« CRONACHE- Diacronia in un giorno | ALFASIA 013 (fogli d'amanite) » |
Il treno e i suoi vecchi vagoni
Stridio di ferro e pesantezze irregolari.
Sparita piangendo sassi come d’iceberg,
Trascinando la catalessi del viso
La mia gonna sul sedile di tela verde muschio.
Finestrini di plastica opachi
Occhi da trapassare
Occhi ipnotici come biglie fredde,
Gli angoli della bocca,
Sopracciglia scure sempre immobili.
Una bambola Miss Ossessione.
Le scarpe di vernice iniziano a farmi male,
Sono belle,
Ma mi fanno male.
La fotografia di copertina-
Libretto Einaudi n.311.
Le mani macchiate dal tempo hanno le palme nascoste
Massiccio telefono nero
Dietro una finestra
Teatro.
Una foca impazzita,
Per la vista qualunque cosa.
Di là dalla scenografia
Un punto solo
Tra le travi e i sacchi sospesi
Accarezzo il cartoncino liscio.
Premo il dito con la punta ormai bianca
Sfrego fino a stonare stilli di luce
Gli stilli di Jin
Come stanotte mille e una notte
Chiudendo campane di bronzo
Più piccole ancora
Braccialetto armonico è un dono
Quando scrivo mi penso,
Ancora.
Appoggio una coscia sulla presa della corrente
Tavolino estraibile
Batteria scarica
Ogni tasto una tomba
Mr Q, W, E, R a Spoon River.
Le edere viola si arrampicano sul nome
Cancello
Come il ferro
Sepolture ed erba verde reticente
Come la rugiada appoggia sulla vernice
Entra nelle scarpe
Sento i piedi umidi
Il riscaldamento non funziona
Ho freddo, sono nervosa
Insistevo poi con il dito sul braccio di Jean
Cercavo l’attenzione
-Girati e guardami
Dai, girati e guardami
Porta scorrevole all’improvviso
Vuoto d’aria e nidore
Afonia di campane
Chi ha aperto?
Posso?
Prego
Succede
Quando si ha un’entrata.
Le dà fastidio se tolgo le scarpe e appoggio i piedi?
Si accomodi io stavo per iniziare una masturbazione
Mi pare di girare con le braccia a rovescia
Arriva l’uomo con la testa da quotidiano
Carnevale di Viareggio 1987
Maurizio Costanzo fa il nano su una Cadillac
Giganti di Vinavil e cartastraccia di fanatici
Piovono caramelle e coltelli
I porci si ribellano.
Io non me ne preoccupo.
Con un mazzolino di icone appassite
Senza alcuna informazione da dare.
Io non so niente.
Mi danno fastidio i suoi piedi
Mi da fastidio il suo odore
Mi da fastidio lui.
Miss, vai a fumare una sigaretta.
Ho un formicolio alla gamba.
Corridoio percorso.
Immobili e flosci marmi di poveracci
Kuroi stanchi con i cappotti sulle spalle
Gallerie, buio e luce, ma è notte.
Ronzano i neon.
Nessuno ha un viso ma tutti hanno un respiro.
Il bagno ha una temperatura minore
Una luce maggiore
Il water ti porta direttamente a terra.
Scendo con la borsa sulle spalle
Stazione centrale
Dlin dlin, io vedo solo i miei piedi
Uno sputo ci cade vicino
Figa di merda
Un segno di disprezzo
Anche io disprezzo
Ma non sputo mai
Vorrei ma non lo faccio
Finirei la saliva dopo due passi in questa città
Clacson, marmitte, asfalto bagnato
Le luci gialle si chiudono sotto i portici
Bologna è stanca, vecchia, bella,
Invasa.
Io lo sono con lei.
Dietro la gente nei cappotti
Le vetrine con i profumi
Travi, funi e sacchi dondolanti
Come a teatro esiste solo questa strada
Svolto l’angolo
Inizia la ricostruzione
Veloci, veloci, stà arrivando
Mettono un vecchio slavo con la fisarmonica
Un banchetto di ninnoli d’argento per le gazze
E una ragazza con dei volantini per la nuova occupazione della mensa
Le mie scarpette di vernice ticchettano tra di loro
Danno il tempo alla città
I miei piedi danno il tempo alle scarpette di vernice
Come lettere tra le dita costruiscono veloci i marciapiedi, i treni, i portici.
Stacco la batteria dalla presa.
Mi alzo con un formicolio alla gamba e ripongo il portatile,
Chiudo gli occhi.
Il rumore del treno mi culla.
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