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INGHILTERRA-ITALIA 36 - 11Il risultato non rispetta la partita, meritavamo di prendere minimo 40 punti di scarto. Perchè, nonostante la propensione al suicidio tattico mostrata dall'incapace CT Mallet, l'inghilterra ha giocato da schifo. Ma l'Italia ha fatto di peggio, anzi no: Mallet ha fatto di peggio. Come diavolo può essere venuto in mente al ct azzurro (che per una scelta del genere sarebbe da cacciare su due piedi) di togliere un vero campione come Mauro Bergamasco dal suo ruolo di terza linea, vero mastino del placcaggio, lottatore inarrestabile, e metterlo mediano di mischia? Una scelta scellerata e incomprensibile. Soprattutto visto che nei primi venti minuti il povero Marco non ha azzeccato un passaggio, fornendo solo palle da ospedale all'apertura, ovvero Marcato, che a furia di alzare le braccia per ricevere i palloni (quei due o tre che non erano completamente fuori misura) si è pure infortunato vista la frequente esposizione al placcaggio dell'avversario, visto che i palloni, oltre ad essere sbagliati, uscivano anche con lentezza esasperante. Abbiamo perso una miriade di palle lungo la trasmissione della palla, perso un uomo importante. Solo nel secondo tempo Mallet si è deciso a cambiare qualcosa. Sarebbe stato naturale rimettere Mauro al suo posto e far entrare Toniolatti in mediana, che in coppia con l'apertura subentrata a Marcato ha poi fatto un buon lavoro (McLean), invece allo scellerato Ct è sembrata buona cosa togliere Bergamasco del tutto, e relegarlo in panchina. Credo che, se proprio dobbiamo farci allenare da degli incapaci, tanto vale prendere un buon allenatore italiano che di certo non avrebbe fatto di peggio. Mettiamoci anche la tardiva sosituzione di Ongaro, decisamente non in giornata, che ha regalato metri e punti a una Inghilterra svogliata e imprecisa, ed il gioco è fatto. L'unica nota positiva sono un buon gioco dei tre quarti, soprattutto nella persona di Mirko Bergamasco e dell'ala e mezz'ala (credo Robertson e Gonzalo Canale) e del buon capitan Parisse, ma se il prezzo da pagare è quello di perdere aggressività nella mischia il gioco non vale la candela, anche se uno dei migliori in campo è stato Castrogiovanni, sostituito per Nieto (inspegabilmente, se non per stanchezza, ma anche Perugini non sembrava proprio fresco).
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Hank
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HAGAKURE
Quando un acquazzone ci sorprende, cerchiamo di non bagnarci affrettando il passo, ma anche tentando di ripararci sotto i cornicioni ci inzuppiamo ugualmente.
Se invece, fin dal principio, accettiamo di bagnarci eviteremo ogni incertezza e non per questo ci bagneremo di più. Tale consapevolezza si applica a tutte le cose.
Yamamoto Tsunetomo(1 - 79)
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LA MORTE E IL BUSHIDO
Quando sopraggiunge una crisi, davanti al dilemma fra vita e morte,è necessario scegliere subito la seconda. Non è difficile: basta armarsi di coraggio e agire. Alcuni dicono che morire senza aver portato a termine la propria missione equivale a una morire invano. Questa è la logica dei mercanti gonfi di orgoglio che tiranneggiano Osaka ed è solo un calcolo fallace, un'imitazione grottesca dell'etica del samurai.
E' quasi impossibile compiere una scelta ponderata in una situazione in cui le possibilità di vita e di morte si equivalgono. Noi tutti amiamo la vita ed è naturale che troviamo sempre delle buone ragioni per continuare a vivere. Colui che sceglie di farlo pur avendo fallito nel suo scopo, incorre nel disprezzo ed al tempo stesso è un vigliacco e un perdente.
Chi muore senza aver portato a termine la propria missione muore da fanatico, in modo vano, ma non disonorevole. Questa è infatti la Via del samurai.
L'essenza del Bushido è prepararsi alla morte, mattina e sera, in ogni momento della giornata.
Quando un samurai è sempre pronto a morire, padroneggia la Via.
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