Una Sera Che Piove
mi raccontoNon voglio più soffire
inutilmente
per un passato
che non mi è servito a niente.
Non voglio più vivere
i tormenti
di un passato
che ritorna intermittente.
Tante storie,
come tessere si riuniscono
e mentre chiudi gli occhi
per scacciare quelle immagini,
qualcosa dentro stringe e ti fa male.
Non voglio più sentire
questo dolore
che punge forte
togliendomi il respiro.
Tante angosce
sopportate inutilmente,
troppe per un bambino
che voleva solo imparare.
Oggi il tempo
è nuvoloso,
e sembra ancora incerto
per i giorni che verranno.
Le croci piangono
le morti dell'inverno
e chi avrebbe dovuto
aspetta tempi migliori.
Non voglio più sentire
questa amara nostalgia
che suona dentro e muore
al suono di ogni tramonto!
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Non ricordo, non importa,
se il destino ci ha sfidato.
La poesia quella vera,
nel mio cuore ancora c’è
E scrivo ancora nella notte
sogni persi senza sorta;
fuori il tempo è già cambiato
contro il vento sei andato.
Le parole, non so come
fioriscono con me;
se rileggo quei pensieri,
le lacrime sono già di ieri.
Non ricordo, non importa
se il tuo cuore non c’è più;
quel sorriso contro il sole
leggero splende da lassù.
E se ti scrivo in questo notte
è perché mi manchi ancora;
fuori il tempo è già cambiato,
con te il freddo se n’è andato.
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E’ fredda e tersa
l’aria di questo mattino
che trai raggi di un tiepido sole
abbraccia le sponde
del mio arido dolce rifugio…..
dietro il calore di una finestra
qualcuno sta scrivendo
l’ennesimo capitolo della sua esistenza….
negli occhi la nostalgia,
nella mente quel pensiero.
La distrazione di un momento
mi riporta a te
e mi ricorda che oggi
è il tuo compleanno!
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Non è mai stato facile ,
tracciare fra le righe
i passi di un pensiero
che si affacciava deciso.
Non è mai stato facile
rileggere le parole
scritte con la fretta
di una mano trepidante.
Adesso le parole
scolpite dai segni del tempo
tracciano una verità
che nessuno può più cambiare.
Rivedo te
mentre stringi le mie pagine;
cerco di indovinare
in quel sorriso di piacere
il peso del tuo silenzio.
Non è mai stato facile
capire cosa pensassi veramente,
ma rileggendo le parole, penso
che non hai mai capito niente.
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In questa vita immensa
fatta di silenzi programmati e attese interminabili,
non è più il ricordo vago a scatenare imbarazzo
e stupore per un nome che non si dimentica;
né questo presente scritto in fretta
su fogli bianchi e senza righe;
e neppure il pensiero dominante di cosa nasconde
questo punto interrogativo.
In questa vita immensa
fatta di rancori e attese interminabili
tutto scorre lento e indifferente.
Ma il male è tutto dentro.
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È sera sulle forme assopite di uno scoglio deserto;
le luci brillano lontane e si affievoliscono
nell’aria umida che solo a tratti si lascia respirare.
Le lacrime scendono fredde sul viso immobile,
fisso sul calore di quelle piccole case addormentate.
È sera tra le stradine deserte e nei limoneti;
una morsa mi stringe mentre si allungano i passi.
Le distanze svaniscono nell’infinito di questo momento
È sera tra le case rimaste accese per la veglia,
dietro quella finestra la mia sola speranza,
è saperti finalmente felice!
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La finestra aperta sul giardino dell’estate,
una tenda rossa gonfia nel vento maestrale;
un letto senza sponde al centro della stanza
una sera per nascondere la magia di un temporale…
Quando fiorivano le rose, bianche come la neve
il ritorno era festa….ricordo ch’era la mia festa.
Il petali sul viso, per farmi divertire
nascondevi con la mano le rughe del sorrsio.
E si rideva come fosse primavera
come fosse solo un gioco rubare l’innocenza;
il tempo era infinito come un mare senza sponde,
ma le stagioni fugacemente cadevano dal calendario.
Novembre era vicino alle porte della vita
per la festa universale, quella bella e sempre uguale.
Ci sarebbe stata pioggia e il primo freddo che
tra le foglie scarne avrebbe dimenticato il sole.
Nel chiostro tra la folla un profumo di caffè
confondeva il fumo acre di un mozzicone spento.
Tu col tuo sorriso tra i petali di rose bianche
a scherzare sulla porta te ne stavi steso al sole.
Non ti curavi delle disperate lacrime
che prima di cadere invocavano preghiere.
