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I tre setacci

Post n°17 pubblicato il 29 Dicembre 2013 da cico1936

I tre setacci
Nell'antica Grecia Socrate aveva una grande reputazione di saggezza. Un giorno venne qualcuno a trovare il grande filosofo, e gli disse:
- Sai cosa ho appena sentito sul tuo amico?
- Un momento - rispose Socrate. - Prima che me lo raccont...i, vorrei farti un test, quello dei tre setacci.
- I tre setacci?
- Ma sì, - continuò Socrate. - Prima di raccontare ogni cosa sugli altri, è bene prendere il tempo di filtrare ciò che si vorrebbe dire. Lo chiamo il test dei tre setacci. Il primo setaccio è la verità. Hai verificato se quello che mi dirai è vero?
- No... ne ho solo sentito parlare...
- Molto bene. Quindi non sai se è la verità. Continuiamo col secondo setaccio, quello della bontà. Quello che vuoi dirmi sul mio amico, è qualcosa di buono?
- Ah no! Al contrario
- Dunque, - continuò Socrate, - vuoi raccontarmi brutte cose su di lui e non sei nemmeno certo che siano vere. Forse puoi ancora passare il test, rimane il terzo setaccio, quello dell'utilità. E' utile che io sappia cosa mi avrebbe fatto questo amico?
- No, davvero.
- Allora, - concluse Socrate, - quello che volevi raccontarmi non è né vero, né buono, né utile; perché volevi dirmelo?
Se ciascuno di noi potesse meditare e metter in pratica questo piccolo test... forse il mondo sarebbe migliore.

 
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Il Dio della storia

Post n°16 pubblicato il 29 Dicembre 2013 da cico1936

Il Dio della storia
Se dovessimo indicare la peculiarità del Dio della fede ebraica e cristiana, quindi del Dio della Bibbia, rispetto a tutti gli altri dei che pullulavano nelle varie civiltà del Medio Oriente antico, dovremmo affermare che: il Dio d'Israele è il Dio della storia.
Per renderci conto fino in fondo di questa affermazione, diamo un rapido sguardo ai sistemi religiosi dei popoli con cui gli Ebrei vennero a contatto durante l'arco della loro storia. Innanzitutto i popoli della civiltà mesopotamica, quali i Sumeri, i Babilonesi e gli Assiri. Costoro avevano immaginato un pantheon, una pluralità di dei, che era strettamente collegato al funzionamento della natura e della cultura, come se ognuno dei fenomeni dell'una e dell'altra, non potessero essere spiegati senza una causa sovrannaturale.
C'era una divinità dietro ogni aspetto della natura: c'era un dio dietro la massa d'acqua dolce, un altro dietro la luna; così dietro il sole, dietro le piogge e i temporali, dietro la trasformazione dell'orzo in birra, e così via per i circa duemila dei che popolavano l'olimpo di queste civiltà, sia pure con nomi e aspetti diversi
Anche presso gli Egiziani, quando riuscirono a formare un grande impero lungo le rive del Nilo, vennero sostituiti gli dei locali dei villaggi con le divinità cosmiche: Alla terra, al cielo, al sole erano associate delle divinità, con vari mutamenti e vari aspetti che cambiarono lungo tutta la storia dell'Egitto.
Non così per Israele che non ha mai identificato il suo Dio con le forze naturali, infatti né il sole, né la terra, né la misteriosa forza che dà la fecondità alle piante e agli animali possono essere figura ed immagine del Dio della Bibbia. Egli ne è al di là e al di sopra, perché è il Dio libero. Questa originalissima concezione di Dio sta alla base di tutta l'esperienza religiosa di Israele. Quindi il Dio di Israele è un Dio spirituale, unico, personale che sta al di sopra e al di fuori della natura
Se ben guardiamo, constatiamo che oggi le idolatrie sono del tutto scomparse. Nella cultura attuale predomina o il Dio di Israele (ebrei, cristiani, mussulmani) o l'ateismo (un fenomeno, se confrontato con la gran massa dei credenti, del tutto marginale: sono pochi gli atei convinti), anche se esistono ancora alcune frange di animismo, a volte isolate, a volte mescolate con i vari monoteismi. Poi ci sono, non dimentichiamolo, le religioni orientali (Cina, India, Giappone9 ma in realtà esse sono più che religioni, delle filosofia ei vita.
Di fronte all'affermarsi nella storia del Dio di Israele come non porsi l'interrogativo: è questo Dio che dirige la storia?
La mia riflessione non si ferma. La storia del nostro pianeta con il progressivo miglioramento globale di tutta l'umanità econ la progressiva umanizzazione (cioè la progressiva presa di possesso) della terra è sotto gli occhi di tutti. Certo non tutto è perfetto e non tutto è completato. A volte si ha l'impressione di cedimenti e di regressioni, ma il saldo globale dall'età della pietra ad oggi è evidente.
C'è da chiedersi piuttosto perché il processo di avanzamento comporti tanti dolori, tante lacrime, tante vittime. È questo il vero mistero....

