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Post N° 243

Post n°243 pubblicato il 07 Giugno 2007 da celticwolf1968
 

CHI È IL PEDOFILO (Teorie)

Se la psicologia si trova in disagio nel dare una definizione di abuso e di pedofilia è perché non riesce a darsi una spiegazione univoca delle motivazioni per cui un adulto debba compiere atti sessuali con un bambini, e comprendere i diversi meccanismi e fattori psichici che intervengono nella scelta delle azioni compiute.

 

In effetti, ogni tentativo di inquadrare questa devianza sessuale non è facile; poiché gli autori di abusi sessuali non appartengono ad una stessa fascia di patologie o devianze evidenti, né ad una fascia sociale ben determinata, né l’indagine sulle cause è immediatamente rilevabile e oggettiva.

 

Se è vero, infatti, che l’immagine tipica del pedofilo, nell’inconscio collettivo, è raffigurata come un uomo, a volte vecchio, vizioso, con esperienze fallimentari alle spalle, fondamentalmente perverso anche nei rapporti umani; l’esperienza nel campo dimostra che il pedofilo può essere chiunque. Può essere stato vittima di abuso, e porta dentro la sua vita psichica i segni  della violenza subita, oppure può essere un tranquillo e “normale” individuo con relazioni accettabili, magari sposato con figli, oppure può essere il professionista stimato che va in Tailhandia per fare del turismo sessuale.

 

La varietà di queste tipologie1rende complicata la comprensione delle cause e descrizione della personalità del pedofilo, ma nello stesso tempo dà indicazioni sul fatto che l’abuso potrebbe essere generato da una molteplicità di fattori che interagiscono e che danno effetti diversi.  Inoltre c’è da dire che le cause scatenanti spesso sfuggono nella loro dinamica interiore.

 

 

Prima classificazione

 

Ad un livello di primo impatto con il problema possiamo prendere come riferimento l’ipotesi proposta da Petrone e Rialti2 che dimostra l’estrema varietà del fenomeno pedofilia:

 

  • Pedofilo latente, manifesta attenzione verso i bambini ma, essendo cosciente delle norme morali, riesce a controllare le proprie pulsioni;
  • Pedofilo occasionale, ha una vita che rientra nei canoni della normalità, ma che, in alcune occasioni (es. vacanze sessuali), ha delle esperienze erotiche trasgressive3;
  • Il pedofilo dalla personalità immatura, è una persona che non è mai riuscita a sviluppare atteggiamenti relazionali maturi, i cui comportamenti sono rimasti fissati al livello infantile. L’immaturità generale lo porta a giustificare la sua condotta convincendosi che la sua attenzione verso i bambini è espressione d’amore ed è dettata da sentimenti positivi. Di contro, per lui, la società è violenta e non riesce a cogliere l’autenticità dei bisogni del minore.
  • Il pedofilo regressivo, non è riuscito ad instaurare corretti rapporti sociali con i propri coetanei, e quindi regredisce verso stati psicologici pregressi rivolgendo la sua attenzione ai bambini.
  • Il pedofilo aggressivo, che ha una personalità antisociale, ha un grande sentimento di svalutazione del sé e degli altri, è un frustrato. Spesso nella violenza che compie ad un minore non fa altro che tentare di esorcizzare la parte più debole di se stesso. Nutre sentimenti di ostilità, qualche volta l’atto di abuso verso i bambini può avere radici in una violenza subita dall’aggressore in età infantile.

     

  • Il pedofilo omosessuale, trasferisce nel bambino l’amore che non ha ricevuto dalla mamma. È spinto da motivazioni personali perché nel bambino che ama vede se stesso, vede il bambino che era e lo ama così come avrebbe voluto essere amato.

     

     

Tabella 1 La sessualità tra normalità e patologia

 

Per poter comprendere appieno la personalità del pedofilo non basta fare delle classificazioni, ma bisogna anche saper delineare il confine tra gli atteggiamenti normali e quelli patologici. Il problema si rivolta sul tema della sessualità: si possono definire chiaramente i limiti della sessualità “normale”? Anche questo è un campo complicatissimo. Il padre della psicoanalisi (Freud) descriveva il bambino come un “perverso polimorfo” tentando di ridefinire la sessualità matura come il risultato delle varie esperienze vissute nell’età infantile, dimostrando come tali esperienze, inevitabilmente, influenzano il comportamento sessuale dall’adulto.

 

In definitiva, se molteplici possono essere i fattori che concorrono alla definizione dei comportamenti sessuali degli adulti, diverse sono le gamme di variazione degli orientamenti sessuali. Se scegliamo quattro poli omo/etero adulti/bambini la sessualità si giocherebbe in un continuum tra i diversi poli estremi (vedi tab.1).

 

Sono stati fatti diversi tentativi di classificare tale continuum costruendo varie scale di definizione tra etero ed omosessuale. Un modello molto recente è quello rielaborato della teoria di Doorn e Coll 

Tabella 2

     
TransessualeOmosessualeBisessualeEterosessuale con omosessualità a minore sogliaEterosessuale con omosessualità ad alta soglia

L’esempio della tabella è relativo ad un maschio. I vari simboli maschile e femminile determinano la presenza di varie versioni del sé, maschili o femminili (le preferenze sessuali, il modo di vestire, i gusti, le regole sociali, gli interessi estetici).

