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La festa dei morti nei miei ricordi di bambina

Post n°61 pubblicato il 02 Novembre 2010 da Artemide.75
 

Il 2 novembre – Commemorazione dei Defunti – detta da noi palermitani - “La festa dei Morti” era un giorno particolare.
La mattina mi alzavo e febbrilmente mi recavo nel salotto dove i MORTI, nottetempo, avevano portato il regalo: mi ricordo un vassoietto pieno di frutta martorana in cui non mancava (e non manca mai) l’aglio, perché portava bene e andava mangiato per ultimo. Poi c’era un cestino in vimini con lo scaccio al centro del quale spiccava la pupaccena: un pupazzo di zucchero variamente colorato che raffigurava un cavaliere sopra un cavallo con in testa pennacchi argentei. (Iniziavamo a mangiarlo dandogli pizzicotti sul retro, fin quando poi non stava più in piedi, nemmeno se poggiato alla parete di un mobile).
Poi guardavo a destra, a sinistra, dietro il divano, sotto il tavolo, fino a scorgere in qualche meandro il REGALO DEI MORTI: ricordo ancora un bambolotto con carrozzina le cui ruote cigolavano… per la gioia di mia madre; e ancora, il tanto amato Birimbò, bambolotto raffigurante un neonato a cui si chiudevano gli occhi, corredato di biberon e pannolini (ciripà) da cambiare: aveva il pisellino che tanto scandalizzava mia nonna!

Mi ricordo che si passava da via Roma in macchina e, all’altezza di via Bara all’Olivella, c’era un traffico bestiale, perché lì aveva luogo la Fiera dei Morti: tantissime bancarelle colorate in cui vendevano giocattoli, frutta secca, frutta martorana, leccornie varie stracolme di coloranti vietati dalla legge. Alcuni genitori andavano a comprare lì il regalo dei morti ai loro figli, con pargoli al seguito, modo di fare che faceva sbraitare mio padre, che diceva «così si perde la tradizione! È come comprare un giocattolo in qualsiasi altro giorno!». E aveva ragione.


Adesso a casa mia, le uniche tradizioni rimaste sono i tetù (biscotti bianchi e/o neri che non si capisce come sono fatti, ma sono buoni), la frutta martorana (con l’aglio!!!) e la moffoletta: pane schiacciato di forma rotonda che si mangia caldo A COLAZIONE condito con olio, sale, pepe e sarde salate, per la gioia del fegato.
Anni fa ho tentato di RI-comprare la famosa pupaccena, ma entrando in bar del centro storico sono stata colta da una forte delusione (MI VINNI UN CUOLPU!!! ): il mio bel cavaliere sul cavallo bianco (che lo possino!!! continuo ad aspettarlo!!!) era stato sostituito da un volgarissimo quanto brutto globale e seriale POKEMON GIALLO!!! Da allora non sono più andata per bar alla ricerca di pupaccene!

 
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Commenti al Post:
mizarchessengine
mizarchessengine il 10/11/10 alle 11:33 via WEB
I tetù!!! Dalle mie parti i Tetù sono solo quelli al cioccolato (sembra carbone) quelli bianchi, al limone, si chiamano taralli... qui a palermo li ho sentiti sempre chiamare entrambi taralli! Mia nonna quand'ero piccolo poi organizzava una specie di caccia al tesoro: chiudeva una stanza della casa all'interno del quale aveva messo una specie di "altarino" con regali e dolciumi vari (ma proprio di ogni tipo!) e al centro troneggiava il "pupo di zucchero"; il mio compito era trovarlo nel minor tempo possibile! Che ricordi...
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