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Proviamo a comunicare, condividere, criticare per costruire, confrontarci, ascoltarci, relazionarci. Proviamo a crescere oltre i nostri confini.

 

 

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Post n°16 pubblicato il 30 Novembre 2008 da counselor63
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Le Favole che Raccontano la Realtà.

LE METAFORE

Giorni fa rileggevo un bel libro di Milton H. Erickson, “la mia voce ti accompagnerà” (edito da Astrolabio) in cui sono racchiusi alcuni dei racconti didattici del famoso Ipnologo, racconti che apparentemente possono sembrare senza senso, ma che al contrario si rivelavano strumenti terapeutici raffinatissimi, offrendo all’interlocutore di turno (paziente, figlio, allievo, ecc.) una nuova visione di sé e della realtà ad esso circostante. Questo è il grande potere delle parole e di chi impara a comunicare per gli altri e non per sé stesso. Un noto Psichiatra di cui non ricordo il nome, che vidi in una trasmissione televisiva qualche tempo fa, disse: “Il farmaco cura la malattia, le parole curano la persona”.

Ecco perché grandi icone della storia dell’uomo: Gesù, Buddha, Gandhi, Martin Luther King, hanno coinvolto masse e continuano a coinvolgerle! Proprio per il potere che le loro parole sprigionano. I concetti espressi, sotto forma di parabole, enigmi a chiave, apologhi, hanno tuttora un potere immenso di comunicazione, arrivano negli strati più profondi dell’uomo fino alla sua “anima”.

Le metafore esercitano un forte impatto comunicativo in chi le ascolta, abbattendo le resistenze del ricevente il messaggio stesso. Raccontano la realtà della vita in modo più soft, ma penetrante. L’isomorfismo(1) abbassa le difese della parte razionale nel soggetto, coinvolgendo lo stesso individuo in FORMA INDIRETTA. Diciamo quindi che la realtà del soggetto ricevente il messaggio metaforico, verrà sostituita da una realtà virtuale con personaggi e contesti equivalenti a lui e al suo caso, ma non uguali e diretti al soggetto in forma esplicita. Prendiamo una storia a caso di quelle che potremmo sentire nella nostra quotidianità. Facciamo un esempio:


Ipotesi di realtà


Mauro è un lavoratore dipendente e soffre il rapporto di lavoro con Giorgio, il suo capoufficio. Mauro si lamenta perché si sente sempre ostacolato da Giorgio, in ogni cosa che fa. Questa situazione provoca a Mauro un forte irritamento per il fatto che descrive il suo superiore come un grande brontolone, uno che urla sempre anche quando non ce ne sarebbe motivo, tanto che alla fine, Mauro s’innervosisce e si confonde, perdendo la concentrazione sulle attività che svolge, sentendosi inoltre insoddisfatto del suo lavoro. In questo stato Mauro, che è una persona sensibile e responsabile, non riesce a lavorare serenamente e comincia a sentire il suo lavoro come una fatica eccessiva, irritandosi ulteriormente perché non riesce a svolgerlo nei tempi previsti, arrivando addirittura a pensare di dare le proprie dimissioni dall’incarico. Ma anche questa ultima eventuale soluzione rende Mauro nervoso, perché è consapevole che lasciando il lavoro questo creerebbe degli ulteriori disagi alla sua famiglia. Oggi non è facile trovare subito un altro lavoro. Non può quindi permettersi di sottrarre alla propria famiglia uno stipendio sicuro. Ha il mutuo di casa da pagare e i figli da crescere. Ma il disagio che Mauro vive è comunque forte.



Esempio di Metafora (la storia potrebbe essere riscritta così):