 
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I non credenti

Post n°15 pubblicato il 29 Dicembre 2013 da cico1936

I non credenti.

 

Coloro che ostentano  questa scurezza e se ne fanno un vanto non mi convincono. Mi danno l’impressione di persone che hanno fatto una scelta pubblica e se ne fanno un punto d’onore l’ostentarla  frequentemente ad ogni piè sospinto. Oppure sono persone che in cuor loro hanno dei dubbi e  non sanno come uscirne e  quindi ripetono, prima a se stessi, poi agli altriquesta  affermazione, quasi a farsi coraggio. Gli atei convinti, secondo me,  non esistono, come non esistono (a meno che non siano degli sciocchi) i credenti senza dubbi. Pascal insegna.  Esistono certamente dei vanesi che non si pongono e non vogliono  porsi il problema. 

 
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L'ambientalista perfetto

Post n°14 pubblicato il 28 Dicembre 2013 da cico1936

L’ambientalista perfetto

Sono convinto che il problema dell’ambiente abbia e debbaavere una grande priorità. Sono però anche convinto che non ci si oppone all'emergenzain maniera sterile, cieca e solo teorica. Molti sono gli ambientalisti, oggi. Ma spesso si tratta di persone che hanno con il problema un approccioerrato.

Essi hanno una cultura monotona, nel sensoetimologico del termine, che insiste sullo stesso accodo all'infinito,terminando di sembrare dei complessati  (termine desunto dalla letteraturapsicoanalista) . Essi hanno una cultura tecnica (tecnica, si badi, non dicoscientifica,  cioè quella vera diGalileo, che oltre ad essere una scienziato era anche un filosofo-teologo). Unacultura che generalmente ignora le riflessioni  filosofiche sul senso della vita, sul modo diessere uomo nel mondo e nell'universo e nell’eternità. Una cultura non avvezzaa riflessioni sulla storia, che dovrebbe insegnare (storia maestra della vita)che l’uomo in questi 200.000 ha sempre fatto progressi per il meglio, verso il più,anche se a volte ha fatto passi indietro e sono stati proprio i passi indietroa portarlo alla soluzione dei problemi, senza ingenui ritorni al passato . Unacultura che ignora, o quasi, i godimenti dell’arte: pittura, scultura, architettura,musica, letteratura,  godimenti chearmonizzano ed equilibrano la personalità ed evitano sbandamenti.

Certi ambientalisti sono persone incoerenti, chepredicano  il ritorno ai “tempi antichi”, ad un favoloso  mondo primordiale, ma  che nello stessotempo usano la “civiltà”: automobili, aerei, vestiario fatto di tessuti sintetici,  ogni genere diconsumismo (ad esempio, a Natale, non disdegna agli acquisti, i pacchi e ipacchettini, i sacchetti di plastica, ecc.). In buona sintesi sono  persone che vorrebbero fermare  lo sviluppo , ma  sono i primi a goderne   e sfruttare tale  sviluppo. Un ambientalistaconvinto e coerente dovrebbe  viaggiare apiedi, vestirsi di pelle di animali, vivere in una capanna di frasche,rifiutare qualsiasi forma di riscaldamento (anche quello fatto con lecosiddette fonti rinnovabili, che usano e sfruttano la tecnologia moderna), nondovrebbe usare la “rete internet” per la sua comunicazione e per la suainformazione. E si potrebbe continuare. Per fare una sintesi: l’ambientalismova bene finché  a vivere nelle condizionipredicate in teorica sono gli altri ….

