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IL PRESAGIO
Aprì il pesante portone dell’ingresso condominiale con ingenua velocità mentre riponeva il mazzo di chiavi nella tasca del soprabito e affrettava il primo passo sul gradino. La porta alternata di losanghe in vetro blu e ottone si richiuse alle sue spalle, alzava il viso per controllare il cielo quando lentamente trattenuta dalla leva fece sentire per un attimo il suo incastro. Solo cercando con lo sguardo la posizione della sua auto vide il giardinetto, i giochi di plastica dei bambini ricoperti di brina e gli aghi del pino. Chiuse gli occhi per respirare l’odore dell’aria e li riaprì. Il prato pareva di un metallico colore uniforme e l’albero trattenere il suo respiro; i gradini ai suoi piedi persero d’improvviso il senso della loro direzione e il cancelletto il suo stato di ostacolo, la strada scorreva come una liquida recinzione intorno al palazzo. Per un attimo sussultò, ma non comprese. Quando allungò il piede verso il secondo gradino l’aria si appoggiò a lui gelida e verticale, riprovò facendo avanti l’intero corpo ma venne respinto verso il portone. Rimase immobile nell’intercapedine dell’uscita battendo i pugni sotto il peso compatto dell'esterno.
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