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Post n°6 pubblicato il 25 Novembre 2005 da alfasica
L’arte è una filosofia, un metodo di indagine. Pare scontato per me innalzare nel XX sec. l’arte dal suo logoro trono di Re dell’artigianato per collocarlo nella più degna categoria di scienza indagatrice, di ordinatrice delle informazioni sensibili attraverso i criteri estetici del bello e dell’ armonico. Condannerei però l’arte subordinata alle scienze fisiche e filosofiche, rivendicando la sua autonomia gnoseologica, oltre che la tanto aspirata autonomia significativa. Sempre più l’arte è diventata lo strumento di propaganda delle moderne teorie e scuole di pensiero, è il laboratorio galileiano di tutte le discipline, la dimostrazione concreta e visibile delle più moderne scienze sociologiche, antropologiche, logico-linguistiche o fisico-matematiche, l’educatrice pedagogica delle masse, la macchina magica e affabulatrice, il circo roteante che attraverso gli occhi soddisfa la mente. L’arte come scienza è un’arte che crea strutture alternative degli elementi sensibili e intelligibili, una scienza capace di creare sistemi di indagine del reale, e anche di se stessa. Le primarie ricerche fatte sulle possibilità del piano, della linea e del punto, della materia e della forma, della luce e del colore, del segno e del significante, e dell’organizzazione sincronica di tutti questi elementi per creare sistemi bi-tridimensionali sembrano oggi servire i più biechi manierismi atti a stupire e arredare o diventare gli strumenti illustrativi di quelle credute più alte filosofie. Gli elementi primari dell’arte sono i suoi strumenti di indagine attraverso la quale si debbono creare nuove possibilità di cose, dietro l’arte si nasconde una nuova natura che asservisce i bisogni intellettivi e fantastici dell’uomo. Conosciamo già la natura biologica creata da “Dio” e la natura tecnica creata dall’uomo per soggiornare le nuove esigenze del suo corpo, ma poco abbiamo ancora di una natura di matrice intellettuale che altro non serve che ad intrattenere in uno spazio a lui comodo la sua mente. Mi rendo conto che questo punto di vista può far pensare all’auspicio di un’arte come macchina sensica, il che riporterebbe a quell’arte che ho appena disprezzato come “la macchina magica e affabulatrice, il circo roteante che attraverso gli occhi soddisfa la mente”, ovvero al mito artistico della macchina celibe e della sua attività masturbatoria. Forse qua stà la differenza, non chiedo un’arte come giostra di forma-colore ma una vera macchina pensante, di un pensare che è simbolo e non ragione della parola; una macchina pensante era per esempio il sistema di Mondrian-Van Doesburg, i supremi programmatori che decisi gli elementi base e le loro regole avviarono il pensiero della logica del sublime parlando di una lingua mai sentita prima ma che la nostra mente è in grado di intendere. Questo intendo per costruzione di un nuovo linguaggio e indagine delle possibilità combinatorie di elementi astratto-sensibili. Questo intendo per nuove possibilità conoscitive che l’arte può aprire, per nuove figurazioni intellettuali. |
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