Creato da toughenough il 22/08/2007

Cinema e Amenità

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LA BATTAGLIA DEI TRE REGNI di John Woo

Post n°159 pubblicato il 20 Dicembre 2009 da toughenough
 

E' difficile spiegarsi come “I Tre Regni” non abbia avuto il meritato successo in occidente. Di fatto è il film cinese più costoso nella storia del cinema, soprattutto a causa dell'impressionante numero di comparse e per la qualità delle riprese epiche, nelle quali John Woo, oltre a dimostrare un talento che nessuno gli negava, mostra una insolita misura, una grazia che non ci si aspetta.
Il Film fa pensare ai classici degli anni 50', dove Cleopatre, comparse e imponenti piramidi meravigliano lo spettatore, intervallando battaglie campali al tratteggio di grandi eroi del passato, dei loro amori e delle loro vulnerabilità. In Occidente il film è uscito in una versione di circa tre ore, fluida ed emozionante; il ritmo del racconto è appunto quello di un cinema di altri tempi, e forse questo per alcuni potrebbe rivelarsi un ostacolo. Ma la narrazione scivola via senza intoppi o incongruenze, epica, dritta e perfetta, da sorbirsi tutta di un fiato. In Cina (e forse in oriente) invece il film è uscito in due parti, per una durata totale di quattro ore, per cui sarà interessante recuperare il dvd per la visione della versione estesa, per non perdersi gli oltre sessanta minuti mancanti all'appello della versione apparsa nei nostri cinema.

La pellicola narra un periodo storico della Cina, durante la dinastia Han, intorno all'anno 208 del nostro calendario. Il film ha il suo climax durante la battaglia di Chibi, e John Woo ed i suoi autori, non essendoci che vaghe notizie sullo svolgimento delle battaglie del periodo dei Tre Regni, decidono di attingere a piene mani al testo sacro della strategia, il “Sun Tzu”. Il movimento delle truppe e lo svolgersi delle battaglie è riprodotto in modo meticoloso, mostrandoci formazioni a cuneo, ad ala d'oca e a tartaruga, corredati di vari stratagemmi militari, dove il fattore determinante non risulta solo il numero di forze in campo, ma il terreno, la tattica, le motivazioni, il valore. Il tutto correlato di storie personali, grandi eroi, caparbietà ed astuzia, senza dimenticare le colombe bianche tanto care al regista cinese.

 

 
 
 
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HAGAKURE

Si può imparare qualcosa da un temporale.
Quando un acquazzone ci sorprende, cerchiamo di non bagnarci affrettando il passo, ma anche tentando di ripararci sotto i cornicioni ci inzuppiamo ugualmente.
Se invece, fin dal principio, accettiamo di bagnarci eviteremo ogni incertezza e non per questo ci bagneremo di più. Tale consapevolezza si applica a tutte le cose.

Yamamoto Tsunetomo(1 - 79)
 
 

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LA MORTE E IL BUSHIDO

Ho scoperto che la via del samurai è la morte.
Quando sopraggiunge una crisi, davanti al dilemma fra vita e morte,è necessario scegliere subito la seconda. Non è difficile: basta armarsi di coraggio e agire. Alcuni dicono che morire senza aver portato a termine la propria missione equivale a una morire invano. Questa è la logica dei mercanti gonfi di orgoglio che tiranneggiano Osaka ed è solo un calcolo fallace, un'imitazione grottesca dell'etica del samurai.
E' quasi impossibile compiere una scelta ponderata in una situazione in cui le possibilità di vita e di morte si equivalgono. Noi tutti amiamo la vita ed è naturale che troviamo sempre delle buone ragioni per continuare a vivere. Colui che sceglie di farlo pur avendo fallito nel suo scopo, incorre nel disprezzo ed al tempo stesso è un vigliacco e un perdente.
Chi muore senza aver portato a termine la propria missione muore da fanatico, in modo vano, ma non disonorevole. Questa è infatti la Via del samurai.
L'essenza del Bushido è prepararsi alla morte, mattina e sera, in ogni momento della giornata.
Quando un samurai è sempre pronto a morire, padroneggia la Via.
 
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