Creato da TapumTapum il 01/07/2012
Di tutto un po'
 

 

BOB DYLAN SCAMBIATO PER UN BARBONE

Post n°20 pubblicato il 22 Luglio 2012 da TapumTapum
Foto di TapumTapum

A Long Branch, New Jersey, alcuni abitanti del quartiere hanno notato di notte un uomo con abiti trasandati, da barbone, che sotto la pioggia, sbirciava attraverso le finestre di una casa in vendita, impauriti hanno chiamato subito la polizia, intervenuta prontamente.
L'agente Kristie Buble, 24 anni, chieste le generalità all'uomo che aveva di fronte, il quale era anche senza documenti,  si è sentita rispondere:”Bob Dylan”, alla successiva domanda del perché fosse li sotto la pioggia l’uomo ha risposto con un secco:“Mi andava di fare una passeggiata sotto la pioggia”.
La poliziotta ed il suo collega, non convinti, hanno accompagnato l’uomo all'hotel dove alloggiava, e qui hanno scoperto che si trovavano realmente davanti al famoso cantautore.
In effetti non ci sarebbe nulla di strano nel fatto che i due poliziotti non avessero riconosciuto la star di notte sotto la pioggia, vestito come un clochard, se non fosse che, dopo i fatti legati al caso di Henry Gates, l'accademico nero arrestato da un poliziotto bianco, in America ora si va con i piedi di piombo, e la notizia è rimasta nascosta per un po’ prima di venire a galla.
Tutto comunque si è risolto con le scuse dei poliziotti, che potranno comunque per sempre vantarsi di aver fermato per strada Bob Dylan…chissà se poi i due gli avranno chiesto pure l’autografo!



Bob Dylan

 
 
 

