usura del tempo e del denaro elemosinato nel tentativo di tenersi i suoi tre servitori beoti Proustates, Prepouzia e Paraballes.

Sarà finita? A quando la katarsi?

R.C.

 
 
 
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