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LA STRATEGIA ISLAMISTA

Post n°170 pubblicato il 18 Settembre 2008 da Il.Don.Camillo

A morte l’apostata. L’Iran vara la pena capitale contro chi lascia l’islam

È la formalizzazione di un fenomeno  che già da molti anni domina la vita dell’Iran. La messa a morte per legge dei non musulmani e dei convertiti. Così l’iran tocca l’apice dell’oscurantismo nei rapporti fra la Rivoluzione e le altre religioni, da quando nel 1979 l’ayatollah Ruhollah Khomeini concesse a tutti i sacerdoti, religiosi e religiose cattolici stranieri un mese di tempo per lasciare il paese. è passata inosseravata la quasi unanime approvazione al Parlamento iraniano del disegno di legge che sanziona la morte per gli apostati, coloro che abbandonano l’islame e bracciano un’altra fede, cristiana o zoroastriana. Considerando il voto schiacciante, 196 a favore e 7 contrari, l’iter legislativo è tutto in discesa per una legge unica nella umma.

La rivoluzione khomeinista si volge al purismo sunnita, fino a contemplare una punizione assoluta (per chi abbandona l’islam) estranea alla tradizione sciita. L’Iran è più vicino al Pakistan, la “terra dei puri” dove gli apostati hanno vita dura almeno quanto in Arabia Saudita, Mauritania e Sudan. L’Unione europea aveva ufficialmente chiesto a Teheran di abbandonare il progetto di legge che, per la prima volta, introduce nel codice penale la sentenza capitale per il reato di apostasia. L’Istituto sulle politiche religiose e pubbliche, con sede a Washington, per primo ha reso nota l’iniziativa e precisa che il testo in esame stabilisce la morte per l’apostata-uomo e il carcere per l’apostata-donna. “In passato, la condanna a morte è stata emessa ed eseguita in alcuni casi di apostasia, ma mai era stata inserita nella legislazione del paese” dice Joseph Grieboski, presidente dell’Istituto.

La legge individua due tipi di apostasia: innata o di origine parentale. Nel primo caso, l’apostata ha genitori musulmani, si dichiara musulmano e da adulto abbandona la fede di origine; nel secondo, l’apostata ha genitori non musulmani, diventa musulmano da adulto e poi abbandona la fede. L’articolo 225-7 stabilisce che “la punizione nel caso di apostasia innata è la morte”, mentre per l’articolo 225-8 “la punizione nel caso parentale è sì la morte, tuttavia, dopo la sentenza finale, per tre giorni il condannato sarà invitato a tornare sulla retta via e incoraggiato a ritrattare. In caso di rifiuto, la condanna a morte verrà eseguita”. “questa revisione del codice penale costituisce una violazione dei diritti fondamentali dell’uomo da parte di un regime che ha oppresso ripetutamente le minoranze, soprattutto quelle religiose” prosegue Grieboski, aggiungendo che “si tratta di una minaccia non solo per i cristiani convertiti dall’islam, ma anche per le minoranze considerate apostate dalla maggioranza sciita, come i Bahai”, abramitici sincretisti. Un mese fa sono stati arrestati cinque convertiti, fra cui Ramtin Soodmand, figlio di un neocristiano convertito.

Il presidente Mahmoud Ahmadinejad ha sempre presentato l’Iran come uno dei rari paesi nei quali “le minoranze religiose godono di diritti uguali”. L’Iran in passato ha condannato tre seguaci Bahai a quattro anni di carcere per aver leso la sicurezza pubblica facendo propaganda contro il sistema politico e proselitismo per la loro fede, “con il pretesto di aiutare i poveri”. I Bahai sono la più grande minoranza religiosa dell’Iran, circa 300 mila fedeli. Una religione vietata e perseguitata dalla rivoluzione islamica del 1979. da allora oltre 200 seguaci sono stati giustiziati, centinaia sono finiti in carcere, decine di migliaia sono stati privati dei più elementari diritti. Tutte le loro istituzione sono vietate e luoghi sacri, cimiteri e proprietà sono stati confiscati dal governo o distrutti. Molti bahai sono stati condannati per avere tenuto lezioni ai loro figli. i giovani non possono iscriversi all’università, se non si dichiarano “islamici”.

Nel luglio del 1994 Mehdi Dibaj è stato ucciso dopo aver scontata una pena di nove anni per aver rifiutato di abiurare la fede cristiana e di ritornare all’islam. Considerando l’affermazione del religioso sciita Hassan Mohammadi, secondo cui “ogni giorno circa 50 giovani iraniani si convertono in modo segreto al cristianesimo”, la legge sull’apostasia è una clava sulla testa dei non musulmani. Le stime parlano di circa 30 mila protestanti, 17 mila evangelici, settemila carismatici e quattromila pentecostali convertiti dall’islam. “Se mi uccideranno, sarà perché ho parlato e non perché ho taciuto”, aveva detto nel 1994 il pastore Haik Hovsepian. Fu ucciso e sepolto in una fossa comune con un musulmano convertito al cristianesimo che Hovsepian aveva difeso pubblicamente. Il convertito, Mehdi Debaj, era stato giustiziato per aver lasciato l’islam. È con il suo sangue che i pasdaran hanno scritto la nuova legge. Nel 1998 il vescovo pachistano John Joseph si sparava alla tempia davanti a un tribunale in cui era stato condannato a morte il cristiano e amico Ayub Masih. Oggi come allora, le ciglia del mondo libero si abbassano sulla sorte degli “infedeli”.

