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Post n°27 pubblicato il 05 Dicembre 2005 da alfasica
Il treno e i suoi vecchi vagoni Stridio di ferro e pesantezze irregolari. Sparita piangendo sassi come d’iceberg, Trascinando la catalessi del viso La mia gonna sul sedile di tela verde muschio. Finestrini di plastica opachi Occhi da trapassare Occhi ipnotici come biglie fredde, Gli angoli della bocca, Sopracciglia scure sempre immobili. Una bambola Miss Ossessione. Le scarpe di vernice iniziano a farmi male, Sono belle, Ma mi fanno male. La fotografia di copertina- Libretto Einaudi n.311. Le mani macchiate dal tempo hanno le palme nascoste Massiccio telefono nero Dietro una finestra Teatro. Una foca impazzita, Per la vista qualunque cosa. Di là dalla scenografia Un punto solo Tra le travi e i sacchi sospesi Accarezzo il cartoncino liscio. Premo il dito con la punta ormai bianca Sfrego fino a stonare stilli di luce Gli stilli di Jin Come stanotte mille e una notte Chiudendo campane di bronzo Più piccole ancora Braccialetto armonico è un dono Quando scrivo mi penso, Ancora. Appoggio una coscia sulla presa della corrente Tavolino estraibile Batteria scarica Ogni tasto una tomba Mr Q, W, E, R a Spoon River. Le edere viola si arrampicano sul nome Cancello Come il ferro Sepolture ed erba verde reticente Come la rugiada appoggia sulla vernice Entra nelle scarpe Sento i piedi umidi Il riscaldamento non funziona Ho freddo, sono nervosa Insistevo poi con il dito sul braccio di Jean Cercavo l’attenzione -Girati e guardami Dai, girati e guardami Porta scorrevole all’improvviso Vuoto d’aria e nidore Afonia di campane Chi ha aperto? Posso? Prego Succede Quando si ha un’entrata. Le dà fastidio se tolgo le scarpe e appoggio i piedi? Si accomodi io stavo per iniziare una masturbazione Mi pare di girare con le braccia a rovescia Arriva l’uomo con la testa da quotidiano Carnevale di Viareggio 1987 Maurizio Costanzo fa il nano su una Cadillac Giganti di Vinavil e cartastraccia di fanatici Piovono caramelle e coltelli I porci si ribellano. Io non me ne preoccupo. Con un mazzolino di icone appassite Senza alcuna informazione da dare. Io non so niente. Mi danno fastidio i suoi piedi Mi da fastidio il suo odore Mi da fastidio lui. Miss, vai a fumare una sigaretta. Ho un formicolio alla gamba. Corridoio percorso. Immobili e flosci marmi di poveracci Kuroi stanchi con i cappotti sulle spalle Gallerie, buio e luce, ma è notte. Ronzano i neon. Nessuno ha un viso ma tutti hanno un respiro. Il bagno ha una temperatura minore Una luce maggiore Il water ti porta direttamente a terra. Scendo con la borsa sulle spalle Stazione centrale Dlin dlin, io vedo solo i miei piedi Uno sputo ci cade vicino Figa di merda Un segno di disprezzo Anche io disprezzo Ma non sputo mai Vorrei ma non lo faccio Finirei la saliva dopo due passi in questa città Clacson, marmitte, asfalto bagnato Le luci gialle si chiudono sotto i portici Bologna è stanca, vecchia, bella, Invasa. Io lo sono con lei. Dietro la gente nei cappotti Le vetrine con i profumi Travi, funi e sacchi dondolanti Come a teatro esiste solo questa strada Svolto l’angolo Inizia la ricostruzione Veloci, veloci, stà arrivando Mettono un vecchio slavo con la fisarmonica Un banchetto di ninnoli d’argento per le gazze E una ragazza con dei volantini per la nuova occupazione della mensa Le mie scarpette di vernice ticchettano tra di loro Danno il tempo alla città I miei piedi danno il tempo alle scarpette di vernice Come lettere tra le dita costruiscono veloci i marciapiedi, i treni, i portici. Stacco la batteria dalla presa. Mi alzo con un formicolio alla gamba e ripongo il portatile, Chiudo gli occhi. Il rumore del treno mi culla. |
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