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Post n°42 pubblicato il 22 Dicembre 2005 da alfasica
Accendo il C.C. Show, Il ricordo mi scoraggi ad andare.
Donne morali Liu Jo parlano d’amore - Signore con gambaletti di nylon controllano - Lo psicologo psicotico consiglia - Il grande palinsesto dei tumori piange.
Una cinese suonatrice di fisarmonica mi dà consigli sulla ceramica Mille bambole in una cantina umida,
Lenti film di Ozo.
Spengo.
Farsi una doccia in un bagno indiano fumante, Distesa in una strada di Istanbul Il vento di sabbia mi imbianca Un lama mi sputa.
La pelle cade, Foglia a foglia, I fili argento indolenti, Discorsi tra donne Cattivi in anelli di vuoto, Sottovoce, Occhi sorrisi Me lo sento di intuito, E’ stato bello Ma non posso, Ci sono io qua, Io capisco. Parlate. Parlate. Parlate.
Silenzio sovraesposto - Stupor melanconico.
Maometto in un canto unico sale dal pavimento. Nina Simone con l’ultimo fiato ti porta sul Mississipi, Senti lenta la ruota che gira Muove l’acqua pesante, Pala a pala roca. Zolle di terra umida sollevano patate Steccati semplici in chiese bianche.
Qua: Bonito Oliva balla con un trans sul parrucchino di Andy Whorol, Dolce e Gabbana ridono, Cavalli cucina, mille donne magre camminano. Spengo.
La stanza vibra di blu profondo e velluto nero. Aerei tedeschi della grande guerra ronzano, In schieramenti geometrici necessari virano. Piccoli e precisi modellini in plastica. Segni di gesso sulla lavagna per i vincenti, Feltro pregno per i perdenti.
Strutture e cancellazioni anonime Per il Nuovo Mondo potenziato.
Posso cantare superficie e giovane bellezza Nel paradiso che è bianco come denti e monumentale!
Sorridi ai tasti interrati nelle gengive Muovi lo spazzolino con un play di polso.
Nella mia bocca una scatola di metallo. Ci pianto nuovi fiori santi e muscolosi Gli do tutti i giorni Carntina, Vitamine A-E-K, D3-C-B1,2,3,5,6 e 12. Carni forti, bianche e guizzanti. Si aprono e si chiudono sincronici come ore Pronti per essere creati li recido, Fiori freschi vivono sul mio tavolo ogni giorno.
Un’orchidea all’occhiello della giacca Per Dorian Grey e per gli idoli terrestri!
Creare tutti che nulla esiste!
Io deprivazione sensoriale, Stati schizoaffettivi e psicosi cicloidi.
Lacca rossa alle unghie e acetone E per me solo soffici nervi odoranti profumi. Una piccola Nike alata, ritagliata da una rivista Nella sua fine, una fiamma bidimensionale aspetta Accartocciamenti letterari e discorsi sensati.
La stanza scintilla come un vetro, La poltrona disinfettata, al centro Bianchi topi a tappeto invadono il loro elemento. Guardo i papaveri che si schiudono puliti dai vasi.
__Il chimico accarezzi la cavia e faccia sesso con la donna ormai morta!__ Ordina il Re al suo suddito. Obbedisco (come sempre) carte da poker in feroce quadriglia Sullo scrittoio, il telefono trilla, __Mirmiglia che è una meraviglia, Arriva veloce un treno da fuori stabiliaa…arrrt__ Non rispondo. L’eco della mia voce è sospeso. Anelli di lettere fluttuano il puzzo del bruco fumoso Del buco fangoso, del baco bavoso… Cado pesante come un arcangelo sulla moquette.
Ancora sento il corpo e vecchie sabbie bianche a Istanbul Vorticano insidiose agli occhi e suoni sessuali Contrazioni sull’altalena dal pelo bianco d’angora. Un prato di piccoli garofani rossi come occhietti voraci.
Appoggio un piede indiretto, Mediazioni e deviazioni del sistema.
Una diagonale di lama ciondolanti annusano le capsule di gelatina Bianche e viola allineate alla panca operatoria, Suture e terapie trascritte lentamente al piano.
Il respiro affannato cede sotto i cubi, Il peso di mille donne magre impastate con fango e argilla. Idoli geometrici levigati e luminosi come una pala d’altare. Sul mio letto si ricama una madonna nera.
Vapori di the, nero di velluto, raggi blu di rimando, aerei tedeschi, Virano sganciano, bombe, fiale spezzate rotolano sulla moquette, Bastoni e cilindri lucenti, Tip tap sull’olocausto. Dolce e Gabbana ancora ridono.
Spengo.
I muri imbiancati proiettano il lavoro di santi, Nuovi semidei in kevlar. Le mille donne dal grande occhio tingono la mano nell’acqua benedetta, Alzano sutra mea culpa Tramano unanimi e vibrano di ipnosi. Nevrosi alte sei metri con luce cadente Epatite saettante, voce suadente -
Strati di smalto denso impregnano la stanza. Dal cervello aperto notturne di tango in contrappunto,
Gira su se stessa la marionetta danzante ai fili sciolti Il suo canto è nenia crosciante__lapidante:
L’uomo con il cappello vestito di grigio è Individuo indisturbato Assume icastico l’identità metodica distribuita pianificata ed eventualmente modificata Un grande vetro su vista New York meccanico lo satellitizza all’insediamento abitativo Ma battezzato troppo umano per il controllo cosciente allineato ripete Robota Uomo come una rotativa
Robota uomo come una rotativa Robota uomo come una rotativa.
