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LA SOVRANITA' POPOLARE E LA COSTITUZIONE

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LA GUERRA USA - ISPANO DEL 1898, FINALIZZATA ALLA CONQUISTA DELL'ISOLA DI CUBA CHE GLI USA INTENDEVANO ANNETTERSI ILLEGALMENTE.

Post n°764 pubblicato il 08 Aprile 2022 da Caino2007dgl

 

PER ONESTA' INTELLETTUALE E SERIA OBIETTIVITA' , RISPETTO AGLI ATTI CRIMINALI COMMESSI DAL 2014 E SOPRATTUTTO DOPO IL 24.02. C.A., DAL PERICOLOSO DITTATORE RUSSO VLADIMIR PUTIN, IN DANNO DEL POPOLO UCRAINO,OCCORRE ANCHE EVIDENZIARE, PER CHI SE NE FOSSE, EVENTUALMENTE, SCORDATO, TUTTI I MALI PROFONDISSIMI E MORTALI PRODOTTI ANCHE DALLA COLONIZZAZIONE DELL'AMERICA DEL NORD PER MANO DI CITTADINI EUROPEI SENZA SCRUPOLI IN COMPLICITA' ANCHE DELLA CHIESA CATTOLICA DI ROMA.

TERZO CAPITOLO:

LA GUERRA USA - ISPANO DEL 1895, FINALIZZATA ALLA CONQUISTA DELL'ISOLA DI CUBA CHE GLI USA INTENDEVANO ANNETTERSI ILLEGALMENTE.

 

 

 

La guerra ispano-americana del 1898 segna uno spartiacque fondamentale per tutti gli attori che presero parte a uno degli ultimi conflitti dell’ottocento. Per Cuba, perché segnò l’inizio del processo che portò all’indipendenza dell’isola; per gli Stati Uniti, perché da quel momento cominciarono a fare dei Caraibi il proprio “giardino di casa”, sottraendolo agli europei; per la Spagna, perché segnò il crollo di quel poco che restava del suo impero coloniale in America.

 

Una guerra mediatica prima che militare

Prima dell’appoggio statunitense Cuba stava già combattendo la sua guerra personale contro la Spagna. Anche se alcune correnti favorevoli a restare sotto il dominio spagnolo c’erano, dal 1895 buona parte del popolo cubano era insorta per chiedere prima diritti e poi l’indipendenza. A guidare il movimento c’era José Martì. Fondatore del Partido Revolucionario Cubano nel 1892, scrittore e patriota, Martì viene riconosciuto come il padre dell’indipendenza di Cuba, nonostante la sua prematura scomparsa il 19 maggio 1895 per mano degli spagnoli durante la Batalla de Dos Rios (“La battaglia dei due fiumi”).

Gli Stati Uniti osservavano la situazione con deciso interesse. Sconfiggere la Spagna avrebbe infatti portato sotto la sua area d’influenza non solo Cuba, ma anche le colonie di Porto Rico e delle Filippine. Nell’ottobre 1897 gli Stati Uniti domandarono il richiamo del governatore spagnolo, il generale V. Weyler, accusandolo di eccessiva durezza verso il popolo cubano. La Spagna, per evitare che dalla minaccia gli Usa passassero all’intervento, concesse delle riforme a favore dei Cubani; questo, tuttavia, non bastò ad arrestare la rivolta e nemmeno ad attenuare le mire statunitensi.

Il pretesto per entrare definitivamente in guerra lo si trovò solo qualche mese più tardi: il 15 febbraio 1898 la nave da guerra Maine degli Stati Uniti saltava in aria nel porto dell’Avana, portandosi con sé la vita di 260 uomini. La campagna mediatica che seguì l’evento è uno dei più classici esempi di Yellow Journalism, giornalismo sensazionalistico (e lontano parente delle fake news) portato avanti da Joseph Pulitzer e William Randolph Hearst, rispettivamente direttori del New York World  e del New York Journal. Hearst, in particolar modo, non esitò ad accusare gli spagnoli dello scoppio della Maine, nonostante prove evidenti non ce ne fossero e non ce ne sarebbero state nemmeno in seguito.

Il risultato fu che l’opinione pubblica si mobilitò enormemente in favore dell’intervento, contribuendo a far pressione sul presidente William B. McKinley che si decise, infine, ad entrare in guerra. Il 19 aprile 1898 il Congresso statunitense dichiarò che Cuba doveva essere “libera e indipendente”. Pochi giorni dopo, il 21 aprile, gli Stati Uniti inviavano alla Spagna un ultimatum per ritirarsi dall’isola; il 23 la Spagna dichiarava guerra agli Usa. Il 25 aprile 1898 inziarono effettivamente gli scontri. A guerra finita Randolph Hearst si vanterà di aver provocato volutamente lo scoppio del conflitto.

El desastre

La definizione che le due nazioni coinvolte diedero di questa guerra la dice lunga sullo svolgimento del conflitto. Per gli Stati Uniti, che riportarono una grande vittoria sia militare che politica, fu “la splendida piccola guerra”; per la Spagna, che a seguito dello scontro perse definitivamente i territori latini, fu el desastre, il disastro. Eppure inizialmente, nonostante le forze in campo fossero numericamente favorevoli agli Usa, l’esito non era scontato.

