DON CAMILLO'S BLOG

Non avendo alcuna riforma non dico da scrivere, ma almeno da pensare, i ministri e dintorni (tipo i presidenti della Camera...) del governo Prodi hanno la possibilità e il tempo necessari per lanciarsi in splendide e interessantissime dichiarazioni da rilasciare alle agenzie di stampa.
Non parlerò di Bertinotti, nonostante sia difficile non trovare, quotidianamente, una sua dichiarazione su Prodi, sulle parole di Prodi, sul governo Prodi, sul dopo Prodi e così via. Questa sera commento le parole della Bindi Rosy, ministro per la Famiglia (ancora non capisco a cosa serva, questo dicastero, visto che la sua unica attività è stata quella di attaccare la famiglia).

Il governo "ha le carte in regola per continuare a governare" Sarebbe bello se le facesse vedere anche agli italiani, queste carte, visto che, forse, qualche spiegazione sui casini e le litigate di questo governo se la meritano. "Questa maggioranza credo che abbia capito - osserva il ministro dopo le difficoltà emerse ieri al voto al Senato sulla Finanziaria - che conviene stare uniti e forti" Effettivamente, è una riflessione molto profonda; sarebbe stato meglio se lo avessero capito, i nostri amici della maggioranza, prima di cadere ripetutamente in Parlamento. E non una volta...e neanche due o tre. Rosy Bindi ha espresso l'auspicio che si creino presto le condizioni per approvare la legge elettorale. Riguardo agli appelli del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi a recarsi alle urne, Bindi replica: "E' meglio che primi verifichi che qualcuno voti per lui" Non commento perchè è proprio una frase inutile. L'ipotesi di governi istituzionali o tecnici non piace al ministro: "Non servono a questo paese, serve invece una nuova legge elettorale e le leggi elettorali le fa il Parlamento, non il governo" Peccato solo per il fatto che Prodi e Napolitano tengano su questo governo proprio per un motivo semplice semplice: la legge elettorale. Se mi dite che ci deve pensare il Parlamento, tanto meglio: mandiamo a casa 102-scaldapoltrone-102 e facciamo fare ai mille parlamentari che lautamente compensiamo.

Per adesso è tutto. Arrivederci alla prossima caduta.