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FIZZY BUBBLE MEMORY

Post n°108 pubblicato il 19 Agosto 2012 da pacatissima
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I passi. Gli stessi di sempre

Forse più affrettati.

Ma c’era dall’altra parte qualcuno che mirava ad un sodo più sostanzioso del mio. E allora eccomi pendolare tra il volere e il ripensare. Sintomo, questo, di un chiaro non pieno. C’è bisogno di incamerare altro, per poter dialogare, dilagare, dilungarsi.

“ Non puoi presentarti con una bella torta e poi fare Santa Maria Goretti…” dice la Nico toccandomi lì dove voglio…” non fare la scostumata!”

Amo questo suo modo di intercedere per le mie titubanze mostrandomi il rovescio di cui ammiro in pieno la portata.

 “ E’ così generoso! E’ quello che volevi e tu che fai? Ti ritrai?”

Voglio essere certa della conquista.

“ Ho piantato un semino…”

Direi piuttosto un alberello” interviene Giulia

Va bene ho piantato un alberello… ora mi fermo e lo guarderò crescere.”

Come se averlo baciato possa significare aver piantato qualcosa. Ne ho conosciuti di uomini per cui questo non ha un significato tale da indurli a proseguire.

Unico neo: il timore che possa appartenere alla categoria, da me tanto biasimata, dei jazzisti seri. Per questo gli ho nominato “ Questa sera o mai” di Mario Gamba, per introdurre un altro seme lì, nel rovescio dei valori. Duro da attecchire? Vedremo.

Variazioni insolite nella mia vita. Desiderate da sempre. Un po’ più di determinazione nel riconoscerle  e avviarle, altrimenti tirarsi indietro senza rimpianti.

 E trascorrere così giorni di vita assegnatimi. Farlo nel modo che più mi aggrada e scoprire fino a che punto mi aggrada e cosa di preciso mi piace. Se la storia in sé o  la “ caccia grossa” da raccontare, oppure lasciarsi accompagnare dalla novità e ritrovarsi sempre, fra la mani, una sessualità inappagata, perché inappagabile, come motore di azioni che in alcuni momenti diventano vacue.

Dopo una sbiciclettata che non ha avuto altro esito se non quello di spomparmi, ho sentito che l’impulso ad andargli incontro non si era assolutamente deteriorato.

L’impulso ha agito e l’ho lasciato fare, mentre una timida ragione che aveva perso ormai ogni voce, tentava di chiedere spiegazioni al mio comportamento. L’ho ignorata, ma lei subdolamente mi faceva battere il cuore.

Poi è stato un vortice. Piccolo, veloce, passeggero.

Ho una piantina nuova.

L’altro, il Tubetto Secco, è un tessuto che lavoro con arte.

 
 
 
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