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Trump: tra Globalizzazione, Mercantilismo e Protezionismo

Post n°1001 pubblicato il 23 Gennaio 2017 da fresbe
 
Foto di fresbe

Avviene da cinquanta anni, che gli Stati Uniti importino e la Germania esporti. Sono circa cinquanta anni in cui il saldo commerciale fra queste due Nazioni, e verso il resto del mondo, non è in equilibrio! Gli Stati Uniti dagli anni ’70, hanno importato di più di quanto abbiano esportato. Conseguenza diretta è che negli USA si perdono quote di produzione: meno auto sono state prodotte negli States e moltissime sono state importate.
Moltissimi posti di lavoro sono stati persi negli Stati Uniti ed intere città come Detroit, sono andate in crisi. La popolazione di Detroit, che nel 1950 era di 1.850.000 abitanti, nel 2013 è scesa a 701.000. Detroit è il capoluogo del Michigan che nel 2012 aveva incoronato Obama, esattamente come Pennsylvania e Winsconsin. Trattasi di Stati industriali, democratici clamorosamente passati a Trump nelle ultime elezioni. Populismo o conseguenza della deindustrializzazione e dell’impoverimento dell’americano medio?  Nel mentre la Germania, ha da sempre puntato a mantenere i salari interni molto bassi (in Germania la ricchezza è molto concentrata e la proprietà immobiliare meno diffusa che in Italia) e che ha fatto del Mercantilismo (cioè dello sviluppo basato sull’export e non sulla crescita del mercato interno) la sua ragione di essere. In passato l’export tedesco era frenato dalla costante rivalutazione del Marco che rendeva più care le merci (BMV, Mercedes e VW e Bosh) e questo rallentava l’Export tedesco. Con l’ingresso nell’Euro e la scomparsa della moneta tedesca, la barriera all’export costituita dal Marco forte è svanita e la Germania ha progressivamente potuto esportare a prezzi bassissimi ed ipercompetitivi. I tedeschi intendono continuare a vendere esportando e le multinazionali americane vorrebbero continuare a delocalizzare sempre più, in modo da far produrre in Cina e ridurre al minimo il costo del lavoro. Queste sono le ragioni che hanno portato tanti voti a Trump. Questa è la ragione per cui Trump parla di protezionismo e di rilanciare il mercato americano con lo slogan: produci e compra in USA.
Il dollaro come moneta di riserva mondiale, non è più sufficiente a garantire la supremazia economica USA. La contrapposizione USA/Germania è problema che compare spesso nei discorsi di Trump, riflettendo l’enorme differenza di approccio. La strategia della crescita Economica collegata al territorio, con un aumento del “know how” diffuso nella popolazione ed una maggiore ripartizione tra strati sociali, è ciò che Trump ha promesso.
Gli USA, dalla fine della convertibilità del dollaro in oro (Nixon 1971) hanno pagato le loro importazioni stampando carta moneta, mentre la grande forza politica/finanziaria delle multinazionali ha continuato a delocalizzare e ad espandere mercati. Si può dire che questo immenso import, fino ad ora, non sia costato nulla agli USA, che hanno comprato petrolio dall’Arabia Saudita e auto dalla Germania pagandole con carta moneta. La “deindustrializzazione” sta impoverendo sempre più fasce di americani e contemporaneamente rende l’America incapace di produrre, privandola della capacità di accumulare “know how” essenziale per rimanere leader in molti settori. La protesta della classe media si salda con interessi strategici.
Esiste la difficoltà crescente del Governo USA nel controllare le politiche delle multinazionali, che tendono ad essere sempre più autonome e “meno americane”, cioè meno condizionate e condizionabili dalla politica USA.  
Trump potrebbe rappresentare la saldatura tra l’esigenza di riportare sotto controllo del sistema USA le multinazionali e la necessità di condividere i benefici dello sviluppo con una fascia più ampia della popolazione statunitense.
Le politiche economiche tedesche, dagli anni '50 in poi, hanno favorito l’export e di conseguenza il Marco si è sempre rivalutato moltissimo nei confronti delle altre monete. La Germania mantiene una inflazione interna bassa (mercato interno sempre molto controllato) e un forte export. Ovviamente la rivalutazione del Marco ha sempre reso le merci tedesche più care e quindi ha parzialmente frenato l’export. Da qui l’interesse dei tedeschi a creare l’Euro, con rapporti fissi di cambio, mantenendone un egemone controllo.
Nemmeno una super potenza militare, supportata dalla forza finanziaria di essere l’unica moneta di riserva del mondo, può reggere all’infinito. Un’economia fatta solo di carta e senza il coinvolgimento dei suoi cittadini nella produzione di beni e servizi reali, non potrà esistere in eterno. L’Euro da circa quindici anni, ha bloccato la fluttuazione dei cambi tra le monete, impedendo la svalutazione controllata, per agevolare produzione ed esportazioni. Ora la diga eretta politicamente è messa sotto pressione da forze immense, fino ad ora solo interne, ma la crisi della classe media USA e l’elezione di Trump, favorirà anche pressioni esterne alla UE. Il mondo è interconnesso e chi vede solo le affermazioni ruvide di Trump senza individuare i problemi reali, coglie soltanto alcuni aspetti. E’ necessaria una riforma radicale della UE, della BCE e dei trattati costitutivi dell’Euro e probabilmente anche una nuova “Bretton Wood”, mentre si avvicina l’implosione del sistema Euro.

 da un articolo di Primo Gonzaga modificato dal blog

 

 
 
 
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