Novembre era arrivato e con se la sposa vera
mesta e senza gioia nel suo lungo velo nero;
prendendoti per mano, col peso sulle spalle,
passò portando via la rugiada dalle foglie
Tu ti voltasti indietro sorridendo al tuo passato
e mi lasciasti solo come petalo calpestato.
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Piano,
sui passi mi trascino lento
per quest’erta salita,
senza bivi e sensi contrari.
Su,
oltre ogni più arduo pensiero
questo corpo respira ansimando
la sua ultima sfida.
L’aria è fredda
e il cielo immobile;
oltre la vita l’esistenza allunga radici
su questa rupe scolpita dal vento
coperta di sassi levigati dal tempo.
Così piccolo, sembro quasi inesistente.
Sui passi il mio corpo
si trascina stanco…..
ma la fine è vicina.
È vicino il cielo così sereno,
a tratti inconsistente;
solo la luna così eterea,
sembra vera, ma dietro il candore
nel buio del suo contorno nasconde
la sua dura realtà.
Ogni corpo fine a se stesso
è cieco come il fato
che scorre tra le rive di un fiume.
Lassù l’aria sembra più fredda,
il vento contro trafigge
gli occhi senza fargli male,
e tra i solchi del viso scorre
spolverando il sale di lacrime morte.
Già le lacrime!
Un ricordo si accende
e voltandomi mi sembra di vedere qualcosa…...
ma nella nebbia si perde confuso
persino l’orizzonte
e la luce e i colori si spengono
come candele.
Niente ha più senso
anche se c’è una ragione;
nell’immensità del mio dolore
si fonde il sommo poeta
e nell’infinito trascina con se
l’ombra del suo ultimo breve ritratto!
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Il passero
Voglio morire quì
nel caldo
di un mattino
di aprile
...in un letto
di ricordi
circondato
dai fantasmi
dell'ultimo autunno!
Senza rumore
nel canto del passero solitario
voglio chiudere
le porte
al paradiso
e togliere il disturbo
in questo mondo!
Almeno stavolta
non sento il peso
delle lacrime
e della vergogna
che ho provato allora.
Voglio solo piangere
per scacciare
dal mio funerale
la disperazione
e maledire
questo peso
lancinante
che da sempre
mi ha dannato!
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Come un letto caldo del mattino
questo giorno sorge fra i tanti sparsi a caso;
le nuvole sono lontane, senza colore
e il grigiore della pioggia;
le gocce di rugiada scorrono sui vetri
e nella mente un bambino le rincorre con un dito;
il sole dilegua la nebbia sul mare
e quella sponda vecchia
e desolata si fa a tratti più chiara.
Non c’è più l’autunno dei primi giorni scuola
disegnato tra le pagine di un libro,
il ricordo delle foglie giallastre, rosse
e della vendemmia d’ottobre.
Anche le strade non sembrano le stesse:
la fretta presente ne riduce le distanze,
i pensieri che un tempo mi accompagnavano
adesso scorrono senza lasciare tracce.
Solo i fiori durano più a lungo!
Le rose nell’arco di una notte
un tempo si aprivano bianche,
appoggiate sul mio cuore aspettavano stanche;
aspettavano un gesto, una preghiera
per poi lasciarsi cadere al primo vento.
Negli occhi appannati dalle lacrime
sorridevi come allora; il freddo mi stringeva forte
e con esso le spine delle mie rose.
Adesso il tempo è cambiato e le ore ritardano l’estate;
fra le mani il vento soffia piano, le dita non pesano
e non hanno la forza di piegarsi.
Da lontano i marmi sembrano appannati,
e i colori accesi dalla luce del giorno.
Mi avvicino senza pregare,
dall’alto del mio male
e resto a pensare.
Non so decidere cosa provare,
né capire con te cosa ho perso.
Il vento mi spinge contro come allora,
ma le parole non sono più preghiera,
le lacrime non sono più tormento.
Nel mio cuore non ci sono più ricordi,
avanza solo un cimitero di croci!
(al 2 novembre, e ai ricordi che mi ha seppellito)
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Spesso li rincorri,
talvolta si avverano,
qualche volta te ne accorgi
altre volte no!
Da quando ti ho perso
i miei sogni stanno diventando realtà;
uno ad uno come le albe
stanno sorgendo nitidi e brillanti.
Con l'estate è arrivata la vita
e io l'ho respirata
come il profumo dell'incontro
che a te mi ha aperto il cuore!
Non scorderò mai quell'attimo.....
se la vita ha un senso
io l'ho trovato al traguardo
e nn voglio più tornare indietro.
Grazie Lory!
(a chi mi ha cresciuto, educato, amato come una canzone che ha appena cantato)
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Non chiedermi se sono felice,
potrei sentire un’emozione
e aver paura di godere.
