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Post N° 31

Post n°31 pubblicato il 01 Ottobre 2007 da chow_mo_wan

RICORDO BRUTTO

"If I were a swan , I'd be gone, If I were a train, I'd be late, And if I were a good man I'd talk with you more often than I do”

.

In quel momento l’avrei uccisa. Nel preciso momento in cui scendendo dalla mia macchina, stesso tipo, stesso colore e cilindrata della sua la vidi uscire dal supermercato con lui.
Lui dietro spingeva un carrello colmo. Lei davanti sorrideva alla vita.
Lui, mio marito. Lei, la mia migliore amica.
Ci avvicinavamo senza scampo. Loro uscendo, io entrando nello stesso viale che conduce ai carrelli.
L’ho guardata e ho pensato: - “ora l’ammazzo!” –. Lui si accorge immediatamente delle mie intenzioni. Forse mi aveva letta dentro. E, spesso, il mio dentro e il mio fuori coincidono. Si para davanti a Lei e si avvicina per salutarmi…
Lui era pure grosso. Lei invece piccolina.
Ovviamente non l’ho uccisa, almeno non mi sembrava.
E pensare che meno di una settimana prima Lei ed io eravamo in un momento bellissimo, di piena intimità femminile. Avevo cambiato domicilio visto che la relazione non funzionava più. Ora, nel mio nuovo appartamento, Lei mi stava aiutando a pulire le scorie lasciate dalla pittura sulle piastrelle. Si parlottava serenamente.
Vedeva lui, lo sapevo. Prima eravamo tre inseparabili. Ci eravamo conosciuti nello stesso periodo, dodici anni prima. Lei, io e lui. Poi io e lui. Io e Lei. Un po’ meno Lei e lui. La separazione, fino ad allora, aveva lasciato integri i rapporti, anche se diversamente combinati: Lei e io. Lei e lui.
Mi disse, tra le altre cose, che aveva accompagnato lui a vedere un appartamento. Un casale che a Lei era sempre piaciuto. Le domandai – “ti stai innamorando di lui?” – Mi rispose - “lui si sta ancora leccando le ferite per te” -. Tacqui.
E ora, la scena era eloquente. Inversamente eloquente. Ora loro salivano sulla macchina di Lei, stesso tipo stesso colore e cilindrata della mia. Io entravo nel supermercato. Da sola.
Eppure glielo avevo anche chiesto: – “ti stai innamorando di lui?” -.
L’allontanai malamente. Le dissi che per me lei era come una pietra che aveva occluso le porte dei miei sentimenti. Che per me era morta. Sepolta. Stop.
Questo accadeva fuori. Dentro, la delusione vibrava come si dimena un vampiro quando gli conficcano il paletto di frassino nel cuore. In seguito, mi ribollivano nell'intimo, le solite domande - perchè non me lo raccontò? Eravamo amiche! Cosa doveva rimproverarsi? - Noi ci eravamo lasciati. Cominciava per me una nuova vita...

 ---

Dopo anni di silenzio mi arrivò per posta la partecipazione al suo matrimonio. Con un altro. Non me ne stupii. Lei di uomini ne aveva mangiati a tonnellate. Ognuno di loro era il suo amore per sempre. L’uomo giusto. Sì, stavolta, sì. Ne era davvero convinta. E poi non era mai vero. Peccato.
Risposti all’invito con un gelido e banale biglietto augurale. Così doveva essere.

---

Qualche tempo dopo un evento ci riportò vicine. La mia maternità.
Quando hai un bambino piccolo davvero ti accorgi che hai qualcosa  di grande tra le mani e che sei davvero responsabile per quel qualcosa Diventi altro da ciò che conosci di te. Completamente dipendente dai suoi umori e dalle sue perplessità di stare lì con te. Fai di tutto per farlo stare bene, perché se quel qualcosa sta bene, stai molto meglio pure tu.
Sono debole, ingrassata, trasandata, sognante quando Lei mi cerca perchè vuole conoscere il mio qualcosa. Anche lei vuole il suo qualcosa, che ancora non ha e che presto, purtroppo, avrà.
Piena di vita e di energia viene a trovarmi e mi incanta subito con il suo modo di fare con i bambini. Insieme alla sua allegria porta un pacco pieno di regali, per niente banali, per il mio qualcosa. Lo trastulla, lo cambia, lo prende in braccio, lo ama.

Inevitabile il nostro riavvicinamento.

Dai tempi del supermercato erano trascorsi, in silenzio, ben sei anni.
Ci rivedemmo varie volte. A lei cominciava a crescere la pancia. Il nostro rapporto non ritornò assiduo come allora, ma era costante. Vicino e discreto. Umile e propositivo. Saturo di premesse e promesse.
Finché un giorno una diagnosi orribile la colpì. Il male come devastante corollario della gravidanza.

LaFeceroPartorireInTuttaFretta. NoAllattamento.Operazione.Chemio.Psicoterapia.Chemio.FioriDiBach.Chemio.
CompleannoDelBimbo.Chemio.MaestroSpirituale.Chemio.Yoga.Chemio.
SecondoCompleannoDelBimbo.Chemio.Separazione.Chemio.

 – “Separazione? Devi essere impazzita! Stai così male e vuoi stare da sola?” – Mi disse che lui la faceva stare peggio.

AltraOperazione.AltriMedici.AltriOspedali.AltreCittà.AltriGuru.AltraChemio.
TerzoCompleannoDelBimbo.
La sentii al telefono due giorni prima. Chiamandomi per nome mi sussurrò: - “Non ce la faccio più. Lo sento. Stavolta non ce la faccio”. – Fui l’ultima persona a parlarle.
Poche ore dopo era in coma. Il giorno dopo morì. Trentottoanni.

Da allora non posso più entrare in quel supermercato.

---

Oggi il bimbo ha dodici anni. Vive con il padre e una bravissima donna. Mi dicono che sta bene, che è un adolescente normale.

 Se fossi un cigno, andrei via. Se fossi un treno, sarei in ritardo, di nuovo.

Se fossi una brava persona, parlerei con te più spesso di quanto faccia”

                       

.

                                 

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.

                                     scritto da DolceAO

 



io e Lei (anni lontani).

 
 
 
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