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Il buco
Post n°5 pubblicato il 04 Novembre 2010 da pacatissima
“ Perché hai messo quella stoffa nel camino?” - Perché è brutto altrimenti…sotto c’è un buco nero. – “ Ah, capisco. E’ meglio non evocare. “
L’intensità del suo sguardo. La profondità che rivela. L’intensità del mio sentire. La profondità che non conosce tende. Il buco. Oasi d’amore. Le sue serietà sobrietà equilibrio decisione, spiazzano. La sua VOCE mi descrive la bellezza dell’andare oltre. Della sintonia fra corpo e psiche, dello stato di grazia che è possibile raggiungere facendo sport. La sue MANI, leggermente dischiuse, ma con dita distese, roteano con movimenti spontaneamente piccoli e calibrati, come se volessero aprire quel qualcosa di cui parla. I suoi OCCHI, attraversati da una serietà che temo: il riserbo. La luce che li illumina da dentro li trasforma. Svelano trasparenze giallognole che rivelano il calore. In quel giallo un giorno ho intravisto la commozione del suo sentire. Il mio prenderne atto e gioirne facendo finta di niente, dettano la risoluzione. Mi riaffaccio dal buco e sono sola. Venti tiranni mi scuotono. Mi aggrappo con forze che non ho alla solita ringhiera. I miei sforzi sono premiati. Non parlo. Non mi spoglio ma…sono completamente nuda. E lui non sa vederlo. Probabilmente abbagliato da uno scenario esteriore. Vorrei che non lodasse più le mie bellezze, o quelle che lui ritiene tali. Vorrei guardare a lungo i suoi occhi e che traducesse quegli sguardi in parole. Mi smarrisco di fronte alla potenza silenziosa che lo anima. O a quella che io ritengo tale. Dal mio buco lo guardo e vorrei che si tuffasse senza usare ragione. Mi chiede perché finiscono le mie storie. Presuppone sia io quella che si “stufa”. - Non credere – gli rispondo – chiudo quando non trovo corrispondenza. - Non ha altre richieste, mi lascia tutto in mano. A sbrigarmela da sola. Sembra che lui possa resistere. Io non so e non voglio farlo e non è vero che voglio solo le altezze del sentire. Mi piace tuffarmi insieme in quel buco destabilizzante e insieme ritrovare la rotta. Ognuno per conto suo è un castigo. Chiama scaramanzia il suo non lasciarsi andare, ma la telepatia non è per me. Eppure, quando incontrandolo non parlavo perché fremente era l’incontro, era lui a nutrire timori. - Mi hai detto che ti piace il silenzio, anzi, mi hai chiesto se so reggerlo, allora? – “E’ vero, mi piace il silenzio, ma dopo, perché appena ti vedo non so interpretare e mi prende il panico.” La verità è che… c’è un buco nel quale aspetto che entri. La verità più estesa è che… “ finchè mi darà di questo pane, Dio mi sento”*
( *Frase presa da una poesia di Ezra Pound ) |
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il 22/12/2012 alle 15:04
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