IL MISTERO DI GUSTAVO ROL

Post n°16 pubblicato il 18 Luglio 2012 da TapumTapum
Foto di TapumTapum

Erano gli anni Trenta quando, in Germania, il Premio Nobel Albert Einstein passava le sue serate incantato davanti ai prodigi di Gustavo Rol. Un altro Premio Nobel, il grande fisico italiano Enrico Fermi, si era appassionato a tutte le incredibili cose che Rol riusciva a fare. Come loro, negli anni, si sono alternati Pablo Picasso, Salvador Dalì, Benedetto Croce, Gabriele D'Annunzio e molti altri ancora. A quelli che lui chiamava "esperimenti" hanno assistito capi di stato, stelle del cinema, politici famosi. Pare che Hiter l'abbia voluto invano tra i suoi consiglieri, il generale De Gaulle lo raggiungeva spesso per parlare a quattrocchi e lo stesso Mussolini gli ha chiesto un parere, per poi ignorarlo con i risultati che sappiamo.
Rol, nato a Torino il 20 giugno 1903, è sicuramente uno dei personaggi più misteriosi mai esistiti, e se non avesse avuto questi testimoni eccellenti, sarebbe stato sicuramente etichettato come un illusionista.
Chi lo ha conosciuto racconta, ancora oggi, di situazioni prodigiose nate come se niente fosse, di aiuti incredibili dati a chi ne aveva bisogno e, soprattutto, tanta riservatezza, non cercava pubblicità o popolarità, il suo scopo non era trarre benefici economici dai suoi poteri.
Ma quali erano le doti che possedeva: la visione a distanza, ossia la visione di cose che si trovavano in un altro luogo o di ciò che avveniva in un altro luogo; la lettura di libri chiusi; l’osservazione dell'aura energetica che circonda il corpo umano, utile all'identificazione di malattie; visione dell'interno del corpo umano, stimati medici si sono rivolti a lui con successo per affrontare casi clinici complicati; riusciva a spostare a distanza oggetti di qualsiasi genere (telecinesi), a materializzarli e smaterializzarli; prevedeva eventi futuri (precognizione); riusciva a conoscere il passato di una persona (chiaroveggenza); leggeva nel pensiero (telepatia), riusciva a trovarsi in luoghi differenti nello stesso momento (bilocazione),  e molto altro ancora.
Lo stesso Rol, spiegava questi fenomeni e queste sue facoltà, attribuendole alla bontà di Dio. A Dino Buzzati, noto giornalista e scrittore dichiarò: ”Non sono un mago. Non credo nella magia... Tutto quello che io sono e faccio viene di là (indicando con la mano il cielo), noi tutti siamo una parte di Dio... E a chi mi domanda perché faccio certi esperimenti, rispondo: li faccio proprio a confermare la presenza di Dio...”.
Gli scienziati, però, non hanno mai affrontato uno studio serio sul fenomeno Rol, preferendo bollarlo come un abile prestigiatore.
Solo per fare pochi esempi delle sue capacità, durante la seconda guerra mondiale, quando le potenze dell'Asse erano vittoriose su tutti i fronti, e nessuno poteva mai immaginare che quella che appariva ormai una brillante vittoria si sarebbe trasformata poi in una tragica sconfitta per l’Italia e la Germania, Mussolini, conoscendo la fama di Rol, lo volle incontrare. Convocatolo, la domanda del duce fu schietta: ”Mi dicono che voi fate delle previsioni, come andrà la guerra? Parlate pure liberamente”; Rol dopo non poche esitazioni rispose: ”Duce, la guerra è perduta”, ed alla successiva domanda di Mussolini: ”Qual’è la mia sorte?”, la risposta fu: ”Gli italiani la allontaneranno nella primavera del 1945”.
Il duce, naturalmente indispettito da quelle risposte, picchiando un pugno sul tavolo congedò frettolosamente Rol, il quale, agli ufficiali che lo accompagnavano all’esterno, raccontò di aver avuto una visione, indicando con precisione la data della morte di Mussolini, 28 aprile 1945.
Dopo l’8 settembre 1943 Rol metterà in gioco i suoi poteri per salvare molte persone condannate alla fucilazione dai nazi-fascisti. Sembra infatti che Rol, tramite le sue potenzialità telecinetiche, che tanto stupivano gli alti ufficiali tedeschi, sia riuscito ad ottenere la vita di alcuni partigiani in cambio di esperimenti richiesti dagli stessi ufficiali.
Un giorno, a Pinerolo, un comandante tedesco aveva messo al muro un gruppo di presunti partigiani che dovevano essere fucilati. Rol si precipitò a chiederne la liberazione. “Sono innocenti, non hanno commesso niente di male”, diceva. “E lei come fa ad esserne tanto sicuro?”, chiese l’ufficiale. “Alla stessa maniera con cui sono sicuro di conoscere cosa contengono i cassetti della scrivania nella sua casa ad Amburgo”, rispose Rol, e cominciò a descrivere accuratamente con dovizia di particolari gli oggetti presenti nella scrivania, soffermandosi, in particolare, sul contenuto di alcune lettere privatissime. Il tedesco, confuso e spaventato, liberò immediatamente i prigionieri.
