Affreschi Yin

Simona ha saputo ascoltare ed è arrivata.

Qui. A casa mia.

Sta cercando casa e mi chiede dell'amore.

Il sole entra dalla finestra aperta ed io sorrido.

Mi confida lentamente: " Non bisogna mollare gli extra, ma concederseli come un dono, come quando si decide di farsi una massaggio o andare dal parrucchiere."
Ha trentatrè anni,  lavora con i sordi e si apre dal profondo.

" A me piacciono tutti gli uomini, anche gli amici, ma non prendermi per maniaca. Ora sono innamorata di uno che vedo quando passo davanti al suo laboratorio. Non alza mai gli occhi dal  lavoro. Mi piace tantissimo."

"Perché non entri?" la incoraggio.

"No, poi rivinerei tutto. Non sarei più capace di tornare lì per fantasticare ."

E' simile, identica a me anche quando aggiunge...ma poi la carne vuole la sua parte. E con gli occhi bassi dirige lo sguardo a destra e sinistra alla ricerca di qualcosa che le sfugge.

Le preparo un caffè.

Non vuole che io mi scomodi, ma siamo così in intimità che è facile rinunciare ai convenevoli mentre continuiamo a parlare come vecchie amiche, anche se ci  conosciamo solo da cinque minuti.

Quando mi parla del suo amore platonico le metto difronte il ritratto di Efesto, il dio della fucina, artigiano, inventore, solitario.

" Chi incarna l'archetipo Efesto non parla dei propri sentimenti, preferirà recarsi nell sua fucina e lavorare in solitudine. Là, i sentimenti verranno sublimati ed espessi nel lavoro..."

Lascio che continui da sola a leggere e all'improvviso la sento esclamare: "Sono proprio rovinata! Efesto ama le storie non corrisposte ed è pure omosessuale. Che faccio? Entro e gli dico: O Efesto...?!!!"
Ridiamo. Di cuore.

La lascio sola, prendo Il mio libro e ci scrivo sopra: A Simona e ai suoi passi che mi hanno raggiunta.

 Glielo dò. Legge la dedica. Si emoziona e fugge dicendo: "Non è possibile! E' troppo. Devo andar via! "