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LETTERA PASQUALE AI COMPAGNI SPECISTI

Post n°208 pubblicato il 31 Marzo 2013 da bonicaM
Foto di bonicaM



Auguri?... Questa parolina detta a pasqua, a natale e in tutte le feste comandate suona per me come una campana a morto... è la lugubre conferma che un'altra strage è stata consumata, che altro sangue innocente è stato versato. E tutto solo e sempre per la solita consumistica follia di festeggiare con qualche grande abbuffata di cadaveri speziati. Sono trent’anni che manifesto a pasqua contro la barbarie dell’agnello pasquale, trent’anni in cui il crimine seriale viene perpetrato da gente che magari è così “sensibile” ai bambini che muoiono di fame ma che trova del tutto “normale” spolpare gli ossicini di un neonato di un’altra specie vivente. Questa schizofrenica “sensibilità” della maggioranza dei miei simili, dopo trent’anni di ipocrisie varie, lo confesso! oggi mi fa semplicemente orrore. Non ditemi quella parola, vi prego, né a pasqua né a natale… almeno fino al giorno in cui quella parola potrà essere donata tutti i giorni dell’anno da chi si ritrova finalmente a vivere in un mondo senza mattatoi e allevamenti di specie animali non umane. Ho iniziato la mia “carriera” animalista e veg proprio a partire da una pasqua di trent’anni addietro, grazie a un coraggioso nucleo di vegetariani che mi hanno dato la possibilità di testimoniare con una performance contro la strage rituale degli agnelli. Anno dopo anno ho acquisito esatta coscienza di cosa sia un allevamento, l’orrore dei mattatoi, degli sgozzamenti a catena di esseri senzienti e coscienti come noi animali umani. Smettere di cibarmi di quei corpi straziati non è mai stata una “rinuncia” a qualche antico piacere, ma la conquista quotidiana di costruire anche a tavola un pezzo di mondo possibile. La scelta vegana è stata la più lucida affermazione di quella lotta per un mondo di eguali (quel “comunismo” non ortodosso) in cui continuo a credere, nonostante tutto. Perciò oggi provo un certo imbarazzo a condividere sino in fondo le lotte di una sinistra che in maggioranza approva l’esistenza dei lager per animali “da reddito” (secondo le leggi del capitale, fra parentesi, siamo tutti animali da reddito, in fabbrica o nella stalla fa lo stesso). Trovo una profonda, non più giustificabile incoerenza ideologica perfettamente funzionale alle logiche criminali del capitalismo globalizzato e finanziario. Io scendo ovviamente a manifestare contro le basi militari, contro il MUOS di Niscemi, contro la TAV, per i diritti dei lavoratori, per i diritti dell’infanzia; ma accanto ai tantissimi amici e compagni antisistema che marciano gridando slogan sacrosanti sulle strade della rivolta, sento che qualcosa ci divide in maniera inequivocabile: l’antropocentrismo storico di una sinistra che è tutta dentro il sistema contro cui dice di lottare, che discrimina ancora oggi gli ultimi degli sfruttati, la forma estrema di schiavitù per cui i lager si sono moltiplicati e la “liberazione” dalla dittatura (quella del carnismo) è ancora lontana dai loro orizzonti. Vi sembrerà strano, cari amici e compagni, che io oggi metta al primo posto la lotta per la liberazione animale, capovolgendo la scala dei valori per la quale c’è sempre qualcosa “di più importante” di cui occuparsi politicamente che non i diritti degli animali. E’ vero, la mia lotta inizia oggi da dove finisce (per pigrizia ideologica o per comodità di vita) la vostra lotta; secondo la radicalità “rivoluzionaria” di chi non si adegua all’esistente, la mia lotta comincia dagli ultimi, comincia dallo scantinato del grattacielo capitalistico di Horkheimer, nei lager e nei mattatoi dove miliardi di animali non umani stanno pagando da secoli la più infame delle schiavitù e delle violenze che mai una società umana basata sullo sfruttamento dei più deboli abbia mai concepito. 

 
 
 
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