Sempre Dino Buzzati, in un articolo sul “Corriere della Sera”, intitolato “L'albergo salvato dal mago”, ci racconta una storia legata all'Hotel du Cap, ad Antibes in Costa Azzurra, dove lo stesso Buzzati era stato ospite: “Monsieur André Sella mi fece entrare nel suo studio degno di un vecchio ammiraglio e mostrandomi gli album coi ricordi dell'Hotel si soffermava sulle facce ed i nomi più famosi d'Europa che erano stati suoi clienti. Sfogliando, ad un certo punto André fermò il dito sul volto di un bellissimo uomo nel fiore della vita. "Giorgio Cini”, disse. “Si ricorda? Settembre 1949... E questo qui è il dottor Rol, il mago di Torino, lei ne avrà sentito parlare, è a lui che devo la vita. Giorgio Cini era qui all'albergo con Merle Oberon, sua fidanzata, doveva partire insieme a me il giorno dopo per Venezia. Ma la sera, a cena, Rol mi toccò un braccio e mi disse: “Quel Cini ha la morte molto vicina”. Io sapevo chi fosse il dottor Rol. Ho avuto paura. Ho trovato un pretesto per non partire... La mattina dopo ho accompagnato Cini all'aeroporto di Nizza. Lo aspettava il pilota personale. Decollaggio perfetto. Mentre mi avviavo all'uscita seguivo l'aereo con gli occhi, così, per istinto. E pochi istanti dopo non vedo staccarsi netta un'ala e l'apparecchio venire giù a piombo? Quando sono arrivato sul posto, era un orrore, nessuno lo avrebbe potuto riconoscere. Poi le scene, lei può immaginare, Merle Oberon come pazza. E io salvo".
Di Gustavo Rol è rimasto poco, oltre alle testimonianze, come abbiamo già visto, di personaggi illustri, sono solamente rimasti i suoi quadri, dipingeva paesaggi e nature morte, e sembra, che in sua assenza, tali dipinti si animassero da soli.
Di recente, alla troupe del programma Voyager, che si è occupato di Gustavo Rol, è accaduto un evento inspiegabile. A Torino, durante le riprese del servizio nella casa dell’esecutore testamentario e caro amico di Rol, Aldo Provera, in una delle stanze, dove erano appesi due quadri dipinti da Rol, e dove quest’ultimo, quando era in vita, ha spesso effettuato moltissimi dei suoi esperimenti, si parlava appunto dei dipinti, ed in particolare di uno dei due dove sono raffigurati una giovane nobildonna francese, Teresa Rovere, antenata del padrone di casa, e suo figlio bambino. Si raccontava che anni prima, quando Rol era ancora in vita, era successa una cosa incredibile, infatti, mentre qualcuno narrava la storia dei due personaggi del dipinto, ed in particolare del bambino che era morto per avvelenamento, all’improvviso, con un grande lampo, il quadro si era staccato dalla parete per poi ritornare repentinamente al suo posto. Rol, come spesso faceva, aveva fatto mettere nella tasca dei presenti un biglietto bianco, in uno di questi, è comparsa poi questa scritta in francese: “Mio figlio non è morto in seguito ad un avvelenamento, ma per una grave infezione intestinale”. La madre, forse, aveva voluto difendere la memoria del bambino e ristabilire una verità cambiata nel tempo.
Mentre si narrava questa strana storia, l'operatore della Rai, Luigi Toninelli, che stava inquadrando il dipinto, mentre si apprestava a terminare le riprese, ha chiamato a gran voce il resto della troupe, infatti il quadro aveva cambiato aspetto, mentre subito prima, Teresa Rovere, che è raffigurata con un'espressione altera, attraverso il mirino della telecamera appariva invece sorridente.
La testimonianza di Luigi Toninelli : ” Mentre eravamo in quella stanza a riprendere, guardavo dentro la loop della telecamera, ad un certo punto ho attirato l’attenzione della troupe, perché si stava verificando una cosa perlomeno inconsueta, la signora del ritratto, all’interno del mio finder, cambiava completamente espressione. Siccome la casa è un po’ particolare pensavo si trattasse di autosuggestione, ho chiamato quindi la troupe per verificare. O era una cosa di suggestione collettiva, o se no era una cosa comunque inspiegabile”.
Anche gli altri componenti, attraverso la telecamera, osservando la differenza di espressione, vista dall'operatore, prontamente hanno inserito nel mirino una macchina fotografica scattando una foto. Nella foto si vede il volto di Teresa della Rovere completamente diverso da quello del dipinto, stava sorridendo.

