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DEEP: Dialogo con l’Esperienza Emotiva Personale (SECONDA PARTE)

Post n°41 pubblicato il 21 Febbraio 2010 da counselor63
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Nel precedente mio articolo ho accennato alcune informazioni in merito alla condizione di stress nell'essere umano. Abbiamo visto come questa condizione sia necessaria per la vitalità in ogni persona, ma abbiamo anche evidenziato come  il costante  e continuo stato di stress (distress=condizione nociva) possa recare danni agli aspetti psicofisici ed emotivi della stessa.

Vorrei ora approfondire quanto argomentato considerando due aspetti importanti:

  • Caratteristiche dello stato di stress;
  • Come e dove agisce il Metodo DEEP da me utilizzato nella persona;

Facendo riferimento sempre alla mia visione olistica dell'essere umano,  mi preme  evidenziare che il  nostro benessere psicofisico emotivo passa attraverso il sano equilibrio di tutte le forze e risorse materiali ed immateriali che ci completano.


Detto questo, è facilmente intuibile che tutte le categorie di ormoni e neurotrasmettitori  già da me citati in forma generica, vanno visti anch’essi come una contrapposizione di pesi diversi che hanno necessità di trovare il loro equilibrio naturale e specificamente, di essere gestiti in valori che gli competono per entrare in funzione quando è necessario e contestuale in modo “ordinario” (utile). Spesso però avviene il contrario e queste sostanze vengono prodotte dal nostro corpo in modo “straordinario” (nocivo). Questa ultima condizione avviene proprio in condizioni di stress (distress) nei quali una qualsiasi persona potrebbe trovarsi.

La costante esposizione a fattori psicofisici emotivi considerati nocivi  (distress) come ad esempio, solo per citare due casi:

Psicoemotivi - costante insoddisfazione della posizione professionale o scarsa considerazione da parte dei propri colleghi e superiori (bassa autostima, esclusione, insoddisfazione economica, mancanza di autorealizzazione personale);

Fisici – costante insoddisfazione delle funzioni corporee a causa di traumi (menomazioni accidentali, patologie varie);

provocano comunque una risposta negativa di adattamento al contesto in cui l’essere umano vive.

Le ghiandole surrenali (organi posti sopra ai due reni) sollecitate attraverso il sistema nervoso dall’ipofisi (organo a sua volta regolato dall’ipotalamo) cominciano a produrre, in questo stato, ormoni steroidi (cortisone, conosciuto anche come ormone dello stress) e, contemporaneamente, producono adrenalina in eccesso (che viene identificata come ormone e neurotrasmettitore).

Sappiamo che l’essere umano è un insieme di apparati e sistemi che sono in stretto collegamento tra loro in un continuo scambio di informazioni che viaggiano attraverso corsie preferenziali, nervose, cardiovascolari e linfatiche.

I neurotrasmettitori e gli ormoni utilizzano il sistema cardiovascolare e il  sistema nervoso per trasferire le informazioni da/per il cervello, da /per il sistema endocrino e quindi alle zone periferiche del corpo umano.

Credo di poter affermare che, da un punto di vista biologico, tutte le parti che compongono il corpo umano, comprese quelle sostanze che sono spesso erroneamente considerate nocive, se si trovano all’interno del nostro intero organismo, avranno evidentemente una funzione positiva. Occorrerebbe perciò parlare di equilibri di forze ed entro quali “range” questi elementi devono trovarsi per attivare uno stato complessivo di benessere psicofisico emotivo.

Sostanze quindi come la noradrenalina, la dopamina e serotonina, in fase di “stress” (distress) psicofisico emotivo eccessivo e costante, se iniziano a funzionare male, l’intero organismo umano ne risente negativamente.

Potremmo paragonare l’equilibrio di queste sostanze all’analisi dei processi produttivi in un’azienda, dove per effetto di qualche “comportamento e/o scelte errate” rispetto al programma prestabilito (business plan), avviene la trasformazione dei punti di forza aziendali in punti di debolezza.

Anche nel nostro intero organismo avviene una cosa simile, laddove non rispettiamo ciò che è nel nostro sistema integrale “ordinario” (psicobiologico), quelli che dovrebbero essere punti di forza, possono diventare punti di debolezza e dare seguito, laddove non si intervenga, adeguatamente e preventivamente, in primo luogo a disagi di lieve entità e successivamente a patologie più o meno gravi.

Nello specifico, il Metodo DEEP, tra l’altro come già evidenziato nelle mie precedenti uscite, attraverso l’attuazione di un dialogo emotivo personale che si basa sull’esperienza esistenziale diretta della persona, ed in un contesto di rilassamento psicofisico (raggiungimento delle onde alfa fino anche in alcuni casi a quelle theta e delta), favorisce l’abbassamento della soglia critica e della frequenza delle onde beta, facendo emergere la “coscienza” emotiva ed attivando un processo di sviluppo di un modello interiore di riferimento del mondo conforme alle aspettative psicoemotive ed alle  potenzialità della persona stessa. Inoltre, agendo anche a livello endocrino (abbiamo visto che dal cervello partono impulsi che sollecitano i processi endocrini) si possono riequilibrare le funzioni ormonali della serotonina (ormone addetto alla regolazione dei ritmi del sonno, è il nostro orologio biologico), della noradrenalina (è un mediatore chimico nella trasmissione nervosa degli impulsi agli organi efferenti) e della dopamina (importante per la produzione di endorfine, sostanze che determinano il senso del dolore e la regolazione del piacere)

Recuperare quindi il proprio equilibrio psicoemotivo, anche partendo da semplici ma costanti tecniche di rilassamento psicofisico, permette al sistema integrale umano di liberare nel corpo sostanze atte a produrre uno stato di benessere che può protrarsi nel tempo, scongiurando, da una parte, l’insorgere di condizioni stressanti a cui mal si adatta l’essere umano e dall’altra, lo sviluppo di uno stato di benessere costante, attraverso il quale la persona avrà l’opportunità di affrontare le situazioni difficili alle quali la vita può comunque esporla, con risposte di adattamento più adeguate per effetto di una maggiore resistenza allo stress.

Naturalmente sono dell’avviso che la sola serenità e tranquillità psicoemotiva, non siano sufficienti per ottenere un completo ed equilibrato stato psicofisico nell’essere umano, ma attivando un processo psicoemotivo adeguato alla natura umana ed alle caratteristiche specifiche individuali,  si può attuare un cambiamento anche nel comportamento e quindi nel proprio stile di vita quotidiano, per cui concludendo, possiamo dire che il nostro benessere totale, passa attarverso l’allineamento di diversi fattori, dove anche la sana gestione di un’attività fisica (aerobica e moderata); di una equilibrata alimentazione e la regolarità del sonno/veglia; oltre che un equilibrio nella sfera sessuale/affettiva; giocano un ruolo determinante nel mantenimento di uno stato efficiente della perfetta macchina biologica umana.

Cordialmente
Massimo Catalucci

 

 
 
 
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