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Mama Afrika

Post n°3 pubblicato il 14 Dicembre 2013 da delego.in.te
 

“La voce di Miriam Makeba era quello che i sudafricani dell’apartheid avevano al posto della libertà”.

Roberto Saviano

 

Miriam Zenzi Makeba, "Mama Afrika".

Miriam Makeba (nata a Johannesburg), soprannominata Mama Afrika, è stata ciò che per molti anni i sudafricani hanno avuto al posto della libertà: è stata la loro voce. Nel 1963 ha portato la propria testimonianza al comitato contro l’apartheid delle Nazioni Unite. Come risposta il governo sudafricano ha messo al bando i suoi dischi e ha condannato Miriam all’esilio. Trent’anni d’esilio.
Da quel momento la sua vita é diventata testimonianza di impegno politico e sociale. Una vita sempre in giro per il mondo, come la sua musica vietata.
Ai militanti del partito di Nelson Mandela durante le perquisizioni venivano sequestrati i suoi dischi, considerati “prova” della loro attività sovversiva. Bastava solo possedere la sua voce per essere fermati dalla polizia bianca sudafricana.
La potenza delle sue note le conferisce cittadinanza universale fa divenire il Sudafrica terra di tutti.
Miriam dopo un periodo in Europa conosce Harry Belafonte (a Londra) e con il suo aiuto si trasferisce negli U.S.A., qui incide molti brani di successo come Pata Pata, The Click Song e Malaika.

Sposa l'attivista per i diritti civili Stokely Carmichael, leader delle Pantere Nere. Questo evento genera molte controversie col risultato che tutti i suoi contratti discografici vengono annullati.

Ancora una volta la sua voce rappresenta un'arma politica da bloccare. I due lasciano gli Stati Uniti e si trasferiscono in Guinea e diventano amici del presidente Ahmed Sékou Touré e di sua moglie. Qualche anno dopo la Makeba si separa dal marito e continua a tenere concerti soprattutto in Africa,Sudamerica ed Europa.

Nel 1985 muore la sua unica figlia Bongi, la cantante si trasferìsce a Bruxelles. Due anni dopo  collabora al tour dell'album Graceland di Paul Simon.

Nel 1990 Nelson Mandela convince la Makeba a rientrare in Sudafrica.



Soweto giugno 1976. Mbuyisa Makhubu porta il corpo di Hector Pieterson,
ucciso dalla polizia durante la protesta studentesca contro l'insegnamento
dell'afrikaans nelle scuole.

Nel il 9 novembre 2008 Miriam Makeba a 76 anni si esibisce in un concerto a Castel Volturno. Un paese in provincia di Caserta. Un angolo sperduto del mondo. Non si sentiva bene, ma ha voluto cantare lo stesso. Due mesi prima c'era stata una strage di sette africani per mano della camorra. Erano per lei Africani e non Ghanesi o Ivoriani o Nigeriani. La notte tra il 9 e il 10 novembre Muore.

"Se c’è un conforto nella sua tragedia si può dire che non è morta lontano. Ma è morta vicina, vicina alla sua gente, tra gli africani della diaspora arrivati qui a migliaia e che hanno reso propri questi luoghi, lavorandoci, vivendoci, dormendo insieme, sopravvivendo nelle case abbandonate nel Villaggio Coppola, costruendoci dentro una loro realtà che viene chiamata Soweto d’Italia. È morta mentre cercava di abbattere un’altra township col mero suono potente della sua voce. Miriam Makeba è morta in Africa. Non l’Africa geografica ma quella trasportata qui dalla sua gente, che si è mescolata a questa terra a cui pochi mesi fa ha insegnato la rabbia della dignità."

Roberto Saviano

"E' giusto che i suoi ultimi momenti siano stati sulla scena. Le sue melodie hanno dato voce al dolore dell'esilio che provò per 31 lunghi anni. Allo stesso tempo, la sua musica effondeva un profondo senso di speranza."

Nelson Mandela


Miriam Makeba - Oxgam

Fonti:
http://www.robertosaviano.it
http://it.wikipedia.org
http://www.antiwarsongs.org

 
 
 
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