Gustavo Adolfo Rol, morto nel 1994, ha portato per sempre con sé, il segreto dei suoi poteri.

Di lui è stato detto:

«Gustavo Rol è un uomo che Dio ha mandato fra di noi per renderci migliori»
Franco Zeffirelli.

«Rol sfugge alla nostra possibilità di comprensione. È un mistero»
Cesare Romiti.

«...un individuo dotato di poteri incredibili»
Guido Cernetti.

«... una personalità fra le più sorprendenti del secolo»
Alberto Bevilacqua.

«... è il più indecifrabile e fascinoso enigma in cui mai mi sia imbattuto»
Roberto Gervaso.

«Tra le persone a cui rivolgo una preghiera quando sono in difficoltà c'è anche lui...»
Vittorio Messori.

«All'incredibile Rol, che sarà credibile solamente dopodomani»
Jean Cocteau (dedica).

«Sono rimasto sbalordito, ma niente affatto sgomento: anzi, consolato ed arricchito»
Valentino Bompiani.

«A Gustavo Adolfo Rol che cammina come un illuminato sulla geografia dell'inconoscibile e della relatività»
Pitigrilli (dedica).

«Quell'uomo legge nel pensiero e non possiamo rischiare che i segreti dello Stato francese vengano a conoscenza di estranei»
Charles De Gaulle.

«Al dottor Rol, con ammirazione per il suo lavoro ultra-umanitario»
Vittorio Valletta (dedica).

«Gustavo era un essere meraviglioso che manca a tutti noi e che ci ha lasciato esperienze incredibili, emozioni uniche e straordinarie...»
Valentina Cortese.

«...è l'uomo più sconcertante che io abbia conosciuto. Sono talmente enormi le sue possibilità, da superare anche l'altrui facoltà di stupirsene»
Federico Fellini.

