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OGNI UOMO E' UN'ISOLA. NESSUN UOMO E' UN'ISOLA. (Mouscardin)
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Post n°395 pubblicato il 31 Agosto 2008 da Mouscardin
![]() Giuseppe Prezzolini, detto Prezzy, è stato un infaticabile organizzatore culturale ed un personaggio di spicco nella storia letteraria del novecento, soprattutto come fondatore di una delle più pregevoli riviste dell'epoca, "La Voce", sulla quale scrissero eminenti personaggi, scrittori ed artisti, che hanno lasciato un segno profondo nella vita del nostro paese. Prezzolini aveva il culto dell'indipendenza e pur essendo amico personale di Mussolini, e potendo trarre enormi vantaggi da questo legame, anche grazie al suo acume ed alla sua scintillante intelligenza, nonché al suo vasto patrimonio d'idee, preferì all'avvento del fascismo emigrare negli USA, dove insegnò, per moltissimi anni alla "Columbia University", letteratura italiana. Tornò in Italia nel dopoguerra, ma dopo un breve periodo di permanenza a Vietri sul mare, preferì stabilirsi in Svizzera, a Lugano, da dove continuò a collaborare a quotidiani e riviste. Si vantava di far parte della "società degli apoti", cioè di coloro che non la bevono e questo gli servì per non cadere nelle trappole della retorica e negl'inganni della politica e dei partiti, ma lo tenne fuori da qualsiasi pur meritato riconoscimento, anche economico, continuando a scrivere, per campare, ben oltre i cento anni. Fu un convinto conservatore, o meglio un anarco-conservatore, giustamente critico nei confronti del suo paese, di cui individuò, lucidamente ed inesorabilmente, vizi e difetti. Pur avendone pieno titolo rifiutò l'appellativo di "maestro". Il pittore ed incisore toscano Sigfrido Bartolini venne, un bel giorno, redarguito dallo stesso Prezzolini, perché gli si era rivolto deferentemente con quest'appellativo. Di diritto però apparteneva alla categoria degli "antitaliani", nel senso paradossale del termine, essendo un amante del suo paese, ma profondamente critico nei suoi confronti, proprio a causa di un radicato patriottismo. Dei suoi moltissimi libri, vogliamo ricordare oggi, "Il codice della vita italiana", che pur essendo stato scritto, per i tipi della "Voce", nel 1921, conserva una straordinaria attualità nel delineare il carattere degl'Italiani. Traiamo alcuni brani, da questo libretto prezioso, per poter riflettere sulle considerazioni dello scrittore, le quali, pur essendo amare, corrispondono alla verità del nostro popolo. Ecco alcune perle, da non dimenticare. E da rileggere di tanto in tanto. "L'Italia si divide in due parti; una europea che arriva all'incirca a Roma e una africana o balcanica che va da Roma in giù. L'Italia africana o balcanica è la colonia dell'Italia europea". "In Italia nulla è stabile fuorché il provvisorio". "In Italia l'uomo è sempre poligamo e la donna poliandra (quando può)". "In Italia non si può ottenere nulla per le vie legali, nemmeno le cose legali. Anche queste si hanno per via Illecita: favore, raccomandazione, pressione, ricatto, eccetera". "I cittadini italiani si dividono in due categorie: i furbi e i fessi". "Non bisogna confondere il furbo con l'intelligente. L'intelligente è spesso un fesso anche lui". "Colui che sa è un fesso. Colui che riesce senza sapere è un furbo". "Segni distintivi del furbo: pelliccia, automobile, teatro, restaurant, donne". "I fessi hanno dei princìpi, i furbi soltanto dei fini". ![]()
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