C’era una volta un falegname abile e volenteroso che, causa il poco spazio disponibile nel magazzino della sua piccola attività, doveva attraversare spesso a piedi un piccolo torrente per andare a rifornirsi di legna nel villaggio vicino. Il letto del piccolo fiume non era molto profondo e quindi al Falegname, per poterlo attraversare, bastava indossare un paio di stivali che lo coprivano fino al ginocchio. Il falegname però non sempre aveva la possibilità di attraversare il torrente, perché nella località montana dove risiedeva con la sua attività, pioveva di frequente, creando spesso piene nel fiume che a sua volta formava delle paurose e minacciose “rapide” dal rumore assordante. Il falegname suo malgrado, era costretto a rinunciare ad attraversarlo con grande irritazione, perché questo rallentava il suo lavoro e lo preoccupava in merito alle consegne imminenti che doveva fare ai suoi clienti. Ogni volta che gli capitava di vedere il fiume in piena cominciava ad agitarsi e non riusciva più a lavorare serenamente, perché era costretto a rimanere nel suo laboratorio preso dalle preoccupazioni delle consegne dei lavori ai suoi clienti che sapeva sarebbero tardate, colto anche da sconforto. Incominciava pian piano a maturare la voglia di lasciare quel posto immerso nella natura per andare a vivere nel villaggio vicino, magari cercando un altro lavoro. Aveva però le consegne da fare ai suoi clienti per gli ordini di lavoro che aveva precedentemente ricevuto e quindi, si trovava a combattere con se stesso. Da una parte era tentato di abbandonare il suo laboratorio di falegname e andare a vivere nel villaggio, dall’altra sapeva degli impegni presi con i suoi clienti. E intanto il tempo passava e lui si sentiva sempre più nervoso per la situazione che non riusciva a sciogliere. Questa scena si ripeteva troppo spesso e la sua agitazione aumentava ogni qualvolta si trovava nel suo laboratorio ed era costretto a vedere da una parte il lavoro che c’era da fare e dalla sua finestra il fiume in piena che non gli permetteva di andarsi a rifornire dei materiali necessari. Cominciò a sentire il lavoro che tanto amava e che faceva con molta dedizione, come qualcosa che ostacolava la sua libertà. Un giorno però, mentre il fiume era per l’ennesima volta in piena e brontolava tra le rapide, decise di non rimanere nel suo laboratorio ma bensì di andare nella sua casa che era adiacente la sua falegnameria, distogliendo per qualche minuto la sua attenzione dalla sua attività professionale, dai lavori che doveva consegnare e dal fiume in piena che brontolava tra le rapide. Mentre si trovava in questa posizione, si rese conto che ciò lo rendeva più tranquillo, allorché, rivolse a questo punto lo sguardo verso la sua falegnameria e notò che da quella posizione il fiume in piena e il suo laboratorio artigianale assumevano un’importanza diversa. Cominciò a vedere cose che prima d'ora non aveva mai notato. Era come se ci fosse qualcosa in quella prospettiva a cui non aveva fatto attenzione prima. Infatti, osservando la stessa solita scena ma da una posizione diversa rispetto alla precedente, si rese conto che ciò provocava in lui qualcosa di propositivo. Ebbe come la percezione che quel cambiamento di visuale gli dava delle opportunità diverse. E rimaneva tranquillo mentre continuava ad osservare con attenzione quali fossero queste opportunità.

Allora si domandò: cosa potrei fare per avere la possibilità di andare a rifornirmi anche quando il fiume è in piena?

A questo punto con la sessa scena davanti agli occhi ma vista da un’angolazione diversa e rilassata, esclamò: non mi ero accorto prima d’ora che intorno alla mia falegnameria ci sono degli alberi che stanno troppo vicino al fabbricato e che sono abbastanza grandi ma che cresceranno ancora e in qualche modo potrebbero compromettere la sua struttura. E se utilizzassi quegli alberi per costruire un ponte sopra il torrente, affinché possa passarci sopra tranquillamente quando è in piena?

Potrei impegnare un po’ del mio tempo libero per lavorare gli alberi e farne delle tavole per costruire il mio ponte. In questo modo potrei risolvere diverse situazioni: evitare che gli alberi diventino troppo grandi compromettendo la struttura della mia falegnameria; evitare ulteriori spese per ripristinare il fabbricato, laddove dovesse essere danneggiato dagli alberi; avere la possibilità di attraversare il fiume per andare a rifornirmi dei materiali a me necessari per il mio lavoro ogni qualvolta ne avrò bisogno, anche quando il fiume stesso è in piena; avere la possibilità di svolgere il lavoro come sono capace di fare, riuscendo a consegnare gli ordini ai miei clienti secondo i giusti tempi.

………… Ed ora sono anche convinto di una cosa, che il burrascoso rumore del fiume in piena proveniente dalle sue rapide, sarà qualcosa su cui posso fisicamente passarci sopra senza accorgermene e senza nessun disagio tante volte quante ne ho voglia, perché è un ponte creato da me e quindi stabile e so anche che posso sempre tornare in questo luogo tranquillo per qualche minuto, magari rilassandomi e non pensare al mio lavoro per qualche minuto per poi tornare sereno alle mie attività.



Sarebbe interessante a questo punto provare, con Voi utenti, a creare dei collegamenti tra la metafora (realtà virtuale) e la Realtà (ipotetica e creata apposta per questo esempio) di Mauro.


Aspetto come sempre i Vs. preziosi interventi.


Massimo Catalucci

(1) Isomorfismo: proprietà di molte sostanze di cristallizzarsi nella stessa forma, o di dare cristalli misti nei quali i componenti siano nella stessa proporzione che nella soluzione o fusione da cui provengono (Tratto da: Grande Dizionario della lingua Italiana – Edizioni: De Agostini)

 
 
 
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