«Un personaggio... dietro al quale si nascondeva un'entità inafferrabile»
Tullio Kezich.

«Religiosissimo, credo che appartenga al filone dei “santi laici” piemontesi, come Frassati e Savio...»
Nico Orengo.

«Qualcosa di benefico si irraggia sugli altri. È questa la caratteristica immancabile... dei rari uomini arrivati, col superamento di se stessi, a un alto livello spirituale, e di conseguenza all'autentica bontà»
Dino Buzzati. 

 

Gustavo Adolfo Rol, non è stato certamente uno dei soliti ciarlatani, illusionisti e maghi, ma un uomo buono, prima di tutto, e dotato di poteri straordinari e reali.

 

 

 

A sinistra il dipinto, a destra la foto scattata dalla troupe di Voyager, l'espressione del volto è completamente diversa. 

 

 

 
 
 

LA NOSTALGIA DEGLI ANNI ’70 (i nostri giorni spensierati)

Post n°14 pubblicato il 10 Luglio 2012 da TapumTapum
Foto di TapumTapum

Che bello rivivere certi ricordi legati alla fanciullezza....

Non so se era meglio allora o oggi, a pensarci bene forse allora, non perché eravamo ragazzi, anche per questo logicamente, ma allora la vita era più semplice, ci si divertiva con poco, forse anche l’amicizia era più sincera, erano giorni spensierati! 
Spesso mi vengono in mente alcune cose che caratterizzarono quegli anni, e mi assale la nostalgia, cercherò di elencarne alcune, sicuramente se leggerete questo post, ve ne verranno in mente altre:

il Ciao, che si accendeva pedalando;

dopo la prima partita a pallone in piazza c’era la rivincita, e poi la bella, e poi la bella della bella…. in pratica non si finiva mai;

ci mancavano sempre quattro figurine per finire l'album Panini dei calciatori, io non sono mai riuscito a completarlo;

giocavamo a nascondino; il gioco della penitenza fare baciare lettera testamento; a palla avvelenata; ai quattro cantoni; a nomi cose animali città (e la città con la D era sempre Domodossola); alla battaglia navale di nascosto a scuola;

le cassette, le stereo 7, se le mangiava il mangianastri, e ci toccava riavvolgere il nastro con la bic o con una matita;

ci si emozionava per un bacio sulla guancia;

si andava in cabina a telefonare, con i gettoni telefonici della Sip color rame;

se guardavamo tutto il film delle 20:30 eravamo andati a dormire tardissimo!

suonavamo I campanelli e poi scappavamo;

nelle foto delle gite facevamo le corna ed eravamo sempre sorridenti;

se a scuola la maestra ti dava un ceffone, la mamma te ne dava 2;

le ricerche si facevano in biblioteca, o sulle enciclopedie che avevamo a casa, mica su Google!

si poteva star fuori in bici il pomeriggio;

sapevamo che ormai era pronta la cena perché c'era Happy Days;

la tv dei ragazzi;

la serie televisiva Alla Conquista del West, con il personaggio Zeb Macahan; Starsky e Hutch;

il biliardino, il flipper, il jukebox;

se la notte ti svegliavi e accendevi la tv vedevi il segnale di interruzione delle trasmissioni con quel rumore fastidioso; 

per noi avere un genitore divorziato era impossibile;

il pallone Super Tele, costava poco ma volava, tiravi a destra ed andava a sinistra, mentre il Super Santos, che costava di più, se non ricordo male circa 1500 lire, ti permetteva di fare qualche tiro decente;

le scarpe Mecap;

i fumetti, il Monello, l’Intrepido, con all’interno quasi sempre la pubblicità della Same Govj, che vendeva per corrispondenza cose impossibili, tipo, gli occhiali a raggi x che secondo la pubblicità ti permettevano di vedere le ragazze nude! Le scimmie d’acqua addomesticabili;

le Big Babol, le gomme del ponte, la girella Motta, il gelato Cucciolone, la cioccolata mezza nera e mezza bianca, e tante altre cose che adesso non ricordo.


Noi che non le abbiamo dimenticate, e sorridiamo quando ce le ricordiamo.
Noi che siamo stati queste cose, e gli altri non immaginano nemmeno cosa si sono persi!!!

 

 
 
 

“L’UOMO CANE” ERA ETTORE MAJORANA?

