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La conversione di Alphonse Ratisbonne

Post n°160 pubblicato il 02 Giugno 2008 da Il.Don.Camillo

Tratto da Ipotesi su Maria, Vittorio Messori, Edizioni Ares

 

(…) È in Sant’Andrea che ha luogo la sconvolgente conversione del ventottenne Alphonse Ratisbonne: la Madonna gli appare con le braccia abbassate e le mani aperte, nel gesto esatto di quella famosa Medaglia che il giovane ebreo, per sfida un po’ beffarda, ha accettato di portare al collo (è la Medaglia miracolosa di Rue du Bac, ndr).

Il Ratisbonne appartiene a una delle più ricche e influenti famiglie della numerosa comunità ebraica di Strasburgo. Suo fratello maggiore, Thèodore, convertitosi al cristianesimo, era stato ordinato sacerdote nel 1830, l’anno stesso delle apparizioni a santa Caterina Labourè (è ancora Rue du Bac, ndr). Don Thèodore diventerà uno dei principali collaboratori del parroco di Nostra Signora delle Vittorie e, come tale, propagandista entusiasta e instancabile della devozione all’Immacolata, cui raccomanderà ogni giorno il fratello Alphonse. Una preghiera che sarà clamorosamente accolta dall’apparizione della Madonna stessa, come vedremo presto.

Il giovane Alphonse, fedele all’ebraismo più come riti e tradizione che come fede, sente doveroso battersi per l’assistenza e il riscatto dei fratelli in Israele. La sua ostilità verso il cristianesimo in generale, e il cattolicesimo in particolare, non solo non è nascosta, ma è pubblicamente manifestata. Innamorato di una cugina, Flore, ha fissato con lei la data diun matrimonio vantaggioso anche sul piano sociale, ma voluto dai due soprattutto per amore. Prima di sposarsi, decide di fare un viaggio che lo porti sino a Gerusalemme, per vedere la terra dei suoi Padri. Con una imprevista variazione al programma, sceglie di visitare anche Roma. Arrivato nel giorno dell’Epifania del 1842, una delle sue prime visite è al ghetto, dove vivono gli oltre quattromila ebrei romani. E questo rafforza l’ostilità, già viva e militante, verso il cattolicesimo e il governo pontificio.

A Roma, il Ratisbonne – seppure di malavoglia – viene in contatto con il gruppo di cattolici ferventi francesi (molti dei quali convertiti) , giunti a nutrirsi della spiritualità romana e dei quali fa parte il barone Thèodore de Bussières, venuto dal luteranesimo e amico del sacerdote fratello di Alphonse. Il de Bussières non solo impegna gli amici credenti perché preghino per quel giovane ebreo, ma – quasi come per una scommessa – riesce a convincerlo a portare su di sé la famosa Medaglia. Di più: ottiene da lui la promessa di ricopiare il testo della famosa preghiera di san Bernardo (la pubblicheremo domani, ndr) che inizia con il Memorare, (…).

Malgrado abbia già prenotato la partenza in diligenza per Napoli (per poi proseguire da qui, in bastimento, verso Instanbul e da lì in Palestina) Alphonse, spinto da una forza misteriosa, decide di restare ancora qualche giorno a Roma. Nella tarda mattinata del 20 gennaio di quel 1842 accompagna il barone de Bussières nella chiesa di Sant’Andrea delle Fratte, dicendo che resterà sulla carrozza, mentre quel suo conoscente (più che amico, a causa della sua diffidenza verso i cattolici) deve intendersi con i frati per l’organizzazione di un funerale. Restato, però, solo con il cocchiere, la curiosità di vedere l’interno della chiesa lo spinge ad entrare. E qui, del tutto inaspettato, giungerà il “colpo di fulmine” che sconvolgerà radicalmente la sua vita, cambiandola per sempre.

1 - Continua domani

 
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