Un uomo di poca fede. Se cristiano, l’ambientalista nonè un cristiano di grande fede. Come può pensare ad una fine catastrofica delmondo un cristiano che abbia riflettuto sul mistero dell’incarnazione, sul  mistero di un tangibile intervento diDio  nella storia; intendo parlare delDio di Israele, che ha condotto un piccolo popolo a farsi portatore dell’ideadel Dio unico, idea che, dopo l’incarnazione, sta poco per volta (anche se conmisteriosi feedback) informando di Sé il mondo intero. Un  cristiano vero al più può chiedersi come maiil Dio della storia  proceda con tantalentezza e fra tante tribolazioni, ma deve avere la speranza che alla fine  il bene trionferà: “Ecco, il SIGNOREproclama fino agli estremi confini della terra: «Dite alla figlia di Sion: "Eccola tua salvezza giunge; ecco egli ha con sé il suo salario, la sua retribuzionelo precede»”.(Isaia 62:11)

L’ambientalista, generalmente, si limita a predicareteorie, quasi mai si sporca le mani in iniziative ed opere (anche minime) socio-umanitarie  finalizzate al progresso umano e quindi anchealla risoluzione dei problemi ambientali che a lui, teoricamente, stanno tantoa cuore. Nel mio piccolo ho fatto parte di una Giunta che ha introdottonel  mio comune la raccoltadifferenziata. Personalmente  applico oggitale raccolta con accanimento  maniacale.Nella giunta comunale del mio paese opera un ambientalista che usa il suoitempo libero per realizzare i suoi ideali nei limiti e coi mezzi che gli sono consentiti: opere per  incrementare il verde e difendere i boschi,iniziative per porre un rimedio all'inquinamento delle acque, come larealizzazione  di  impianti di fitodepurazione delle acque fognarie,ecc. In buona sintesi: fa qualcosa e non si limita a teorie sterili. Eccoquesto è l’ambientalismo che mi piace e che, ne sono convinto, porterà allasoluzione del problema, in linea e coerenza con lo sviluppo dell’umanità. 

 
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Ipazia

Post n°12 pubblicato il 01 Dicembre 2012 da cico1936

Agorà

Un film di Alejandro Amenábar. Con Rachel Weisz, Max Minghella, Oscar Isaac, Ashraf Barhom, Michael Lonsdale Rupert Evans ed altri

Genere: Avventura - Durata 128 min. – Origine: Spagna  - Anno 2009.

Uno dei migliori film degli ultimi anni per ambientazione, indagine storica, costumi, attori perfettamente identificati nei personaggi. La trama interseca la storia vera di Ipazia (presente nell’affresco di Raffalello “La scuola du Atene”), un’insegnante di matematica, astronomia e filosofia in Alessandria - nel momento in cui la celeberrima biblioteca conteneva tesori di inestimabile valore e il famoso faro costituiva una delle allora meraviglie del mondo - con il tentativo dei Tolemaici di spiegare i movimenti ciclici della terra e del sole ….

Temi

-     Ipazia di Alessandria tra fede e ragione

-     Lezioni per il presente dalla tarda antichità

-     Scontro tra fede e ragione.

