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Vento di mulini spogli, cavalli stanchi di sognare e tavoli da Bleck Jack consunti in speranza. Donne rimpolpate fluttuano sui pavimenti. Uomini mitraglieri volano. E ancora visioni notturne a infrarosso di luci schemi e verde contorno che ogni calore vede e spara. Città deserte di gas e tutto immobile. Di tetti fitti e ponti grigi, di neon e tugseno spenti, di nebbie in strada ed echi sciolti. Ridi pagliaccio, ridi, che solo il rumore di ventole è rimasto, che l’aria è già piena. Fori ordinati sul muro passano luce come musica sulla 45° strada. I gradini affollati di gente che parte e dolce far niente aspettando che arrivi. E i freschi fiori sul tavolo con il giradischi acceso che ronza di swing. Fuori, ordinati, gente che parte, gente che corre. Solo Hichkock che mi guarda dalla finestra di fronte. Io, dentro la mia scatola, sui binari mi muovo e saluto come una regina inglese. I vetri sottili vibrano come ance alle pale rotanti di elicotteri. Vuoti d’aria tremano e trombe in sordina trillano, clarini urlano, viole salgono e scendono, bassi soffocati si alzano e il sax li persuade.
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