Creato da Moltke il 19/09/2005
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IL TAMARRO

Post n°166 pubblicato il 02 Novembre 2006 da Moltke
 
Tag: Faceto

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COME SI SPOSTA.
Il tamarro è un'entità semovente, semiumana, semicerebroleso (spiego: è semicerebroleso Perché la sua altra metà cerebrale, quella che dovrebbe essere sana e senziente, è in realtà sostituita da una rappresentazione in scala ridotta del vuoto cosmico). In quanto tale, in alcuni casi necessita di spostarsi, di abbandonare, anche se temporaneamente il  luogo di ritrovo per eccellenza dei tamarroni: la sala giochi. Purtroppo tale locale è frequentato anche dai normali esseri umani, che sono costretti a sorbirsi l'appestante compagnia dei funesti figuri. Perché i tamarri si incontrano in sala giochi? Non certo per usufruire delle apposite attrezzature di svago. Loro si ritengono superiori (anche Perché interpretano questa parola in una chiave diversa di lettura), non giocano coi videogames, i loro soldi preferiscono investirli meglio.
Quando la sala giochi chiude, i tamarri rimangono là dove sono stati tutto il giorno, cioè fuori, seduti sui loro motorini elaborati con pezzi di ricambio di derivazione aeronautica. E la rimarranno a discutere, fino a che non cadono sfiniti dal sonno e dal fumo di spinelli tagliati con l'insalata. Ma di cosa può discutere un tamarro? E' naturale che siano argomenti toccanti, prerogativa di uomini sensibili. Temi di attualità. I grandi interrogativi della vita. E' naturale che siano proprio questi i temi che non vengono assolutamente toccati. I tamarri parlano a rotazione di: motorini, ragazze (che comunque esistono solo nella loro immaginazione oppure sono il loro corrispondente femminile) e risse. Quando l'interessante conversazione cade (per knock out tecnico dei partecipanti, annientati dallo sforzo cerebrale), i tamarri tornano a casa. Un rumore metallico. I genitori si svegliano. La chiave gira nella toppa, una volta. La madre inizia a piangere. 2 giri. Il marito si fonde al dolore della moglie (si dannano pensando al figlio che, ancora una volta è ritornato a casa). 3 giri e il tamarro è dentro. Dentro il frigorifero che assalta con brutale ingordigia. E un altro giorno è passato, adesso deve passare la nottata.

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IL TAMARRO

Post n°165 pubblicato il 29 Ottobre 2006 da Moltke
 
Tag: Faceto

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La femmina del tamarro bucolico è denominata cozza di montagna (nome scientifico: cotia montana, o pedemontana, a seconda delle aree in cui si sviluppa aggiormente). Di solito esce in coppia con un'altra cozza; ha una cultura molto più elevata del suo corrispondente maschile, che invece ha una strana e violenta forma di allergia per qualsiasi foglio di carta contenente dei segni linguistici. Le cozze, infatti, sono solite scambiarsi degli strani giornali composti da molte figure e poche frasi senza senso, che esse chiamano "fotoromanzi".
L'abbigliamento della cozza di montagna è analogo a quello del tamarro, ma ingentilito dalle caratteristiche tipiche del sesso. La giubba è sempre di jeans, ma non imbottita, Perché di solito la cozza indossa sotto di essa una maglia di materiale spugnoso dai colori improbabili, spesso recante l'effigie di noti idoli tamarri.
La parte inferiore del corpo è abbigliata con pantaloni di jeans discreti, attillati nei punti giusti, o improponibili pantaloni elasticizzati con gancio alle estremità che viene fatto passare sotto le piante dei piedi.
La zona ascellare della cozza è caratterizzata dallo stesso afrore primitivo del tamarro, impastato però con note di mughetto o di fragola. Solo di recente si è scoperto che detto caratteristico afrore viene utilizzato dalla femmina del tamarro come richiamo sessuale a cui l'esemplare maschio non riesce a resistere.

