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IL GIUDICE HA PARLATO: MORTE PER ELUANA

Post n°172 pubblicato il 15 Novembre 2008 da Il.Don.Camillo

Rompo questo silenzio (in parte non scelto) per abbracciare la causa di Eluana Englaro. Per spendere qualche parola in favore della Vita, contro un culto della morte mascherato da finto amore per il prossimo.

 

Abbiamo scoperto che i giudici italiani, oltre a far cadere i governi, possono anche decidere chi deve vivere e chi deve morire. Ottimo. Ora una toga qualunque può prendere le parti di Dio, e stabilire per chi la vita non ha più senso, chi può morire di sete e di fame, chi, chi, chi.

Perché? Perché, questo? Come siamo arrivati a tutto ciò? Alla vita alla mercè di uno schifosissimo tribunale? Come?

La povera Eluana ha vissuto sedici anni in questo stato. Ora basta. Il giudice ha deciso che lei deve morire. E non morirà di malattia o di altro: morirà di fame e di sete. E non c’è niente di peggio. Già con Terri Schiavo c’avevano rifilato la balla che la vittima non avrebbe sofferto. E invece chi se ne intendeva veramente ha parlato, e ha detto ciò che c’era da dire: “La morte per fame e per sete, soprattutto per sete, è dolorosissima”. E l’ha detto uno che di gente a cui la spina viene tolta se ne intende. Lapidario. Altroché balle varie: non soffrirà, non sentirà nulla, eccetera, eccetera.

La nostra amata Cassazione ha deciso, ma c’è chi non si arrende. Con una terribile verità che squarcia ogni possibile velo di indifferenza, Eugenia Roccella ha detto, quasi con un urlo straziante: “E’ la prima volta che una cittadina italiana morirà per una sentenza”. Sarà un caso, ma l’eutanasia l’hanno introdotta Hitler e i suoi amici. Prima usavano solo i campi di concentramento, poi hanno pensato bene di far fuori la gente anche in modo “legale”, e così l’eutanasia, l’assassinio legale è entrato, si è insinuato nelle legislazioni.

E poi ci sono le suore che hanno curato con immensa carità Eluana. Che l’hanno servita per tutti questi anni. Anche loro non ci stanno. E hanno lanciato un appello, che sa tanto di supplica: “ancora una volta, affermiamo la nostra disponibilità a continuare a servire, oggi e in futuro, Eluana. Se c’è chi la considera morta, lasci che Eluana rimanga con noi che la sentiamo viva”.

Perché Eluana è viva! E non ce ne può fregare di meno delle idee di coloro che amano la morte.

Noi amiamo la vita! E anche Eluana la ama. E anche Terri Schiavo l’ha amata. Entrambe amanti della vita fino al loro assassinio legalizzato.

C’è chi ha difeso Eluana in quanto persona, in quanto vita, in quanto prossimo.

E c’è chi l’ha fatta slogan per la morte. Una lurida pubblicità pro-death.

 

Benvenuto assassinio legalizzato: in Italia ti aspettavano in molti.

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Commenti al Post:
tempesta_divita
tempesta_divita il 18/11/08 alle 00:37 via WEB
Credo che Eluana abbia finalmente il diritto di morire in pace lo dico senza sensi di colpa ... Chi prega per la vita di Eluana si è mai chiesto cosa vorrebbe per sè stesso? Io l'ho fatto e la risposta è che preferisco morire pittosto che vivere una NON VITA! Altro appunto fortunatamente il diritto all' aborto è una conquista di una società moderna e libera... Lo dico come donna e come avvocato. Eleonora
 
 
sifr
sifr il 18/11/08 alle 10:12 via WEB
Cara Eleonora, credo che nessuno possa ancora definire, in Italia, come ovunque, i limiti di una vita. Nè tanto meno può la nostra coscienza prendere una decisione riguardo cose di cui non conosce, nè domina. Tanto meno esistono dottori che possano scientificamente negare una speranza ad una vita che apparentemente, ai nostri occhi, sembra essere vegetale. Riflettiamo su tanti casi di morte apparente, su tanti esempi che qualcuno definisce miracolosi, e che gli stessi medici hanno nel corso del tempo spiegato con motivazioni che la scienza non poteva. E allora che senso ha il parlare di modernità e libertà se poi non si è più liberi di conoscere la verità e occorre rinunciare alla speranza ? Legalizzare, scrivere una regola che dica cosa sia la vita e cosa debba essere definito morte, mi sembra limitativo proprio della nostra libertà. Capisco che per una persona che ha fondato sulla legge e sulla definizione di regole da rispettare la propria professione e vita, sia importante e risulti una conquista l'aver raggiunto questa meta in Italia. Ma ritengo una ipocrisia umana il decidere sulla qualità della vita e su quale di essa debba essere assicurata e quale soppressa o lasciata morire (come sta avvenendo). Non si parli di accanimento terapeutico di fronte alla semplice alimentazione di un essere umano. Basterebbe trovare testimoni compiacenti a chiunque per trovare la soluzione d'ora innanzi perlasciar morire chi si trova in uno stato si apparente "non vita". Generalizzando sarebbero tantissimi i casi in cui si potrebbe allora lasciar morire milioni di persone perchè non avrebbero una speranza di vita agli occhi di chi ritiene non ce ne siano. Sarebbero tanti i casi in cui la nostra coscienza potrebbe prendersi il lucco di andarsene in vacanza, giustificata dalla presenza di una legge che bellamente le risolverebbe le cose. Non trovi ? Cordialmente.
 
 
Il.Don.Camillo
Il.Don.Camillo il 19/11/08 alle 21:21 via WEB
Che sia libera una società costretta a uccidere bambini per garantirsi "felicità" e "serenità"... mi sembra un po' esagerato. Se poi per "moderna" intendi quelli che abbiamo oggi, allora diciamo che mi dissocio giusto un pochino da questo modernismo. Tu, cara Eleonora, sei senza dubbio liberissima di pensare ciò che vuoi sulla tua morte, ma non puoi certo pensare che i tuoi desideri e le tue opinioni vengano applicati ad altre persone. Il diritto a morire non esiste. Ed Eluana, come Terri Schiavo un tempo, non vuole morire. Chi la ama, chi le sta vicino, come le suore della clinica, lo sa. Chi la vuole morta, chi la vuole un ricordo del passato, chi la vuole mettere da parte, come un giocattolo rotto è il padre, che proprio non si capisce cos'abbia di paterno. Anche l'aborto non è un diritto, cara mia. Il tuo è relativismo scopiazzato. Un cordiale abbraccio (sia detto sinceramente), don Camillo
 
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