Alessandria d'Egitto. Seconda metà del IV secolo dopo Cristo. La città in cui convivono cristiani, pagani ed ebrei è anche un vivo centro di ricerca scientifica. Vi spicca, per acume e spirito di indagine, la giovane Ipazia, figlia del filosofo e geometra Teone. Ipazia tiene anche una scuola in cui l'allievo Oreste cerca di attirare la sua attenzione. C'è però anche un giovane schiavo, Davus, attratto dalla sua bellezza e dalla sua cultura. Col trascorrere degli anni la tensione tra gli aderenti alle diverse religioni diviene sempre più palese e finisce col divampare vedendo il prevalere dei cristiani i quali godono ormai della compiacenza di Roma (anche se non di quella di Oreste divenuto prefetto). Guidati dal vescovo Cirillo e avvalendosi del braccio armato costituito dai fanatici monaci parabalani, i cristiani riescono ad annullare la presenza delle altre forme di religione e intendono regolare i conti con il pensiero che oggi definiremmo 'laico' di Ipazia.

Ci sono fasi della storia del cattolicesimo che sono rimaste nell'ombra e sicuramente quella della presa di potere da parte dei cristiani di Alessandria, guidati da un vescovo autoritario e violento salito anche all'onore degli altari, appartiene al versante di cui non è il caso di andare fieri e neppure di cercare alibi in una diversa sensibilità rispetto al passato remoto. Il cinema, quando gliene viene offerta l'opportunità, fa bene a fare luce anche su questi aspetti. Se si prende delle licenze narrative può anche essere giustificato da esigenze di trasposizione. Quella che però non può essere in alcun modo apprezzata è la scelta linguistica adottata in questa occasione da un pur apprezzato regista quale è Alejandro Amenabar.

Dinanzi a una tematica così complessa il regista spagnolo sceglie la via del "peplum post litteram" in cui tutto è palesemente finto e si finisce con l'attendere il Maciste di turno che faccia crollare le colonne di gommapiuma del lontano passato di Cinecittà. L'eroina è proprio bella (e muore nuda), i cattivi sono cattivi che più non si può (e sono tutti dalla parte dei cristiani) e non c'è costume a cui manchi il cartellino della tintoria. Se ci si aggiunge qualche lezioncina sull'astronomia del tempo e qualche scontro armato dilatato per fare metraggio si raggiunge la durata giusta per un passaggio televisivo in due parti. Ma ci sono miniserie tv come Empire che hanno meno pretese e una resa perlomeno uguale.

Trama

Il film narra in forma romanzata la vita della filosofa alessandrina Ipazia (Rachel Weisz), conclusasi col suo assassinio per mano di un gruppo di fanatici parabolani, nel marzo del 415, durante l'epoca delle persecuzioni anti-pagane stabilite per legge dai Decreti teodosiani. Sul finire del IV secolo, mentre le tensioni tra cristiani e pagani si accentuano ad Alessandria d'Egitto, dov'è presente sia una nutrita comunità cristiana sia il celebre tempio pagano di Serapide; lo zelota cristiano Ammonio compie un miracolo (attraversando un braciere senza riportare ferite) dinnanzi alla folla cittadina, schernendo così la comunità pagana. Ipazia mostra indifferenza per tali questioni e si dedica alla difesa della conoscenza classica, nonché ad ardite riflessioni d'astronomia che la portano a dubitare del modello geocentrico promosso da Tolomeo, giudicandolo troppo artificioso ed interessandosi degli ormai dimenticati studi di Aristarco, che ponevano invece il Sole al centro del sistema solare. Viceversa, suo padre Teone mostra una decisa ostilità verso i cristiani, al punto da voler punire una schiava domestica perché in possesso di una croce di legno; per risparmiargli la punizione, un altro schiavo, Davo, mente asserendo di essere anch'egli cristiano, e chiede così di ricevere le frustate al posto dell'altra schiava. Ironicamente, dopo aver incontrato Ammonio per le strade della città, Davo si lascia persuadere a convertirsi alla sua fede. Intanto, la comunità pagana di Alessandria si riunisce in seguito alla provocazione di Ammonio, e Teone concorda con gli esponenti più facinorosi riguardo alla necessità di aggredire fisicamente i Cristiani per vendicare l'affronto, nonostante le proteste d'Ipazia. Tuttavia, dopo l'assalto iniziale in pubblica piazza, i pagani si ritrovano in netta inferiorità numerica, e devono ritirarsi all'interno delle mura del Serapeo, che comprende non solo lo sfarzoso tempio ma anche la famosa Biblioteca di Alessandria; lo stesso Teone viene ferito da un suo schiavo, che si ritrova ad anteporre la sua fede al suo dovere di schiavo. Durante la notte, l'assedio alle mura viene posto in stallo dall'intervento della guardia cittadina, su ordine del Pretore. Tuttavia, la mattina dopo un ambasciatore rende noto ai pagani trincerati le volontà dell'Imperatore Teodosio II: non saranno puniti per l'attacco ai Cristiani, ma dovranno ritirarsi e i Cristiani saranno liberi di entrare nel Serapeo. I pagani fuggono dall'uscita posteriore del tempio, non prima di aver però portato con sé diversi scritti di teatro, filosofia e matematica, che altrimenti verrebbero sicuramente distrutti insieme alla Biblioteca dalla folla inferocita, come appunto avviene. Davo sceglie di non fuggire insieme ad Ipazia e gli altri, bensì di unirsi agli zeloti nella distruzione del Serapeo, odiato simbolo della cultura classica e pagana. Segretamente infatuato della sua padrona, torna poi nella sua casa per abusare di lei, ma desiste appena cominciato e se ne vergogna. Ipazia sceglie di liberarlo per scacciarlo dalla propria dimora, mentre Teone muore in seguito all'infezione della ferita durante gli scontri con i cristiani.

