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IL TAMARRO

Post n°161 pubblicato il 07 Ottobre 2006 da Moltke
 
Tag: Faceto

Riprendiamo la normale programmazione. Buona lettura :)

Anche i tamari si riproducono, purtroppo.
 
E, naturalmente, non per partenogenesi asessuata. Già in precedenza ho parlato di motorini e cozze impanate. Dalla fusione dei due elementi, nasce il tacchinaggio, uno degli obiettivi primari del tamarro. Osserviamo la scena: due tamarri, a bordo dell'immancabile motorino (elemento presente in qualsiasi momento della giornata tamarra, compagno di mille tamarrate) avvistano la preda, due esseri di natura umanoide sulla cui carta d'identità, alla voce "Sesso:" segue una improbabile F
maiuscola. Sono splendide (agli occhi dei tamarri), nei loro pantaloni arancio che traboccano cellulite, avvolte in raffinati giubbotti neri e lucidi, incredibilmente simili a sacchetti della spazzatura. I due esseri di sesso femminile prima fingono di scacciare i due pretendenti, gridando loro frasi sconce e sacrileghe per una bocca femminile. I due tamarri contrattaccano, e per non essere da meno, rincarano la dose. Il motorino segue i due abomini (la loro voce potrebbe essere ricreata unendo i diagrammi vocali di Ferruccio Amendola, un gruppo di scaricanti di porto e la registrazione live del
caos prodotto da un gruppo di fans dei Marylin Manson accorsi ad un loro concerto), diretti verso zone isolate in periferia. Il capolinea. L'accoppiamento dura pochi secondi, le due squadre di tamarri si dividono a danno compiuto. Due (nel migliore dei casi) piccoli tamarri affollerano la terra tra poco tempo.
Tamarri si nasce, ma lo si diventa anche. E' necessaria, comunque, una predisposizione, senza la quale si è assolutamente immuni dal contagio. Il tamarro può anche civilizzarsi, ma il verificarsi delle condizioni necessarie ad innescare il processo di salvataggio è quanto mai raro.

continua...

 
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Post N° 160

Post n°160 pubblicato il 03 Ottobre 2006 da Moltke
 
Tag: Faceto

Interrompiamo le trasmissioni per mostrare un contributo video della massima importanza:

 
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IL TAMARRO

Post n°159 pubblicato il 29 Settembre 2006 da Moltke
 
Tag: Faceto

...

Incredibile a dirsi, il tamarro parla. Anzi, più realisticamente, bofonchia, muggisce, genera rumore tramite la stimolazione dei flussi d'aria che avvolgono le sue corde vocali. E quando riesce ad articolare un intera frase, in genere la stessa è priva di senso apparente e viene recepita solo dai suoi simili. Capita, molto sporadicamente (in casi numericamente inferiori alle eclissi di sole) il tamarro cerchi di comunicare con un essere umano: con molto sforzo riuscirà a mettere insieme qualche frase, scorretta nella sintassi, nelle grammatica e nei concetti. L'importante, comunque, è
farsi capire: il tamarro fallisce anche in questo. Proporrò adesso alcune frasi estratte da una conversazione tra gruppi di tamarri, a proposito di una rissa (gli altri argomenti trattati dai tamarri sono le superbanfe sessuali, l'elaborazione dei mezzi
meccanici in generale e gli impianti stereo: di questi ultimi ne parlerò in seguito).
Ahò, c'hai na cartina?
No, ci ho un cartone! (sguaiate risate in sottofondo degli amici tamarri)
Bello, forse non hai capito con chi stai parlando.
Non sei neanche l'immondizia che sotto le scarpe.
Compare, stai attento, altrimenti potresti trovarti in un matrimonio di schiaffi senza sapere neanche chi ti ha invitato.
Devi venire tu e altri cento come te.
Per uno come te basto solo io.

Poi si passa alle offese verbali nei confronti dei rispettivi familiari, rivolte in genere ai componenti di sesso femminile.  Si giunge alla goccia che fa traboccare il vaso: in genere è una frase, che cambia in ogni regione d'Italia, tranne che in quelle a statuto speciale, ove è stata unificata. In Campania la frase incriminata è la seguente:

"MA A QUANT 'O VVINN?!?!" (Trad. letterale: "MA A QUANTO LO VENDI", frase dal
significato oscuro e inspiegabile).

La rissa inizia, le due fazioni (una composta da 15 tamarri, l'altra da 3) emettono urla oscene e grida d'incitamento vichinghe, per sollevare l'attenzione degli astanti affinchè possano dividere i litiganti. Il che avviene puntualmente. Il tutto si risolve in un nulla di fatto, nessuno riporta (purtroppo) conseguenze fisiche rilevanti
(nessuna estinzione in massa), tranne che gli abiti descritti in precedenza, inutilizzabili. La fazione sconfitta (quella in minoranza numerica) si congeda gridando: "Adesso vado a chiamare.". I paladini che dovrebbero correre in aiuto dei loro protetti (figure retoriche la cui esistenza è veritiera come quella dell'Incredibile Hulk) rispondono ai nomi più terrorizzanti che il tamarro riesce a ricordare (vengono ideati, nella maggior parte dei casi, da menti ben più allenate).
Abbiamo un classico, Tore 'a Carogna (Salvatore la Carogna), seguito dai meno usuali Pasquale Armageddon, Michele the Crow, Nicolapocalyps, Peppe the Crusher, Demolition Carmine, Giovanni Hell, Marcuccio 'o Punitore, Geppino the left arm of Satana e così via.
Detto questo, il tamarro sconfitto scompare all'orizzonte, per non farsi mai più rivedere, i vincitori urlano frasi irripetibili, compiacendosi a vicenda della grande impresa compiuta (il tamarro è dannoso in gruppo, da solo vale poco meno di una patata marcia).

continua...