Post n°13 pubblicato il 09 Luglio 2012 da TapumTapum
Foto di TapumTapum

Penultimo di cinque fratelli, Ettore Majorana nacque a Catania il 5 agosto del 1906, in via Etnea 251 da Fabio Massimo (1875 – 1934), e Dorina Corso (1876-1965). E’ un fisico italiano scomparso misteriosamente nel 1938.

Le ipotesi relative alla scomparsa di Ettore Majorana seguono vari filoni: quello tedesco, quello argentino, quello monastico, quella venuta fuori intorno agli anni ’70 che dava Majorana in Sicilia: sarebbe stato lui, il fisico eccellente, l’ ”homu cani”, l’uomo cane, lo straccione trasandato che errava per la Sicilia, quest’ultima sembra l’ipotesi più accreditata. In realtà esistono degli elementi a sostegno di questa affascinante possibilità. "Tommaso Lipari", vissuto dal 1940 al 1973, per le strade di Mazara del Vallo, era un barbone particolare, dotato di un’inspiegabile conoscenza delle materie scientifiche che lo portava a risolvere i compiti degli scolari che incontrava. Mangiava ciò che trovava rovistando nei cassonetti della spazzatura. Si riparava dalla pioggia sotto i portici del Vescovado in Piazza della Repubblica. La notte dormiva in un buco nei pressi dei ruderi del Castello Normanno. In mano un bastone con uno spillo all'estremità inferiore col quale raccattava i mozziconi delle sigarette, che fumava avidamente. Benchè fosse scorbutico e rifiutasse la conversazione, i mazaresi gli vollero bene. Nei suoi modi scontrosi e nell'ostinato mutismo che non nascondevano, però, i tratti distinti e gli occhi buoni. Manifestava il rifiuto della vita e la volontà di espiazione. Era burbero, ma non faceva male a nessuno, e anzi, suscitava simpatia e commiserazione. Pare non accettasse elemosine e pasti, tranne, da accanito fumatore, qualche sigaretta, purchè gli fosse gettata per terra, di modo che dovesse chinarsi per raccoglierla. Anche questo un segno della sua voglia di punirsi. Punirsi per cosa? Quale grave misfatto aveva compiuto? Di quale crimine si era macchiato? Non è dato saperlo. Tutto è sempre stato avvolto nel mistero, che, col tempo, si è fatto più fitto.
Un abitante del paese, Armando Romeo, disse che il Lipari gli aveva mostrato una cicatrice sulla mano destra, tipica del Majorana; inoltre il bastone che usava, recava incisa la data del 5 agosto 1906, ovvero la data di nascita del fisico.
Osservando questo bastone non si può non notare una serie di tacche nere poste ad intervalli che appaiono non casuali. In prima istanza darebbe l'impressione di un regolo. Le tacche del bastone sono disposte in modo che gli estremi rappresentino la somma dei due numeri più prossimi rappresentati dalle tacche centrali. Ciò sembrerebbe indicare la simbologia della teoria fisica del campo unificato, tuttavia solo un fisico o un matematico potrebbe correttamente interpretare l'intervallo delle tacche del bastone di Tommaso Lipari. Infatti le tacche sono la sequenza di “Fibonacci". (Matematico pisano del XIII secolo). 
Interessante è pure la cordicella con tre palline bianche che il Lipari teneva nella mano sinistra.
Se poi qualcuno provava a porgli delle domande, si allontanava scontroso senza degnare di uno sguardo il curioso passante. Indossava sempre strani berretti e strati di abiti uno sull’altro; portava sempre con sé contenitori, buste e sacchetti pieni non si sa di cosa.
Per avvalorare la tesi che si trattasse di Ettore Majorana, si racconta di un episodio occorso circa 50 anni fa allorché un padre, preoccupato delle difficoltà incontrate dal proprio figlio in matematica, si recò da Tommaso, gli raccontò degli esami molto vicini del figlio; Tommaso allora, per aiutare lo studente, si prodigò in chiarimenti su argomenti di fisica e matematica, il ragazzo fu promosso. Alla fine Tommaso raccomandò all’uomo di non riferire a nessuno di quell’evento.
Una testimonianza di particolare importanza fu sempre quella di Edoardo Romeo, che in un’intervista così si espresse: "Mi disse di chiamarsi Ettore Majorana e di essere un ex-professore di matematica e fisica". Nel suo racconto Edoardo Romeo fornisce tante analogie tra il barbone e il fisico siciliano: l' andatura veloce, la stessa altezza di un metro e 60, la sigaretta sempre in bocca, una straordinaria somiglianza fra il viso
dell' uomo cane e quello della madre di Ettore Majorana. Nella ricostruzione ci sono tanti altri particolari. Ettore Majorana scomparve il 26 marzo del 1938. La sera prima, sul postale Napoli-Palermo avrebbe incontrato il vero Tommaso Lipari, acquistando le sue generalità per 16 mila e 800 lire.
 Fu proprio perché convinto di questa tesi che Edoardo Romeo, insieme col fratello, si rivolse all’allora procuratore di Marsala, Paolo Borsellino, chiedendo di accertare la verità. Il giudice accertò che, un mese dopo la scomparsa di Majorana, un certo Tommaso Lipari usciva dalla prigione di Favignana. Poiché l’uomo cane, per un banale episodio, un litigio con un vigile, era finito in prigione nel 1948, fu facile confrontare le firme apposte dai due nei registri carcerari, anche se in momenti diversi. Il giudice Borsellino considerò le firme molto simili e pertanto, convinto che Tommaso Lipari e l’"uomo cane" fossero la stessa persona, chiuse l’inchiesta. Ma non sono dello stesso parere altri studiosi che invece si dichiarano convinti che le firme dell’uomo cane e di Ettore Majorana appartenevano alla stessa persona.
Trovò la morte il 9 luglio del 1973. Al funerale di Lipari parteciparono tante persone, troppe per quello che è di solito l’estremo saluto ad un clochard; suonò persino la banda del paese; qualcuno narra di persone, non siciliane, intervenute apposta, che seguivano da lontano l’evento, come se sapessero qualcosa.
A questo punto, per arrivare alla verità bisognerebbe riesumare il corpo dell' "uomo cane", che si trova al cimitero comunale di Mazara del Vallo per sottoporlo all'esame del DNA.