Passano diversi anni, durante i quali il paganesimo scompare dalla vita pubblica alessandrina e il Cristianesimo assume una posizione sempre più dominante nella società dell'Impero. Il vescovo Cirillo, che condivide le politiche di obliterazione dei culti pagani come predetto pochi anni prima da Teodosio, minaccia l'ordine sociale dal prefetto Oreste, ex-allievo di Ipazia. Scoppia inoltre un conflitto con la comunità ebraica locale, che viene assalita dai parabolani, guidati da Ammonio, all'anfiteatro. Gli ebrei decidono di vendicarsi nottetempo, attirando con l'inganno nella cattedrale decine di cristiani e massacrandoli a colpi di pietre. Ne segue una persecuzione su vasta scala degli ebrei, che vengono uccisi pubblicamente e poi ammassati in grandi pile funerarie. Frattanto, Ipazia continua i propri esperimenti sul modello eliocentrico, iniziando a covare dubbi riguardo un'orbita perfettamente circolare dei pianeti. La situazione si aggrava ulteriormente quando Oreste, seppure cristiano e battezzato, rifiuta di inginocchiarsi dinnanzi alle Sacre Scritture durante una pubblica messa, dopo che Cirillo ne ha letto un passo di San Paolo che diffida le donne dall'insegnare agli uomini. Si scatenano così pesanti maldicenze sull'influenza negativa che Ipazia, dichiaratasi non cristiana di fronte al Concilio, avrebbe su Oreste. Ammonio colpisce Oreste scagliandogli una pietra all'uscita della Chiesa, e viene così messo a morte, ma ormai su Ipazia gravano le accuse di empietà e stregoneria. Proprio mentre lei finalmente intuisce che i pianeti si muovono su orbite ellittiche, i parabolani, ora fuori di sé, decidono di linciarla. Davo ode questi discorsi e corre a casa della sua ex-padrona per avvertirla, ma scopre che si è nuovamente recata al Concilio, dove Oreste le ha offerto un'ultima possibilità di scampare alla furia del popolo: battezzarsi, come hanno già fatto, seppur loro malgrado, tutti i membri del Concilio non cristiani. Ipazia rifiuta, ma sulla via per tornare alla propria dimora viene sequestrata da un gruppo di zelanti, che la portano in una chiesa isolata per scorticarla viva. Davo, che si è unito al gruppo strada facendo, propone invece di lapidarla per evitare il contatto con il suo sangue impuro. Approfittando del tempo necessario agli zelanti per raccogliere le pietre fuori dalla chiesa, si avvicina ad Ipazia e, con il suo tacito consenso, la strangola, risparmiandole così una morte ben più dolorosa per mano degli zelanti

 

 

 
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