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Dal Diario di Donna Sofia

Post n°85 pubblicato il 25 Settembre 2011 da pacatissima
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Ho voglia di nuovo, di espandermi in altro, di prendere borsate d ‘acqua e portarle nel mio acquario. Navigare poi sulla superficie fresca e frizzante.

-          Le storie amorose sono tutte uguali perché vanno a finire tutte nello stesso modo – sentenzia Ornella con la sua saccenteria spicciola accumulata in una vita di scelte sicure, sembra ombra di rischi.

-          Non è vero! – mi incazzo.  – Hai dimenticato lo spirito iniziale. Hai dimenticato quando ogni giorno dovevi ascoltare un brano dei Talking Heads per sentirti viva. Avevi venti anni. E’ stata la tua frase migliore, mentre camminavamo in gruppo e ci raccontavamo. Ora guardati: dai il meglio di te quando parli di malattie, conosci la trafila ospedaliera, le analisi, le medicine, più della tua incapacità di vivere. –

Il mio attacco non mi sembra eccessivo e l’ho voluto sincero. Resta soltanto chiuso nei miei pensieri. Non lo comunico.

Il mio libro l’ho finito. Non ne parlo e sono sorretta, in questo mio silenzio, da due aspetti: una sorta di pudore per aver completato la mia opera e …l’altro… non so ancora qual è, ma so che ce n’è un altro.

Non posso dimenticare le fasi di esaltazione insostenibile e di demoralizzazione profonda che mi hanno accompagnata nella stesura. Però ho capito qualcosa: come si fa.

Di tutto ciò che riguarda la soddisfazione mentale e di come questa mi procuri reazioni solo interiori, non parlo. Mi sento chiusa, pudica e timorosa, anche se mi sputtano e lo faccio lì dove ho qualcosa da perdere. Mi spiego meglio: sostituisco la soddisfazione inespressa con la capacità di denudarmi. A tal proposito mi viene in mente il libro: “ Una relazione intima”  di Zeruya Shalev che ho appena finito di leggere. La storia narrata è tremenda, tratta di un amore non corrisposto e malato. In questa storia, di per sé nulla, predomina e conquista la capacità della protagonista di far fronte agli scorni che non intaccano il suo procedere, né la volontà di conquista. L’autrice si mette a nudo. Mi è piaciuto come lo fa e quanto spinge. E’ stato uno scorno dall’inizio alla fine quello che la giovane Yaara riceve da un maschio anziano.

Lo scorno è stato riprodotto fedelmente, con una capacità invidiabile nel riferire in modo chiaro gli avvenimenti e le ripercussioni intime. L’umiliazione è stata però riscattata dalla scrittrice con la sincerità usata nel palesare gli aspetti più mortificanti. Ha coniato delle frasi forti. Ha vissuto delle cose forti. Mi è sembrato interminabile il libro, soprattutto verso la fine. Nonostante l’elogio alla sincerità, speri accada qualcosa, ti auguri che  Yaara venga appagata da una reale dimostrazione d’amore e non più dalla abilità nel mostrare l’offesa ricevuta. Ma questo non accade.

E’ un libro pericoloso per chi vuol continuare ad avere uno stato d’animo tranquillo.

In questa mia voglia di nuovo avevo pensato che l’inedito potesse anche consistere nell’abbordare qualcuno, ma devo dire che la continuazione del libro mi ha dissuasa. Mi sento piuttosto tranquilla nella nicchia di protezione scavata dentro di me, alla quale sono preposti tre Angeli Custodi. Il libro mi ha ricordato benissimo quali sono i pericoli. Ho voglia di mettere a repentaglio questa mia tranquillità emotiva? Non ha senso chiederselo, perché so che quando arriva, l’occasione sarà la benvenuta. Sono innamorata della vita. Se non sono oppressa da ritmi innaturali, tutto ciò che vedo è meraviglioso. Un tempo avrei detto che quando in me è acceso il desiderio, tutto acquista un’intensità formidabile. Ora non ho bisogno di desiderio. L’intensità che potrebbe procurarmi la considero squilibrata, esagerata. Credo di saper vivere con maggiore erotismo perché l’erotismo è quel sapiente reggere una situazione forte o fortemente piacevole, giocarci, stuzzicarla ancora e non cedere ad essa inconsapevolmente, ma in piena coscienza. Guidare il tuo cavallo lì dove andrebbe di sicuro, condurlo senza fretta, godendo il paesaggio.

E per te, cos’è l’erotismo? 

 

 
 
 
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