Il mistero rimane ancora.


          L'unica foto di Tommaso Lipari, l' "uomo cane"

L'uomo Cane

 
 
 

“GLOOMY SUNDAY” LA CANZONE MALEDETTA

Post n°12 pubblicato il 07 Luglio 2012 da TapumTapum
Foto di TapumTapum

“Gloomy Sunday” è la famosa canzone maledetta, scritta nel 1933 dall'ungherese László Jávor e musicata da Rezsô Seress. Il testo, estremamente drammatico, narra di una,  o meglio, di due tristi domeniche.
La maledizione di questa canzone riguarda i suicidi di molte persone che si tolsero la vita ascoltandola, oppure, trovate morte, con lo spartito accanto.
Il testo è caratterizzato da una melodia molto malinconica e deprimente, che ha una cadenza quasi da marcia funebre, e racconta la storia di un amore che ormai è finito, ed il dolore, privo di speranza, di chi non ha altra prospettiva che la morte che lo possa riunire alla persona amata, e nessun giovamento a questa sofferenza proviene da chi sta intorno, perchè troppo avido e malvagio, e perfino la natura sembra partecipare al tormento degli innamorati, piangendo lacrime di dolore e sofferenza.
Non è certo una hit da Festivalbar!
Rezsô Seress era un modesto pianista e compositore nato in Ungheria nel 1899, trasferitosi a Parigi cercò di guadagnarsi da vivere come autore ma fallendo miseramente. Continuò ad inseguire il suo sogno, quello di diventare un cantautore di fama internazionale. La sua ragazza, dopo i numerosi fallimenti musicali, cercò di fargli capire che la sua aspirazione era troppo ambiziosa, trovandogli persino un lavoro, rifiutò il lavoro convinto che il suo destino doveva essere o quello di un grande artista, o di un vagabondo. Per tale motivo, i rapporti fra i due andarono gradualmente deteriorandosi, finché, un pomeriggio del 1933 precipitarono. Dopo una furiosa lite, imperniata sulla totale incapacità di Seress come compositore la coppia si separò.
Il giorno dopo la lite, una domenica , Seress era seduto al piano nel suo appartamento. Il panorama di una Parigi grigia e bagnata da una pesante pioggia, sembrava la fedele espressione esteriore del malessere che lo accompagnava dopo la rottura con la fidanzata. Improvvisamente, le sue mani cominciarono a suonare una melodia strana, malinconia, che sembrava incapsulare la tristezza per la ragazza che lo aveva lasciato e lo scoraggiamento per gli insuccessi musicali.
Una melodia lenta e malinconica, dove ogni nota si incupiva dell'alone di infelicità che aleggiava intorno a lui, stava componendo "Gloomy Sunday". Afferrata una matita scrisse le note su una vecchia cartolina.
La struggente melodia fu messa su pentagramma e inviata, con più speranza del solito, ad uno dei tanti produttori che lo avevano già rifiutato in passato, pochi giorni dopo, la canzone gli venne restituita con una nota che esplicitava: "Gloomy Sunday ha un ritmo ed una melodia strana e molto deprimente, ci dispiace ma non è di nostro gradimento."
Fu mandata ad un altro produttore, che finalmente l’accettò, con la promessa che presto sarebbe stata distribuita in tutte le principali città. La canzone venne infatti distribuita, in breve tempo, a livello internazionale, ma pochi mesi dopo la sua uscita iniziarono degli strani avvenimenti che portarono a definire tale brano “la canzone maledetta”.
Una sera, a Berlino, un giovane chiese ad un’orchestrina di suonare “Gloomy Sunday”, tornato a casa,  si suicidò con un colpo di pistola alla testa, lasciando una lettera ai parenti in cui scriveva che dopo aver ascoltato la canzone si era sentito fortemente depresso, inoltre, quella musica, era diventata un’ossessione che non riusciva ad allontanare dalla sua mente.
Una settimana dopo, nella stessa città, una giovane commessa fu trovata impiccata nel suo appartamento. La polizia, che stabilì si trattava di suicidio, rinvenne nella camera da letto della ragazza una copia dello spartito di “Gloomy Sunday”.
Due giorni dopo quella tragedia, una giovane segretaria di New York si suicidò con il gas, accanto al suo corpo fu trovato uno spartito di “Gloomy Sunday” ed una lettera, nella quale, la vittima chiedeva che ai suoi funerali suonassero le note di quella canzone.
Poche settimane dopo, un altro newyorchese, di 82 anni, si lanciò dalla finestra del suo appartamento al settimo piano uccidendosi, dopo aver suonato al pianoforte la melodia.
All'incirca nello stesso periodo, un adolescente a Roma, che aveva sentito la canzone, si lanciò da un ponte morendo.
I giornali iniziarono ad occuparsi delle strane morti legate alla canzone di Seress dandone ampio risalto.
A Londra, una donna che ascoltava la canzone a tutto volume ed il cui grammofono si era incantato ripetendo sempre la stessa strofa, fece infuriare e spaventare i vicini, che avevano letto delle vittime presumibilmente legate a quella melodia, dopo aver bussato insistentemente alla porta, non trovando risposta, la forzarono, trovando la donna morta su una sedia, in seguito le indagini della polizia conclusero che si trattava di suicidio da overdose di barbiturici.
Col passare dei mesi ci fu un flusso costante di morti bizzarre ed inquietanti, che furono collegate a “Gloomy Sunday”, tanto da convincere la BBC a vietare la trasmissione della canzone alla radio.
Di ritorno in Francia, Seress, scrisse alla sua ex-fidanzata, chiedendo una riconciliazione, ma alcuni giorni dopo apprese dalla polizia che la ragazza si era tolta la vita avvelenandosi, ed al suo fianco fu rinvenuta una copia dello spartito della canzone.
Negli Stati uniti ed in Inghilterra si dice ci furono ben 200 suicidi dovuti all'ascolto della versione di Billie Holiday nel 1941.
Gli eventi della seconda guerra mondiale fecero presto dimenticare "Gloomy Sunday", i suoi effetti nefasti, ed i suicidi.
Nel febbraio del 1968, Rezsô Seress, fu trovato morto in una strada di Budapest. Si era appena lanciato dall'ottavo piano di un palazzo, aveva 69 anni ed era molto depresso. Il Successo non gli aveva più arriso, e dopo "Gloomy Sunday", non era stato capace di scrivere più nessuna buona canzone.
Si suicidò di Domenica.


Dalla storia della canzone è stato tratto persino un film:
"Gloomy Sunday - Ein Lied von Lieve und Tod"
("Una canzone sull'amore e sulla morte")



        La locandina del Film
Rezsô Seress

                                           

 

 

                                                                                                            

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
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durante l’indimenticabile veglia della Giornata Mondiale della Gioventù di Roma nell’Anno Santo del 2000 disse:


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