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sull'anima

Post n°8 pubblicato il 25 Novembre 2005 da alfasica

Si guardò a lungo cercandosi nel pesante specchio a muro, frugava malinconico la sua immagine senza vita. L’altro era lì, ma non lo vedeva. Con uno scatto di volontà si distolse dai propri occhi opachi, si pulì con il succo di limone la lunga barba e la cosparse di olio e balsamo. Marta aveva preparato la solita toilette del mattino sulla madia tarlata. Si infilò la tunica di lino bianca, cercò di aggiustarsi le unghie, le ribelli sopracciglia. Fuori il cielo era limpido e grigio. Uscì dal corridoio per i giardino come sempre, passato l’ultimo arco si apriva il giardino interno e l’aria arrivava umida e fredda. Le mura di  pietra fermavano il tappeto d’erba in un quadrato di solitudine, erano al di là le strade e i suoi rumori. Vicino alla panchina muschiosa lo aspettavano i suoi libri e i quaderni scientifici. Si sedette stanco. Riusciva ancora a vedere le sue mani lisce ed elastiche, prive delle cavità del tempo. Ora tremavano come carta di riso e larghe macchie melanitiche si increspavano nella sua pelle. Abbassò lo sguardo e guardò il prato che cambiava il suo colore alla luce, lo alzò al cielo e vide la nuvola, incurante fermava dei raggi che come corrieri cercavano la fine del loro percorso. Pensò alla pioggia violenta di luce, in discesa veloce sulla terra; come entrava quella luce a rendere il suo giardino perfetto! Marta lo curava tutti i giorni, toglieva le erbacce e i parassiti e gli dava l’acqua che serviva. Prese un quaderno e guardò il disegno di una stella Supernova. Era un’immagine familiare, di quelle che si conoscono anche prima di aver visto. ‘La mia supernova… era una stella già morta quando la vidi nascere ’. Guardò il roseto e un sorriso piegò l’angolo delle sue labbra. Era un cenno che ricordava alle rose un vecchio patto fatto loro, il vecchio lo rinnovava tutti i giorni da quando gli era stato confidato il loro segreto. I petali rossi si scaldarono e il maestro potè tornare al suo quaderno. Immaginò la vita di quella stella che ancora orbitava alla velocità della luce e le sue immagini sottili che si rincorrevano vibrando in quel viaggio. Piegò una carta, la ritagliò e aprì il ventaglio di immagini. ‘Povera la mia Supernova! Deve essere stanca di ripetersi uguale rimbalzando per lo spazio. Per fortuna il mio occhio l’ha accolta per riposarsi un po’ in tutto quel inutile girare per cercare un po’ d’attenzione. Stanotte dovrebbe arrivarmi il suo dodicesimo giorno di vita’. E si preparò a godersi lo spettacolo della piccola stella già morta. ‘Lo spazio deve essere pieno di tutte queste vite viaggianti’ disse tra se e se il vecchio. Immaginava lo spazio come una scatola piena di luce. Compressa nella materia oscura, si riempiva esponenzialmente di vettori che intersecandosi tentavano la loro espansione. ‘Da qualche parte lassù le mie mani devono essere ancora giovani ed elastiche, e forse, da qualche parte nello spazio, mi sono anche scontrato con la mia piccola stella. Come va signora Supernova? Oggi ha trovato qualcuno che la guarda?’. Marta entrò per portare la colazione e lo vide sorridere da solo. La giovane Marta non poteva sapere di tutta quella esistenza silenziosa che abitava intorno a lei e, saggia meno della rosa, pensava alle uova e alle pulizie. Il vecchio si rimise subito sul quaderno. Non aveva appetito e non aveva voglia di fare colazione. Iniziò a tracciare il grafico della vita della supernova, disegnava una sezione per ogni secondo della sua esistenza. In ogni riquadro c’era una sua immagine, dalla giovinezza piena di fuoco e potenza fino alla vecchiaia e al suo esaurirsi. Tutti quei riquadri si propagavano dal corpo della stella, sincronicamente immagazzinati dalla luce venivano trascinati fino al vecchio. ‘E’ sì!’ pensò ‘ora credo anche io nell’anima’ e continuò ‘l’anima, piccola stella, è la nostra immagine… peccato che non possiamo goderci il nostro viaggio stellare’. Il corpo del vecchio si intorpidì. Dalle mura il pavone dalla lunga coda girò lento il collo, le rose si imbiancarono e la piccola Supernova rimase giovane per sempre.

 
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