Creato da toughenough il 22/08/2007

Cinema e Amenità

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-parnassus

Post n°155 pubblicato il 31 Ottobre 2009 da toughenough
 

L'IMMAGINARIO DEL DOTTOR PARNASSUS di Terry Gilliam

Questo film è sulla bocca di tutti dalla morte di Ledger, poiché lo sfortunato attore insignito post mortem con il premio Oscar (per “The Dark Knight, attore non protagonista) non è riuscito a terminare questo lungometraggio di Terry Gilliam, già considerato regista sfortunato e portatore di iattura. In questo caso, diversamente da alcuni esempi famosi della famiglia Lee (il Corvo per Brandon e Tower of Death per Bruce), la sostituzione in corso d'opera dell'attore principale è perfetta e ben riuscita, e sia Jude Law, che Johnny Deep, che Colin Farrel sostituiscono l'attore principale all'ingresso nella mente di Parnassuss, come a voler suggerire le diverse sfaccettature del carattere di “Tony”. Tutta la mente di Parnassus, infatti, con l'ausilio di abbondante computer graphic (piuttosto elementare ma non fastidiosa), è la proiezione mentale di chi vi entra, con tutti i vizi e le virtù del caso. Il Dottore è vecchissimo, e la sua nascita risale a migliaia di anni fa, è una sorta di divinità aggiunta, dopo aver vinto una scommessa col diavolo stesso (si suggerisce pure una collimazione con la figura di Gesù Cristo), eterna, sopraffatta da un triste fato di dimenticanza, che lotta con mezzi inadeguati e obsoleti la solita sfida con il diavolo tentatore.

Il film, poco convincente nei primi minuti, con una recitazione un po' sopra le righe, cresce piano piano fino ad inghiottirti completamente, a veleggiarti tra il mito ed il reale, nella grande metafora intrinseca in questa pellicola, che suggerisce migliaia di spunti di riflessione e di rimandi. Lo script, infatti, è la vera forza di questa produzione, sostenuta egregiamente da un grande regista che qui ci suggerisce immaginari e mondi nuovi e surreali come già fece per “Brazil”.

Il ritmo, lo srotolarsi della storia, i colpi di scena orchestrati dal duo Gilliam e McKeown (già collaboratori per “Il Barone di Munchausen) le suggestioni registiche sembrano incastrarsi perfettamente per fornire, a tutti noi, una magica favola, uno spunto, sano divertimento e quant'altro.

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Il primo bicchiere, come sempre, è il migliore.

Hank
 

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HAGAKURE

Si può imparare qualcosa da un temporale.
Quando un acquazzone ci sorprende, cerchiamo di non bagnarci affrettando il passo, ma anche tentando di ripararci sotto i cornicioni ci inzuppiamo ugualmente.
Se invece, fin dal principio, accettiamo di bagnarci eviteremo ogni incertezza e non per questo ci bagneremo di più. Tale consapevolezza si applica a tutte le cose.

Yamamoto Tsunetomo(1 - 79)
 
 

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LA MORTE E IL BUSHIDO

Ho scoperto che la via del samurai è la morte.
Quando sopraggiunge una crisi, davanti al dilemma fra vita e morte,è necessario scegliere subito la seconda. Non è difficile: basta armarsi di coraggio e agire. Alcuni dicono che morire senza aver portato a termine la propria missione equivale a una morire invano. Questa è la logica dei mercanti gonfi di orgoglio che tiranneggiano Osaka ed è solo un calcolo fallace, un'imitazione grottesca dell'etica del samurai.
E' quasi impossibile compiere una scelta ponderata in una situazione in cui le possibilità di vita e di morte si equivalgono. Noi tutti amiamo la vita ed è naturale che troviamo sempre delle buone ragioni per continuare a vivere. Colui che sceglie di farlo pur avendo fallito nel suo scopo, incorre nel disprezzo ed al tempo stesso è un vigliacco e un perdente.
Chi muore senza aver portato a termine la propria missione muore da fanatico, in modo vano, ma non disonorevole. Questa è infatti la Via del samurai.
L'essenza del Bushido è prepararsi alla morte, mattina e sera, in ogni momento della giornata.
Quando un samurai è sempre pronto a morire, padroneggia la Via.
 
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