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IL TAMARRO

Post n°164 pubblicato il 22 Ottobre 2006 da Moltke
 
Tag: Faceto

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Altra attività di rilevante importanza nella vita quotidiana del tamarro bucolico è il lavaggio dell'adorato mezzo meccanico (il fatto ha una sua logica, vista l'attività che il suddetto individuo svolge durante tutto il giorno). In questa occupazione egli eccelle, da il meglio di sé. Si potrebbe quasi rinvenire in lui una sia pur misera parvenza di essere umano, poiché è evidente l'amore che ripone nella pulizia del suo alter ego (solo di quello, però).Per quanto riguarda l'abbigliamento, è da notare che il tamarro di campagna utilizza indumenti più rozzi ma più funzionali e acconci all'asprezza dell'habitat naturale. Egli, a differenza del tamarro urbano, ha un mantello invernale e uno estivo in quanto, come le specie animali dei paesi nordici, ha la necessità di adeguarsi al mutare delle stagioni, caratterizzate da un rigido e nevoso inverno e da un'estate calda.
Il mantello invernale è costituito da un giaccone di jeans (o tessuto simile) imbottito di lana di pecora fin sul bavero; pantaloni (sempre di jeans) modello "tangozzo", ossia dalla caratteristica foggia a tubo, che si restringe alle estremità inferiori, rigorosamente dieci centimetri sopra la caviglia, per evidenziare i mitici e famigerati calzini di spugna bianchi con classico rigone variamente colorato, che mantengono il piede ghiacciato d'inverno e bollente d'estate. Le scarpe, immancabilmente acquistate in occasione dei tradizionali raduni mensili a cui si sottopongono i membri della specie, chiamati "mercati", sono di foggia e colore indefiniti, ma in genere a pianta larga, o molto larga, per permettere loro di saltellare tra i solchi dei campi arati (attività per cui gli anfibi telescopici dei tamrri urbani non sono per niente adatti). La mutazione del mantello avviene al primo disgelo. Cosa curiosa, esso si limita ala parte superiore del corpo. Il giubbone di pecora lascia il posto ad una sgargiante t-shirt senza maniche, a volte a righe orizzontali colorate, ma più spesso di un solo colore, ridotto a chiazze cangianti a causa dei frequenti lavaggi con sapone di soda e sego di maiale.
A volte la t-shirt è munita di mezze maniche, ma il tamarro provvede opportunamente ad arrotorarle sotto le ascelle, che emanano un tipico afrore primitivo.
Da notare che, all'epoca della mutazione, il clima è ancora molto rigido, ma il tamarro non sembra avvertire il freddo, neanche quando sfreccia in vespino con il suo fiammante mantello estivo. Studi successivi hanno appurato che la sua pelle non è come quella degli uomini, ma più spessa, dal colorito livido e punteggiata di ispide setole chiare  che la rendono simile a quella dei suini.

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IL TAMARRO

Post n°163 pubblicato il 17 Ottobre 2006 da Moltke
 
Tag: Faceto

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Bisogna dire che la tecnologia del motorino incorporato al tamarro è segno di evoluzione della specie. Il nostro tristo figuro infatti (ossia il tamarro di campagna), avendo speso le proprie energie nell'adattamento all'ambiente circostante, spesso rude e ostile, non è fornito di un adeguato livello tecnologico, se paragonato con quello del suo omonimo urbano. Esso può contare soltanto su di un vespino a tre marce, a cui è stato asportato il coperchio del vano motore, munito di cavalletto rialzato, per un assetto più aerodinamico del mezzo meccanico; marmitta cosiddetta "espansiva", a cui è stato tolto il materiale fonoassorbente affinché‚ sprigioni il caratteristico rombo assordante che serve per avvertire gli altri tamarri del proprio arrivo. Tutti i tamarri, infatti, vengono riconosciuti dal rumore del proprio motorino, non differenziandosi punto nelle espressioni verbali o comportamentali; impianto stereofonico a 500 Watt per canale, sistemato nel piccolo vano accessori situato nella parte anteriore del vespino; striscioline di plastica multicolore ai bordi delle manopole di guida, adesivi cangianti e chincaglieria varia.
Di solito i giovani tamarri usano codesto tipo di vespino per assolvere al compito loro affidato dal genitore (il tamarro senex bucolicus), ossia pascolare le pecore. Si è notato che l'attività di pascolo con il vespino è fonte di grande gioia ed appagamento intellettuale per il tamarro, che ha la possibilità di scorazzare a tutto gas nei prati, indulgendo a saltini stile motocross, pieghe vertiginose ai limiti del pianale del vespino e derapate mostruose, che il povero veicolo biruotato non avrebbe mai potuto affrontare se non fosse stato opportunamente munito di gomme scanalate da fuoristrada e cerchi maggiorati.

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IL TAMARRO

Post n°162 pubblicato il 12 Ottobre 2006 da Moltke
 
Tag: Faceto

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Non tutti i tamarri presentano contemporaneamente tutte le caratteristiche elencate. Qualora così fosse, ci troveremmo di fronte ad un campione dei tamarri, il fantomatico "Tamarrone", un essere squallido e abietto, scevro da qualsiasi traccia di senso civico, evitato dagli esseri umani e osannato dai simili, che vedono in lui un modello, un obiettivo da raggiungere a tutti i costi. Attualmente, nessuno sa come disfarsi di questi odiosi parassiti, ma le grandi menti del mondo stanno cercando di scoprire la chiave del processo di inversione, senza risultati apprezzabili, almeno per il momento.

IL TAMARRO IN CAMPAGNA
Non bisogna dimenticare però l'esistenza di una sottospecie alquanto diffusa: il tamarro di campagna (nome scientifico: tamarro bucolicus). Detto tamarro vive nelle zone rurali del profondo sud dell'Italia. In genere non ha mai visto una grande città; quei pochi esemplari che ne hanno avuto l'occasione, ne sono tornati sconcertati ed elettrizzati. Sconcertati Perché hanno realizzato, in un barlume di poderoso impegno intellettuale determinato dallo shock dell'impatto visivo, che il mondo non finisce poco al di là del baretto sede dei turpi convegni con i propri simili; elettrizzati Perché hanno probabilmente fatto la conoscenza del più evoluto tamarro di città e ne hanno apprezzato il motorino cromato modello caccia a reazione.

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