 

La negazione dell’univocità del sé e la presenza di vari sistemi maschili e femminili (assimilati dall’individuo secondo una programmazione biologica, i condizionamenti ambientali e le esperienze di vita) spiegherebbe la diversità di organizzazione sessuale del sé, verso cui confluiscono sia elementi maschili sia elementi femminili uno dei quali, in genere, dominante.

 

 

 

Tabella 3

 

La tabella 35 chiarisce ulteriormente il rapporto tra i vari stili di “orientamento” e di “attaccamento”.

 

Risulta così riassunto un quadro in cui oscillano i vari comportamenti, dalla persona con attaccamento “sicuro” che, cioè riesce a relazionarsi correttamente, ed è capace di rispetto per tutti, alla personalità con attaccamento “ansioso-resistente” che dipende molto dagli altri, che valuta il proprio atteggiamento e le proprie scelte in base all’approvazione o disapprovazione dell’ambiente sociale, che è eccessivamente preoccupato dei bisogni di chi gli sta vicino.

 

Le altre personalità “evitante di I e II tipo” esprimono atteggiamenti che mirano al distacco sociale, il primo per timore di essere rifiutato, il secondo con comportamenti freddi e distaccati, di puro sfruttamento dall’altro a proprio vantaggio, senza alcuna sensibilità e nettamente antisociale.

 

In base a questa tabella possiamo definire la vasta tipologia di comportamenti sessuali dell’orientamento verso i minori: dal padre incestuoso (attaccamento ansioso–resistente) all’abusante che riesce a compiere stupri e violenze in forma anche grave (evitante di II tipo).

 

La conclusione di questi studi (che descrivono al sessualità e tutti gli atteggiamenti psicologici ad essa legati in un quadro di continuum tipologico) è che la maggior parte degli individui non si pongono ai due estremi adulti/minori ma si pongono lungo una scala intermedia e quindi:

Ci saranno soggetti orientati più o meno prevalentemente verso gli adulti che, in particolari condizioni di disinibizione, potranno agire sessualmente sui bambini e al contrario, altri, orientati sui minori, che potranno anche avere rapporti sessuali con adulti, date circostanze specifiche6.

 

Applicando a questo quadro i due estremi omo-eterosessuale complicheremo il tutto ma avremo un’allargamento dei vari comportamenti sessuali che includeranno il pedofilo omosessuale e il pedofilo eterosessuale.

La teoria dei quattro fattori

 

Finkelhor nel 19847 ha proposto un modello che tiene conto di quattro fattori che spiegano il comportamento abusante:

 

1.         Tre sono i motivi per cui il pedofilo abusa i bambini:

 

o      
l’abuso soddisfa le esigenze intime ed emotive dell’abusante;

 

o       il bambino è fonte di preferenza sessuale (la causa può essere un condizionamento o il fatto che a sua volta è stato abusato);

 

o       I normali canali di attivazione e di gratificazione sessuale sono inibiti per vari motivi (es. scarsa capacità relazionale).

 

2.       Esistono fattori che sono in grado di disinibire le motivazioni interne contro l’abuso di minore (es. abuso di sostanze, percezione distorta della realtà, tolleranza sociale o per le azioni verso i più deboli ecc.);

 

3.       Fattori che fanno superare le inibizioni esterne contro l’abuso sessuale;

 

4.      Fattori che permettono all’abusatore di superare le resistenze del minore (es. bambino emotivamente insicuro, rapporto parentale);

 

Questo quadro è molto valido perché evidenzia la molteplicità di elementi che possono concorrere alla determinazione dell’abuso sessuale.

 

Teoria della “preferenza sessuale”

 

Secondo questa teoria il comportamento dei pedofili è spiegato dal fatto che sono attivati sessualmente più dai bambini che dagli adulti8.

 

Le esperienze fatte in questo campo hanno dato risultati poco rilevanti, poiché esperimenti fatti con  soggetti normali hanno mostrato forti attivazioni sessuali per i bambini mentre una certa percentuale di abusatori intra ed extra familiari hanno dato risposte molto basse.

 

La conclusione è che l’atteggiamento dell’abusatore di preferenza dei bambini non può essere spiegato come un fattore primario o genericamente preponderante.

 

  

La Teoria dell’”abusatore abusato”

 

Una delle spiegazioni più interessante dei comportamenti pedofili è che l’origine del comportamento abusante sia in un’esperienza simile vissuta come vittima.  Da alcune ricerche effettuate da vari studiosi9 solo una certa percentuale di pedofili riferisce di essere stato vittima di un abuso in età infantile.  L’origine traumatica della pedofilia, quindi, se non spiega totalmente il fenomeno, può dare una notevole chiave di lettura della personalità del pedofilo. Esso maschera e giustifica i suoi comportamenti come “amore” verso i piccoli, ma in fondo, questo atteggiamento di delicatezza nasconde un comportamento di ostilità e di rivalsa.

