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THE DAY AFTER

Post n°146 pubblicato il 15 Aprile 2008 da Il.Don.Camillo

Un simpatico e grandioso flop. Un flop del buonumore, come la nostra lista (dell’amore e del buonumore), che non è riuscita a superare neanche lo sbarramento “mediatico” dell’1 per cento. Abbiamo preso la metà. Avevamo creduto che almeno 4 italiani su 100 potessero comprendere la nostra battaglia, la nostra alleanza tra cattolici e laici per portare avanti una proposta valoriale in una campagna elettorale che aveva bandito ciò che è nobile (la vita, e l’umano diritto a vivere) in favore di ciò che proprio non lo è, come le schede elettorali confuse, Totti, l’età degli avversari, le prestazioni a letto delle candidate dei rispettivi schieramenti.

Ci avevamo creduto. Il coraggio, la fantasia e il buonumore, da parte nostra, non erano certo mancati. È mancato il sostegno dei movimenti, di certi cattolici, di certi pro-life “Ferrara è un grande ma…”, “Ferrara lo stimo un sacco ma…”. È mancato, ma si è cercato comunque di nascondere la sua mancanza (dovuta alla scarsità del coraggio) con scuse alquanto deludenti, come la possibilità di una vittoria di Veltroni.

La nostra battaglia non è stata capita. Torniamo a casa con le convinzioni di sempre, magari un po’ meno allegria, ma comunque la certezza di avere fatto un buon lavoro. Il popolo della vita c’è davvero. Va tirato fuori. Dobbiamo farci sentire. Questo, partito il 19 dicembre con la moratoria, è solo il primo passo.

Sarà meglio, ora, passare ad alcune semplici considerazioni su queste elezioni.

 

Partiamo col centrodestra. La formula di queste elezioni si è rivelata fortunata. Ma in campagna elettorale il trionfo era palpabile. La differenza tra i due candidati principali era molto significativa: Veltroni prometteva sogni, Berlusconi cose concrete. Con la consapevolezza che Veltroni doveva prendere il massimo dei voti per rimanere a fare il leader del Pd, mentre Berlusconi doveva prepararsi a governare.

Grandissimo successo per la Lega, ennesima dimostrazione che nelle città la gente ha paura. Gli italiani vogliono cose concrete, non la felicità promessa da Prodi o le belle parole di Veltroni. La Lega ha preso più dell’8% sul territorio nazionale, candidandosi però soltanto al Nord.

Per quanto riguarda l’Udc, invece, è evidente che i voti guadagnati (tali da consentire un risultato più o meno stabile rispetto a due anni fa) sono stati tutti sottratti al centro di Veltroni (quindi margheritini delusi), e conquistati tra i moderati cattolici senza riferimenti. Questo sposta quindi l’elettorato dell’Udc, tradizionalmente ancorato al centrodestra, verso il centrosinistra. L’Udc è, in pratica, l’unico partito sopravvissuto alla tagliola di una legge elettorale su cui tutti hanno sputato, ma di cui gli stessi hanno approfittato. Chi prima, prendendo i seggi ma non i voti, e chi ora, spazzando via i partitini.

Dispiace che la Santanchè sia rimasta fuori. Ha fatto una campagna grintosa. Sarà per la prossima volta.

Dalla parte opposta, si evidenzia dappertutto la clamorosa scomparsa della sinistra radicale, ormai troppo poltronaia per raccogliere consensi tra gli estremisti. La formula dell’Arcobaleno (bocciata dagli stessi leader, come Diliberto del Pdci) ha come risultato la totale esclusione dei comunisti dal Parlamento: neanche un seggio sia alla Camera che al Senato. Da una decina di punti di percentuale del 2006, i cari amici della falce e del martello (nascosti ma sempre nel cuore) sono passati ad un misero 3,3%. Questo è dovuto a due fattori fondamentali: l’astensione, frutto di un governo Prodi cui la sinistra non è riuscita a strappare niente di buono ne’ per l’Italia ne’ per la sua base, e il Partito democratico, che ha catalizzato i voti di chi voleva contrastare la salita di Berlusconi al potere.

Un Partito democratico che, svuotando la sinistra radicale, ha visto un impressionante smottamento a sinistra. E, nonostante ciò, si è fermato al 33%. Al di sotto della soglia “pattuita” dal braccio destro di Veltroni: il mitico 35%. Evidentemente, le belle parole e le svolte ipocrite non hanno convinto troppo. I moderati, infatti, con Berlusconi erano ieri e con Berlusconi sono oggi.

