La Cannabis sativa è un arbusto molto diffuso in aree a clima temperato e tropicale dove può crescere spontaneamente o essere coltivata. Dal XVII secolo fino alla metà del secolo XX è stata largamente utilizzata per la sua fibra tessile. Dal periodo delle Repubbliche marinare fino all'avvento delle navi a carbone, l’Italia ha avuto con Bologna e Ferrara uno dei distretti più importanti per la coltivazione della Cannabis sativa, fino a diventare il primo fornitore della sua fibra per la Marina Reale Britannica nell'epoca della colonizzazione e delle grandi conquiste marinare a vela.
Nel corso del XX secolo, per evitare l'uso improprio della pianta al fine di produrre droga, vennero introdotte leggi che, di fatto, ne contrastarono anche l'utilizzo industriale molto diffuso nel primo dopoguerra, sia nel campo tessile, sia in quello cartaceo.
L'utilizzo della Cannabis in medicina è stato a lungo dibattuto: nel 1850, la sostanza faceva parte della Farmacopea Britannica e Statunitense per poi essere rimossa all'inizio del XX secolo in favore di sostanze più sicure e con minore rischio di essere utilizzate impropriamente.
In Italia, dal 2003, l'uso della pianta, sotto forma di preparazioni farmaceutiche magistrali, è legale per alleviare i disturbi di alcune gravi malattie. Tuttavia, l'utilizzo terapeutico continua ancora a essere dibattuto poiché le evidenze scientifiche sono estremamente frammentate e non si dispone di dati comparabili tra loro. Infatti, la maggior parte degli studi presenta un numero non elevato di persone e una serie di limiti che riguardano il metodo di conduzione degli studi stessi come, ad esempio, l'uso di prodotti di natura differente (spray, capsule, decotti, ecc.), vie di somministrazione diverse (e quindi un diverso assorbimento nell'organismo) e una descrizione poco chiara degli effetti a lungo termine per la mancanza di controlli successivi nella maggior parte di essi.
La difficoltà nello studiarne gli effetti terapeutici e tossici è legata anche al fatto che la pianta, usata come tale, produce una vasta e diversificata gamma di sostanze (quasi 750 attualmente individuate), definite metaboliti secondari, che non sembrano avere una funzione diretta sulla crescita e sullo sviluppo ma che bensì hanno come funzione principale la difesa della pianta da predatori e agenti patogeni. Più di 65 appartengono alla famiglia dei cannabinoidi, molecole che agiscono sul corpo umano mimando gli effetti di sostanze normalmente prodotte dall'organismo (endocannabinoidi) per regolare numerose funzioni come, ad esempio:
- pensiero
- memoria
- concentrazione
- percezione sensoriale
- dolore
- movimento
- percezione del tempo
- appetito
- sviluppo cerebrale
Il numero di sostanze note contenute nella Cannabis è in continuo aumento e di alcune non si conosce ancora l'effetto.
La Cannabis è una sostanza chimica farmacologicamente attiva, dotata di azione psicotropa, ovvero capace di modificare lo stato psico-fisico di una persona (percezione, umore, coscienza, comportamento ecc.) ed è arrivata ad essere la sostanza stupefacente più consumata in Europa e nel mondo (più di 183 milioni di adulti nel 2015).
Si stima che circa il 10% di chi la usa sviluppi una sindrome da dipendenza da Cannabis, caratterizzata dall'incapacità di smettere di utilizzarla nonostante la consapevolezza dei suoi effetti negativi (leggi la Bufala). Questa proporzione sale al 17% se si tratta di adolescenti e al 25-50% se il consumo è quotidiano.
Gli effetti sui processi mentali (euforia, rilassamento, sedazione), sono dovuti soprattutto al principale fitocannabinoide presente nella Cannabis, il Δ9-tetraidrocannabinolo (THC o Δ9-THC). Altri composti importanti presenti nella pianta sono il cannabinolo (CBN) e il cannabidiolo (CBD). Quest'ultimo (CBD) non ha effetti psicoattivi ma agisce insieme al THC, su un'ampia varietà di malattie, tra cui il senso di nausea dovuto alla chemioterapia, il dolore cronico, la spasticità muscolare che colpisce le persone con sclerosi multipla, i disturbi del sonno, la sindrome di Tourette e il drastico calo di peso nei pazienti con AIDS.
Tra gli effetti indesiderati (effetti collaterali) psicologici e neurologici che si possono verificare a seguito dell'assunzione di Cannabis si riscontrano:
- riduzione della memoria
- diminuzione della capacità di pensiero e di soluzione dei problemi
- riduzione dei riflessi
- alterazione della coordinazione dei movimenti
- alterazione del senso del tempo
- alterazione della percezione dei colori o dei suoni
- alterazioni dell’umore
- allucinazioni e psicosi (per dosi elevate)
La capacità di guidare o di utilizzare macchinari può essere alterata anche 24 ore dopo averla fumata.
La durata per lungo tempo degli effetti sullo stato psico-fisico di un individuo (fino ad una vera e propria riduzione del quoziente di intelligenza) è particolarmente pronunciata se la sostanza viene assunta mentre il cervello è in via di sviluppo, come avviene durante l'adolescenza.
notizie utilissime ricavata dal sito web:
https://www.issalute.it/index.php/la-salute-dalla-a-alla-z-menu/c/cannabis-e-cannabinoidi
MI VERGOGNO DI AVERE CONNAZIONALI A CUI E' VENUTO IN MENTE ADDIRITTURA DI
PROPORRE UN QUESITO REFERENDARIO,ANCHE SE LEGITTIMO, PER OTTENERE
LA LIBERALIZZAZIONE DELLA CANNABIS NONOSTANTE QUANTO SOPRA
PROSPETTATO E SCIENTIFICAMENTE PROVATO IN MODO INCONTESTABILE.
MALEDETTI.
CHE DIO LI PUNISCA PESANTEMENTE AL MOMENTO CHE RITERRA' OPPORTUNO.
VERGOGNA
Cuneo,li 29.10.2021
Rinaldo
Inviato da: Caino2007dgl
il 18/12/2023 alle 10:45
Inviato da: cassetta2
il 17/12/2023 alle 20:44
Inviato da: Caino2007dgl
il 03/07/2023 alle 13:45
Inviato da: magdalene57
il 03/07/2023 alle 13:04
Inviato da: cassetta2
il 03/07/2023 alle 12:21