 

 L’abusatore ripete ciò che è stato fatto a lui come atto di vendetta, mediante il quale la sofferenza del passato viene cancellata a favore di un piacere e di una vittoria. Da vittima diventa vincitore.

 

In questo senso è importante valutare il complesso fascio di atteggiamenti che vive il bambino abusato che, di fronte alla significatività dell’adulto che lo abusa, si sente complice e molto spesso colpevole dell’atto di abuso stesso.

 

In questo caso, il trauma spesso irrisolto portato ad età adulta guida il pedofilo alla deumanizzazione dell’atto sessuale (si parla di “odio erotizzato”) che diventa una rivincita rispetto al trauma subito.

 

Naturalmente non tutti i bambini abusati diventano pedofili, la capacità di superare il trauma varia da individuo ad individuo, e dell’ambiente sociale in cui questo vive.

 

 

 

La teoria dell’origine biologica

 

Un gruppo di studiosi10 nel 1998 ha avanzato l’ipotesi della “immunosensibilità materna”. Secondo questa teoria la possibilità che un uomo abbia un orientamento sessuale deviante aumenta con il numero di figli della stessa madre. La nascita di figli maschi sensibilizzerebbe la madre verso gli ormoni sessuali maschili per cui una risposta immunitaria del suo organismo contrasterebbe (nelle gravidanze successive alla prima) gli effetti degli androgeni prenatali da cui dipende l’orientamento sessuale.

 

Questa teoria è interessante ma viene smentita dalla considerazione che l’effetto “fratello maggiore” potrebbe essere dato da influenze psicosociali e non esclusivamente biologiche.

 

  

 

Conclusioni

 

Le teorie che qui abbiamo esposto (che, ovviamente, non vogliono essere esaustive) evidenziano molto chiaramente quanto è difficile fare una esatta classificazione dell’abuso, delle sue cause, e della possibile individuazione dei comportamenti sessuali devianti.

 

La questione che qui si ripropone è se il pedofilo ha bisogno del carcere o della casa di cura. Le descrizioni della personalità del pedofilo  mettono in risalto una varietà di cause che potrebbero determinare il comportamento abusante. Il problema di difficile soluzione è  fino a che punto bisogna tenere in giusta considerazione la reale consapevolezza dell’adulto, se questa volontà è stata veramente libera o è stata “scatenata” dal clima di liberalizzazione sessuale presente nella nostra società o da varie cause indipendenti dal soggetto.

 

 


[1] Che potremmo di per sè distinguere tra abusanti appartenenti allo stesso nucleo familiare dell’abusato e abusanti estranei al nucleo familiare dell’abusato

 

[2] PETRONE L. e RIALTI S., La personalità del pedofilo in GIOMMI R. e PERROTTA M., op. cit., p. 232-236

[3] Le autrici affermano che questi comportamenti “trasgressivi” potrebbero essere spiegati come rifiuto dell’eccesso di sesso che c’è nella nostra società, per cui alla “noia” della “normale” offerta sessuale si contrappone l’eccezionalità della trasgressione che provoca sensazioni erotiche più appetibili, anche perché nella relazione con il minore cade ogni preoccupazione di dare conto all’altro delle proprie prestazioni sessuali.

 

[4] DETTORE D., Il pedofilo miti e realtà, in DETTORE D. e FULIGNI C., L’abuso sessuale sui minori, McGraw-Hill, Milano, 1999 p. 311

 

[5] DETTORE D., Il pedofilo miti e realtà, in DETTORE D. e FULIGNI C, op. cit., p. 313

 

[6] DETTORE D., Il pedofilo miti e realtà, in DETTORE D. e FULIGNI C, op. cit. p. 314

 

[7] FINKELHOR D., Child sexual abuse:new theoty and research, FreePress, New York, 1984

 

[8] BARBAREE H.E., Stimulus control of sexual arousal in AAVV Handbook of sexual assault: Issues, Theories, and treatment if the offender, Plenum Press, New York, 1990 p. 115-142

 

[9] cfr. RENVOIZE J., Edipo ed elettra. Rapporto sull’incesto, Lyra Libri, Como, 1987

 

[10] LALUMIERE M.L., HARRIS G.T., QUINSEY V.L. e RICE M.E., Sexual  deviance and number of older brothers among sexaual offenders. Sexualabuse: a journal of Research and Treatment, 10, 1998

 

http://www.nonsoloreligione.it/ped/chi.htm

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tutto nero
postato da La mamma 
cinziamascagni@libero.it
 Domenica 4 Febbraio 2007 ore 11:28:20
Oggi sono triste, è dalle 8 che scrivo e-mail, mando fax, telefono (anche se poi è domenica e mi rispondono in pochi), ricevo tante promesse ma nessun fatto. Possibile che a nessuno importi di una bambina di 4 anni che se non potrà curarsi morirà nel giro di 1 o 2 anni; io mi chiedo come possono le persone comportarsi così. La vita di mia figlia non fa odiens; meglio la morte perché se muori ci sei se vivi sei invisibile.
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