Sono le cinque p.m. L’ora del The è arrivata,
I passeggeri si scambiano composti Girando su tazze vuote si confondono.
Io sono il servizio che hai selezionato. Sono la tua parola di passaggio. Sono un errore procedurale. Io sono le mie connessioni neurali. Sono il superfluo pensiero.
Ascolta se ti parlo di senso,
Ti dico ora panica di follie, Tremolanti gelatine di verdearancio fanno bene al metabolismo Anni sulla formica ingiallita a cucinare pollo polifosfato Cucchiai d’acciaio non arrivano al bambino sovralimentato Dalle grosse mammelle latte sgorga a cascata sulle mattonelle della cucina Tutte le nostre case sono di un colore azzurro ione.
Io sono lo specchio sodo ed elastico. Sono l’acqua fluida nei tuoi percorsi. Sono l’elettricità del tuo cervello.
Freddo di mani umide cercare Proteo nell’onda violetta Con gli occhi d’anfibio non lo si può fermare, interrogare.
Oggi è il tempo di Yorick buffone del re, Mia unione barbara col divino e consolazione. Lo conobbi nelle acque serene, fermo e solido negli argini LCD, Si affacciò e anche lui digitò indifferentemente. -Dipingiti quanto vuoi, a questa apparenza dovrai divenire- Mi disse di riderne se potevo. Io risi, muovendo il mare d’impulsi.
Il treno e la mia onda passarono lentamente sotto gli archi. Intorno colossi stanchi e frutteti acerbi, Visioni diurne di giambi sudanti ai rami.
Sgocciolanti piombi fondono sul fornello elettrico. I muri caldi aprono scansioni termiche sulla ferita appannata. Guardo le chine, il riassorbirsi veloce sulle dense montagne, Liquidi cieli dispersi nello spazio umido. Vaghezza della mente,
Vento di mulini spogli, Cavalli stanchi di sognare. Tavoli da Bleck Jack consunti in speranza.
Donne rimpolpate fluttuano sui pavimenti, Uomini mitraglieri volano.
Visione notturna a infrarosso. Luci schemi e verde contorno Su ogni calore vede e spara.
Città deserta di gas e tutto immobile. Di tetti fitti e ponti grigi Di neon e tugseno spenti Di nebbie in strada ed echi sciolti Ridi, che ormai solo il rumore di ventole è rimasto, L’aria è già piena.
Fori ordinati sul muro passano luce come musica sulla 45° strada. I gradini affollati di gente che parte E dolce far niente aspettando che arrivi. Freschi fiori sul tavolo. Il giradischi acceso ronza di swing.
Fuori ordinati Gente che parte, gente che corre,
Solo Hitchcock guarda dalla finestra Dentro la mia scatola Sui binari con la testa tragica mi muovo, Saluto come una regina inglese la camera fissa.
I vetri sottili vibrano come ance alle pale rotanti di elicotteri, Vuoti d’aria tremano e trombe in sordina trillano, Clarini urlano, viole salgono e scendono, Bassi soffocati si alzano E il sax li persuade.
Cartelloni scoloriti di visi ariani riempiono la città, Scarpe di resina dinamiche Grandi bocche in differita si muovono.
L’agonismo socializza ai valori dominanti Ellissi d’acciaio nelle piazze chiudono il sole
Sono necessari Impegno, Volontà, Sacrificio Chiudono tutte le traiettorie del sole
A tutte le fasce della popolazione Chiudono l’oro nei laboratori dell’agonismo.
Il camminare è un’attività aerobica ritmica e dinamica dei muscoli scheletrici maggiori. L’oro per il Controllo.
Commessi efedrinici dall’iride verde nei distretti industriali, Fianco destro placcato Una coscia d’angelo alata.
Metri di capelli biondi arrotolati alla gola. Nel risveglio la dea Khali con la testa da insetto,
Un ragno sognato esplorava il mio viso. Eva dalla pancia piatta mi chiama a generare.
Delirio di delirante delirio non si placa Costa fatica tornare, Passano anni per trovare il mio corpo.
Dispersa scivolo in silenzio E’ la mia meccanica del quotidiano, Rotolo e rotolo.
Sono le cinque p.m. Giro che l’acqua mi si spegne in gola. Lenta di vasca risalgo e cammino
Nuda in echi di strade inseguita dai passi Nulla si sposta. Nemmeno sul pozzo in cemento.
Si raffredda il mio Linguaggio Piano.
Sento lento il ghiacciasi della fiammella. Gas sotto un neon invecchiato titilla E crampi alle gambe.
Vibra la piccola lampada sui libri impilati, Vestiti e cose con polvere chiara,
Madre-tv che insegna ai suoi figli a cantare,
Le cose sentite da dietro le porte e cose ad entrare. I muri e le porte e i muri e le porte. |
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