 
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IL TAMARRO

Post n°158 pubblicato il 24 Settembre 2006 da Moltke
 
Tag: Faceto

...

Per amplificare l'intelletto, il tamarro fa uso, durante gli spostamenti (e non solo), di sostanze allucinogene varie o di semplici sigarette, sempre scroccate. Le sostanze allucinogene in questione spaziano dall'hashish all'oppio, passando per giusquiamo, radicchio, e foglie di cicorie. In pratica, il tamarro fuma qualsiasi materia di rovenienza anche lontanamente vegetale e soggetta alla combustione. Il fumare non pregiudica la guida del mezzo, Perché inspirando, il tamarro assimila sostanze terribilmente nocive, espirando espelle, oltre all'aria oramai ricca di anidride carbonica, anche i derivati della combustione psicotropa. Veniamo adesso all'ultimo punto concernente i mezzi di trasporto tamarriani: i piedi. Ultima risorsa del tamarro che non possiede il classico motorino, i piedi, strumenti preziosi, vengo rinchiusi in orribili stivali dotati di generosi rialzi (zeppe di materiali plastici per la cui misurazione ci si serve di strumenti di derivazione aerospaziale), atti a distanziare il più possibile i delicati arti dalla dura terra. In genere di colore nero, sconfinano spesso nella scala dei grigi catarifrangenti e nell'arancione carico, riflettente anch'esso. Se a questi colori aggiungiamo il blu, abbiamo ottenuto la palette completa che gli specialisti in moda tamarra usano nelle loro creazioni. Il tamarro si guarda bene dall'esporre le sue delicate pupille alla feroce irradiazione solare: se ne prende cura proteggendole con l'ausilio di voluminosi occhiali da sole a specchio, in grado di coprire da soli oltre la metà della superficie facciale (abbondantemente bombardata dai raggi UVA delle lampade abbronzanti). Di tonalità azzurre, arancioni o semplicemente nere, queste propaggini ottiche conferiscono al tamarro il suo aspetto inconfondibile, specie quando vengono indossate alle due di notte. Le forme sono le più varie.

continua...

 
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IL TAMARRO

Post n°157 pubblicato il 19 Settembre 2006 da Moltke
 
Tag: Faceto

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Spostiamoci adesso alle due ruote: per le marmitte vale lo stesso discorso delle auto, cambia invece il grado di elaborazione di motore, frizione e altro. Risultato dell'elaborazione è un motorino di 181 cc, invece che di 50 cc secondo quanto scritto sul libretto. Le prestazioni subiscono un incremento del 100% in velocità massima, il miglioramento in ripresa e accelerazione è  quantomeno incalcolabile in termini
numerici. Alle già alte prestazioni conseguite, viene aggiunta una quota variabile, definita dalla "costante di Banf". Si narra così di vespini special che raggiungono i 210 km orari (rilevazione effettuata correndo in parallelo ad una 127 che procedeva alla stessa velocità, guidata da un compagno tamarro quanto basta). E questo prima di inserire la terza (o la quarta, in caso di cambi a 4 velocità). Ugualmente si narra di vespe "tagliate", ovvero rese più efficienti dal punto di vista aerodinamico tramite interventi di carrozzeria tesi a minimizzare la superficie frontale del mezzo stesso, capaci di raggiungere la velocità massima in 200 metri (quasi fossero dragsters). Le banfe a proposito sono virtualmente infinite, dato che di leggende metropolitane a proposito ne nascono almeno 10 al giorno. Parlando di motorini, colgo l'occasione per disquisire su un fenomeno molto strano, legato comunque alle capacità cerebrali di un qualsiasi tamarro. Provate a osservare uno di questi soggetti quando è alla guida di un qualsiasi motorino: il suo volto è inespressivo, immobile, immutabile. La sua espressione muta solo e solo se il tamarro proferisce in uno dei suoi versi disarticolati, in ogni caso tesi a denigrare in maniera più volgare possibile chiunque intralci la sua circolazione. Ebbene, premesso questo volete sapere Perché il tamarro non può azionare i muscoli facciali durante la guida? Presto detto. Il cervello di un tamarro è in grado elaborare una sola istruzione alla volta, con risultati scadenti (prendete ad esempio un qualsiasi computer mono-task con a bordo un 8088). Quindi, in conseguenza dell'attaccamento barbaro e ingiustificato del tamarro alla vita, tale misera capacità di elaborazione viene dedicata esclusivamente al perseguimento delle funzioni vitali (respirazione e battito cardiaco). Il tamarro sul motorino quindi, oltre a dover respirare e usufruire degli indispensabili servigi del sangue, deve stare anche attento alle macchine che procedono in qualsiasi senso (spesso contrario, data la predisposizione del tamarro di percorrere solo strade a senso unico, nel verso sbagliato: d'altronde, la vita del tamarro non ha senso.), guardando inoltre entrambi i lati della strada per rilevare la presenza di eventuali cozze impanate, nemesi femminili dei tamarri. Converrete con me che è già abbastanza per mandare in tilt il primordiale encefalo dell'homo demens (definizione scientifica del tamarro). In risultato di quanto espresso, sul suo volto rimane congelata l'espressione che il tamarro aveva prima di montare in sella. Fatto strano e inspiegabile, almeno per il momento, è che anche l'eventuale passeggero (irrimediabilmente un tamarro anch'egli) sembra colpito da paresi. Forse (ma è solo un'ipotesi altamente improbabile) uniscono le loro forze mentali per guidare il mezzo.

continua...

 
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