Non chiedermi se ci penso ancora,
potrei ricordare
e aver paura della nostalgia.
Da quando i cancelli hanno chiuso le entrate,
il paradiso non ha più sentimento.
Da quando i muri sono divenuti invalicabili,
le certezze hanno smesso di crescere.
E adesso se mi chiedi se sono felice,
potrei rispondere con un sorriso
e con la sensazione di mentire ancora!
(Dedicata a Carlo...e al suo animo sensibile!)
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Io non sono pioggia che cade
tra le arse crepe di un deserto assetato.
Non sono la pioggia che scende distratta
tra i vicoli bui del tempo presente.
Io non sono la pioggia che lava
le colpe e porta con se i dolori dell’anima.
Né sono la folle tempesta che nasconde
sorda le grida della nostra esistenza.
Non voglio essere la pioggia
che disseta la tua primavera,
né la bufera che spazza
i ricordi dell’ultima estate.
Voglio essere un’oasi in pieno deserto,
un oasi che irriga il piacere
e l’emozione di una poesia.
Non voglio essere la pioggia
che bagna la terra,
ma un un’oasi che sappia
con pazienza aspettare…la pioggia!
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Mi allontano dalla riva del mio mare
senza governo in piena tempesta.
Mi avvicino a te con la stessa paura
con la stessa premura
di non ferirti con le parole più vere.
Ancora piove e nel vento via lontano
le campane suonano a festa;
il mio cuore esulta, si blocca e sussulta.
Mi allontano da te
nell’eco di una preghiera
tra i miei passi abbandono
i resti di un giorno passato.
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Ancora il freddo,
fra le parete spoglie
della mia coscienza
danza col candore di
un folletto senza volto!
Si espande tra i colori,
grigi di un autunno
che sta disperdendo
le ultime foglie
stanche di respirare.
Nudo e senza forza
un debole respiro
affanna nella notte;
da fuori un richiamo
si espande nella mente.
Di nuovo il freddo
mi congela nel ricordo
e graffia il mio risveglio
con la paura eterna
di ritrovarmi ancora
solo con me stesso!
(Alle foglie calpestate nella notte....!)
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Com' è triste questa nebbia
che fuma dalla finestra;
che sul volto irrorato scivola
con la grazie di un velo bianco.
Nemmeno la sposa più casta
saprebbe capire il dolore,
la perdita di un uomo
strappato alla sua vita.
Folle questa nebbia,
mi confonde le lacrime
e bagna un pensiero
che non vuole andare via.
In disparte la solitudine
mi fissa dalla porta.....
stanotte il suo angelo
mi ha cullato nel sonno.
(a me stesso e alla solitudine che mi brucia dentro.....!)
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... così,
come un bagliore nel buio,
sei entrato senza far rumore.....
sento i passi avvicinarsi
lentamente alla mia porta.
So che ci sei...
li fuori che stai aspettando!
Fremo nell'attesa
con la mano poggiata sulla maniglia;
sembra un'eternità!
Ma aspetterò
che la tua mano
accompagni la mia!
(a chi nella fotografia va alla ricerca del senso......
dando luce anche al buio più intenso!!!)
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Le notti sono troppo lunghe
per una stella alta nel cielo....
il primo bagliore di luce
sta spuntando ad est.....
ma quest'attesa non mi aiuta!
Ci sarai ancora quando verrà il giorno?
(a chi ti cerca nella notte e t'insegue durante il giorno!!!)
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Spazi vuoti intorno a me
le risate della gente,
una musica stonata
affolla la mia mente.
E’ un concerto di emozioni
di toccate e fughe incerte
una lunga galleria
di un treno che non parte.
C’è un ritardo nell’attesa
un messaggio da inviare,
nuovi passi per la sera
e la voglia di sognare……
Queste ferite al cuore
piante troppo nel silenzio
tra le spine non faranno
di me un cristo del tormento.
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Stanno per cadere giù
le ultime lacrime dal cielo
nuvoloso più del freddo
di un inverno col suo gelo.
Stringe forte ancora
del cuore l’altra metà
il tormento e il desiderio
di volare un po’ più in là.
Guardo fuori il temporale
che non brucia alcun sorriso:
oltre le nuvole il sereno,
sospira l’ultimo paradiso.
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Inviato da: diletta.castelli
il 23/10/2016 alle 13:54
Inviato da: SdoppiamoCupido
il 24/01/2012 alle 17:50
Inviato da: g.ragno
il 20/01/2012 alle 10:22
Inviato da: g.ragno
il 20/01/2012 alle 10:20
Inviato da: g.ragno
il 20/01/2012 alle 10:15