Insomma. Abbiamo una maggioranza enorme alla Camera, e una forte al Senato. Senza Casini. Ora Berlusconi faccia il suo dovere, e applichi il programma.

Per quanto riguarda la nostra lista per la vita, aspettiamo indicazioni dal nostro capo.

È andata bene. Poteva andare meglio.

 
Rispondi al commento:
nonsolonero
nonsolonero il 18/04/08 alle 07:37 via WEB
Continuo a non capire per quale ragione nel nostro Paese ci sia tanta gente che continua ad affidare il proprio futuro e quello dei propri figli nelle mani di un personaggio quanto meno discutibile come l'ormai presidente del consiglio dei ministri "in pectore". Come è giusto che sia, mi inchino di fronte ai risultati delle urne, ma niente potrà liberarmi dall'angoscia che mi prende ogni volta che sento pronunciare nomi come Tremonti, Dell'Utri, Gasparri, La Russa, Bondi, Bonaiuti, Scajola o altri del suo terribile entourage come Previti, Taormina, Miccicchè. A questi signori aggiungo il tuo Ferrara, panciuto e arrogante opportunista, che nasconde le sue mire dietro proposte e pretesti tanto assurdi quanto incomprensibili. La sua lista "pro life" ha raccolto più verdura che consensi ed era esattamente quello che meritava lui, paladino della vita di chi ancora non ce l'ha e strafottente assenteista sui temi che hanno visto il cavaliere farsi autore di un intervento bellico che la vita l'ha strappata via a centinaia di migliaia di individui, senza una ragione, senza un perché e continueranno a farlo ancora per tanto tempo. Mi assalgono violenti conati di vomito quando penso alle leggi ad personam, alla depenalizzazione dei reati di falso in bilancio, alla defiscalizzazione della tassa di successione e donazione, al rientro dei capitali sporchi, ai condoni senza filtro e senza tregua, alla Cirami, al decreto "salva Rete 4" insomma, al tentativo mai abbandonato di "democratizzare l'illegalità" che il "cavaliere nero" continuerà a proporci nel futuro prossimo venturo. Siamo in tanti che stiamo ancora aspettando di vedere le armi di distruzione di massa nascoste in Iraq, esattamente come adesso siamo in tanti a farci rodere dalla curiosità di scoprire l'attesissima squadra che compone questa fantomatica cordata di imprenditori italici che dovrebbe salvare Alitalia... sperando che intanto non fallisca prima. Avevamo bisogno di tranquillizzarci, di cercare di recuperare fiducia in noi stessi, di creare le condizioni per ristabilire un pizzico di ordine e di legalità in Italia, martoriata da tanti, troppi anni in cui ci siamo azzuffati e azzannati come rivali, abbiamo perso il senso della solidarietà, siamo riusciti a convincerci che abbiamo sempre ragione e gli altri sempre torto. Abbiamo scelto, a mio avviso, la strada sbagliata e ho paura che, avremo poche opportunità finanche per pentircene. L'unico forse a non pentirsi di quanto ha fatto sarà il tuo Giuliano che, spinto dalla quantità industriale di ortaggi raccolti chissà che non decida di diventare vegetariano e presentarsi al pubblico meno grasso e con proposte più intelligenti. Il suo risultato da prefisso telefonico lo pone esattamente dove merita: nel dimenticatoio della politica italiana. I comunisti, viceversa, pagano amaramente lo scotto di una forte diserzione delle urne avvenuta soprattutto a sinistra e di un travaso di protesta che, al nord, ha premiato soprattutto la Lega. Ci accorgeremo tutti, questo sì, dell'assenza di chi ha sempre portato avanti istanze concrete e che, in un passato vicino e lontano, ha lottato per i veri diritti di tutti, in tutti i campi compiendo l'unico grosso errore di voler continuare a protestare anche quando si governava evidenziando, così, più contraddizioni che risultati raggiunti. Comunque vada e, anche se a malincuore, approfitto caro Don del tuo blog per fare i miei auguri a Berlusconi anche se sono certo che li userà malissimo. Viva l'Italia e Viva l'Europa "con" l'Italia. Claudio.
 
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