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ASPETTANDO IL SOLE è il primo lungometraggio di Ago Paianini, che grazie comunque alle sue lunghe frequentazioni nella "gavetta " si avvale della partecipazione, per il suo film, di attori di talento e di fama come Raul Bova, Claudia Gerini, Claudio Santamaria, ed altri famosi e di richiamo come Vanessa Incontrada, Gabriel Garko, Bebo Storti.
IL'opera è molto interessante, fuori dagli schemi del classico film italiano, anche se non originalissimo in sè. Tutta la storia, densa di noir e humor nero, ruota intorno ad un Hotel notturno ed ai suoi frequentatori: una coppia di amanti, un set pornografico, criminali, viaggiatori annoiati, presunti squartatori e quant'altro. La storia si sviluppa così accostando i vari personaggi (senza mai intrecciarli davvero) come divisi appunto dal muro della loro camera d'albergo, girando intorno alle loro storie e a quella di un eccentrico portiere di notte e delle sue termiti, con le quali sembra aver ingaggiato una lotta all'ultimo sangue. Ago Paianini, co-scrittore della sceneggiatura, sviluppa le sue storie con uno stile interessante seppur un po' di accademia (e non potrà che sfociare in un'ottimo regista in futuro) con una buona scelta dei movimenti di camera, delle inquadrature, e dei toni della pellicola. Anche il soggetto e i personaggi narrati, "locali" quanto "internazionali", ispirano immedesimazione ed emozioni. Tra i meglio riusciti quello interpretato da Raul Bova.
Il finale, convincente, conclude degnamente la storia in una sorta di Big Bang.
Nel complesso il film è sopra la media nonostante qualche pecca e merita un'occhiata, dal punto di vista puramente stilistico quanto da quello della trama, non solita per le produzioni italiane, seppur risulti un po' slegata.
Hank
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HAGAKURE
Quando un acquazzone ci sorprende, cerchiamo di non bagnarci affrettando il passo, ma anche tentando di ripararci sotto i cornicioni ci inzuppiamo ugualmente.
Se invece, fin dal principio, accettiamo di bagnarci eviteremo ogni incertezza e non per questo ci bagneremo di più. Tale consapevolezza si applica a tutte le cose.
Yamamoto Tsunetomo(1 - 79)
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LA MORTE E IL BUSHIDO
Quando sopraggiunge una crisi, davanti al dilemma fra vita e morte,è necessario scegliere subito la seconda. Non è difficile: basta armarsi di coraggio e agire. Alcuni dicono che morire senza aver portato a termine la propria missione equivale a una morire invano. Questa è la logica dei mercanti gonfi di orgoglio che tiranneggiano Osaka ed è solo un calcolo fallace, un'imitazione grottesca dell'etica del samurai.
E' quasi impossibile compiere una scelta ponderata in una situazione in cui le possibilità di vita e di morte si equivalgono. Noi tutti amiamo la vita ed è naturale che troviamo sempre delle buone ragioni per continuare a vivere. Colui che sceglie di farlo pur avendo fallito nel suo scopo, incorre nel disprezzo ed al tempo stesso è un vigliacco e un perdente.
Chi muore senza aver portato a termine la propria missione muore da fanatico, in modo vano, ma non disonorevole. Questa è infatti la Via del samurai.
L'essenza del Bushido è prepararsi alla morte, mattina e sera, in ogni momento della giornata.
Quando un samurai è sempre pronto a morire, padroneggia la Via.