Gli spagnoli soffrivano la potenza navale statunitense, che poteva disporre di più imbarcazioni meglio attrezzate, ma erano nettamente superiori per quanto riguardava le forze terrestri. Sull’isola caraibica, infatti, erano presenti circa novantamila uomini agli ordini del Generale Blanco, oltre ai circa trentatremila dislocati tra Filippine e Porto Rico. Le forze americane, invece, erano costituite da un esercito permanente ridotto al minimo che contava, in totale, circa ventinovemila unità.

Tre furono gli eventi principali che comportarono la derrota della Spagna, la sconfitta. Il primo fu l’annientamento dell’esercito di stanza nelle Filippine, nella battaglia di Cavite; in rapida successione, poi,  la caduta della piazzaforte di Santiago di Cuba (17 luglio) e la resa di Manilla (13 agosto) segnarono definitivamente la chiusura del conflitto. Il 26 luglio l’ambasciatore francese a Washington aveva già aperto, a nome della Spagna, i dialoghi per la pace, ma i trattati preliminari furono firmati solo il 12 agosto, quando il governo spagnolo di P. M. Sagasta dovette finalmente cedere.

L’accordo conclusivo, che fu firmato a Parigi il 10 dicembre 1898, sancì la rinuncia della Spagna alla sua sovranità su Cuba, da allora indipendente, e la cessione agli Stati Uniti di Filippine, Porto Rico e Guam (Isole Marianne). La corona ricevette come indennizzo 20 milioni di dollari.

Indipendenza: a quale prezzo?

Con la pace e il riconoscimento dell’indipendenza da parte della Spagna, Cuba poté considerare conclusa la sua rivoluzione. Nei fatti, però, la vittoria segnò il passaggio dal giogo della Corona a quello statunitense. Il Congresso americano, infatti, voleva la perla caraibica indipendente, ma per imporci il proprio protettorato e far divenire quel pezzo di terra, così vicino alle sue sponde, il proprio giardino di casa. La formula che sancì tale soluzione fu “l’emendamento Platt”, che prese il nome dal senatore a capo della commissione esteri del Senato di Washington, Orville Hitchcock Platt.

Il documento, da lui proposto all’Army appropriation bill e approvato dal Congresso nel 1901, riconosceva agli Stati Uniti il diritto d’intervento sull’isola per preservarne la pace interna e l’indipendenza, oltre a limitare il diritto cubano a contrarre liberamente debiti e a stipulare alleanze internazionali che rappresentassero una minaccia per la sicurezza americana. Washington, inoltre, si preservò la possibilità di ingerenza militare; possibilità alla quale si appellarono più volte da lì in avanti.

Per renderlo emblematico, oltre ad essere già in parte presente in alcuni punti della pace con la Spagna, l’emendamento Platt fu inserito direttamente nella Costituzione cubana del 1901 e nel Trattato permanente fra Cuba e gli Stati Uniti del maggio 1903. Con quest’ultimo gli Usa stabilirono a Cuba la base navale di Guantánamo. L’emendamento Platt fu abrogato dai nuovi accordi sanciti tra le due nazioni nel maggio 1934 e conseguenti alla nuova politica di Buon Vicinato promossa da Franklin Delano Roosvelt; Guantánamo, tuttavia, rimase in mano agli Stati Uniti a tempo indeterminato. Dal 2002 la base ospita un carcere di massima sicurezza destinato ai sospetti di attività terroristiche. Nel 2009 Barack Obama ha emesso un ordine esecutivo relativo alla chiusura del centro di detenzione che però non è mai stato eseguito (e che difficilmente verrà eseguito sotto Trump).

La nuova stagione che da quel momento si aprì nei rapporti tra la nuova potenza mondiale e l’America Latina trovò espressione nel corollario di Theodore Roosvelt alla Dottrina Monroe (1904), in cui si rivendicava per gli Stati Uniti il diritto di intervento nel resto delle Americhe per garantirvi l’ordine politico e diffondervi la prosperità economica e, ovviamente, per tenere lontane le potenze europee. Cuba, dalla rivoluzione castrista del 1959, sarà una delle poche realtà latinoamericane ad uscire dall’area di influenza americana. A caro prezzo, naturalmente.

 

Fonti e approfondimenti

 

Loris Zanatta, “Storia dell’America Latina contemporanea”, Editori Laterza, 2010

Enrico De angelis, “Guerra e mass media”,  Carocci, 2007

Peter H. Smith, “Talons of the Eagle: Latin America, the United States, and the World”, Fourth Edition, 2012
http://www.limesonline.com/accadde-oggi-10-dicembre-guerra-ispano-americana-chiang-kai-sheik-nobel-per-la-pace-gli-anniversari-geopolitici-del-10-dicembre/103492

http://www.treccani.it/enciclopedia/guerra-ispano-americana/

http://www.treccani.it/enciclopedia/orville-hitchcock-platt/

 

NOTIZIE TRATTE DAL SITO WEB: https://lospiegone.com/2018/08/30/ricorda-guerra-ispano-americana-1898/


VERGOGNA

Cuneo,li 08.04.2022

Rinaldo

 

 

 
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