Giulio Meotti. Il Foglio, 17 settembre 2008

 

 

“Zone selvagge” di sharia. Ecco il piano islamista per conquistare Londra

Scomparsa la vecchia guardia dopo gli attentati del 7 luglio del 2005, è nata una nuova generazione di imam fondamentalisti. Sono i fautori delle corti della sharia attive in tutto il Regno Unito e propugnano la conquista del potere attraverso la bomba demografica e la creazione di “società parallele”. Anjem Choudary è il più noto di questi predicatori fondamentalisti. Il suo nome uscì la prima volta dopo il discorso che Benedetto XVI tenne a Ratisbona. Nel corso di una manifestazione all’esterno della cattedrale di Westminster, Choudary disse che il Papa doveva esse “sottoposto alla pena capitale”. Lo slogan di Choudary è semplice: “Musulmani, fate più figli e conquisteremo il Regno Unito”.

È stato il combattivo Sun a filmare un convegno shock di islamisti nell’East London. Il tabloid ha mandato una squadra di reporter in incognito a una riunione di islamisti nell’East London, in occasione dell’anniversario dell’11 settembre. Choudary sostiene che un’esplosione demografica permetterà ai musulmani di prendere il controllo del paese, che sarà finalmente governato in base alla sharia. “L’islam è superiore e non sarà mai sorpassato. La bandiera dell’islam sarà issata a Downing Street” ha dichiarato il responsabile del gruppo islamico britannico al Ghurabaa. Di fronte a una folla di un centinaio di giovani musulmani adoranti, Choudary ha annunciato che sarebbe semplice per un vasto numero di musulmani dichiarare il jihad contro il Regno Unito e che ognuno di loro potrebbe diventare “una bomba a orologeria pronta a esplodere”. Il predicatore è stato accolto con una vera e propria ovazione, quando ha dichiarato: “Circa 500 persone diventano musulmane ogni giorno nel paese”.

L’Inghilterra è sotto choc e i grandi quotidiani titolano sul ritorno degli imam dell’odio. “Non ci integriamo con la cristianità – ha tuonato Choudary – ci assicureremo che un giorno vi possiate integrare nella legge islamica. I nostri occhi sono su Downing Street”. Sono intervenuti al convegno i nuovi volti più noti dell’estremismo britannico, fra cui Abu Omar, Saiful Islam e Abu Saalihah. Il discorso più incendiario è stato quello di Saiful Islam, che ha ringraziato Osama bin Laden per il suo “coraggio”.

Il libretto rosso d nuovi movimenti islamisti si intitola “Edarat al-Wahsh”, governare in un mondo selvaggio. È scritto da uno dei maggiori strateghi di al Qaida, lo sceicco Abu-Bakar Naji. Si tratta di creare “società parallele”, accanto a quelle già esistenti; devono esistere nelle città principali, “sotto gli stessi occhi delle autorità, come società segrete con le proprie regole, valori e forze”. Devono costituirsi ampie minoranze musulmane, iniziando a “dare alle zone dove i musulmani vivono un’apparenza chiaramente islamica”, imponendo speciali stili di abbigliamento alle donne e barbe agli uomini. Poi si comincerà ad imporre la sharia. Come già accade in Inghilterra con le corti islamiche parallele che regolano questioni domestiche, matrimoniali, di vicinato e sessuali. Sorgono ovunque e sfruttano le falle del sistema inglese. Nella fase finale, i jihadisti creeranno un “sistema parallelo di tassazione e rispetto della legge”, sottraendo effettivamente in tal modo quelle zone al controllo del governo. Queste “zone selvagge”, come le chiama Naji, offriranno la copertura per basi e operazioni del jihad. L’obiettivo è far sì che l’”infedele” esca di casa ogni mattina con la paura di non rientrarci più. “una volta stabilite queste società parallele, essi faranno pressione sui non musulmani perché si sottomettano”. Naji è certo che, sottoposti a costanti intimidazione e a una paura di morire stimolata a “bassa intensità”, i non musulmani alla fine si sottometteranno: “L’Occidente non ha lo stomaco per una lunga battaglia”. Perchè, conclude l’ideologo di al Qaida, l’Occidente ama la vita e la tratta come “una festa continua”.

Giulio Meotti. Il Foglio, 18 settembre 2008

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