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IL PAESE DELLE CREATURE SELVAGGE di Spyke Jonze
Post n°156 pubblicato il 12 Novembre 2009 da toughenough
Grazie a Dio Spyke Jonze ritorna nelle sale italiane con un lungometraggio, dopo averci sorpreso con Essere John Malkovich ed averci deliziato con il sottile “il Ladro di Orchidee” (Adaptation, 2002), ritrova la via della pellicola sul grande schermo. Jonze ha passato gli ultimi anni, dal 2002 ad ora, nella sua occupazione principale, girando dei videoclip per gruppi come R.E.M., Tenacius D (il gruppo dell'attore Jack Black), Sonic Youth e Chemical Brothers. Ora torna per noi al cinema con una storia fantastica tratta dal più famoso libro di Maurice Sendak, illustratore di libri per ragazzi. Il film narra di un ragazzino, figlio di genitori divorziati che abita con la madre e la sorella, con grossi problemi caratteriali dovuti in parte alla sua grande sensibilità ed al grosso bisogno di affetto; le incomprensioni ed i litigi con le persone cui vuole più bene, esasperati dalla sua aggressività e permalosità, lo portano ad intraprendere un lungo viaggio che lo porta in un paese fantastico, ovvero “Il Paese delle creature Selvaggie”. Qui incontrerà giganteschi animali pelosi e parlanti, buffi e paurosi allo stesso tempo, che lo porteranno a riflettere sulle dinamiche della vita e dei rapporti interpersonali. Come sempre con storie molto toccanti e sapientemente narrate, il plot semplificato sembra essere semplice e banale mentre invece la storia nasconde diversi punti di lettura, di cui il predominante è quello delle sfaccettature della personalità e dell'introspezione psicologica, quasi pedagogica. Una menzione speciale va' dedicata agli effetti speciali e alle scenografie. Le creature, oltre che selvagge, sono “meravigliose” in tutti i sensi, ad opera del Jim Henson's Studio (eredi del Jim Henson creatore dei Muppet!), sono espressive, accattivanti e paurose allo stesso tempo (nulla a che fare coi TeleTubbies, per intenderci) mentre le scenografie, i plastici e il design del “forte” mi hanno ricordato alcune delle creazioni di artisti “naturalisti” contemporanei.
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Hank
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Quando un acquazzone ci sorprende, cerchiamo di non bagnarci affrettando il passo, ma anche tentando di ripararci sotto i cornicioni ci inzuppiamo ugualmente.
Se invece, fin dal principio, accettiamo di bagnarci eviteremo ogni incertezza e non per questo ci bagneremo di più. Tale consapevolezza si applica a tutte le cose.
Yamamoto Tsunetomo(1 - 79)
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LA MORTE E IL BUSHIDO
Quando sopraggiunge una crisi, davanti al dilemma fra vita e morte,è necessario scegliere subito la seconda. Non è difficile: basta armarsi di coraggio e agire. Alcuni dicono che morire senza aver portato a termine la propria missione equivale a una morire invano. Questa è la logica dei mercanti gonfi di orgoglio che tiranneggiano Osaka ed è solo un calcolo fallace, un'imitazione grottesca dell'etica del samurai.
E' quasi impossibile compiere una scelta ponderata in una situazione in cui le possibilità di vita e di morte si equivalgono. Noi tutti amiamo la vita ed è naturale che troviamo sempre delle buone ragioni per continuare a vivere. Colui che sceglie di farlo pur avendo fallito nel suo scopo, incorre nel disprezzo ed al tempo stesso è un vigliacco e un perdente.
Chi muore senza aver portato a termine la propria missione muore da fanatico, in modo vano, ma non disonorevole. Questa è infatti la Via del samurai.
L'essenza del Bushido è prepararsi alla morte, mattina e sera, in ogni momento della giornata.
Quando un samurai è sempre pronto a morire, padroneggia la Via.
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