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POLITICI FACCENDIERI

Post n°20 pubblicato il 25 Maggio 2009 da siamo_vivisud

CONDANNATI, PRESCRITTI, INDAGATI, IMPUTATI E RINVIATI A GIUDIZIO

Giudice Gaspare (FI): Imputato a Palermo per associazione mafiosa, bancarotta fraudolenta aggravata e riciclaggio, nel 2006

è stato assolto in primo grado da tutte le accuse, salvo quella per bancarotta semplice, coperta però da prescrizione. Ma la

Procura, che aveva chiesto per lui una condanna a 15 anni, ha fatto ricorso in appello.

Grillo Luigi (FI):

Nell’indagine sulle scalate bancarie del 2005, la Procura di Milano ha chiesto il suo rinvio a giudizio per

aggiotaggio per aver «contribuito a trasferire da Fazio a Fiorani informazioni riservate sull’iter di procedimenti di Bankitalia

nei confronti di Bpi» (la Popolare Italiana, ex Lodi, di Gianpiero Fiornai); e gli contesta inoltre un episodio di appropriazione

indebita («44mila euro nel 2005»). Nel 2006 Grillo, grazie alla prescrizione appena dimezzata dalla legge ex Cirielli, ha visto

cadere davanti al gip di Genova le accuse mosse contro di lui per una presunta truffa nella progettazione della Tav Milano-

Genova in concorso con dirigenti delle Fs e il costruttore Marcellino Gavio, sospettati di aver ottenuto illecitamente oltre 100

miliardi di lire per interventi di «conoscenza dell’assetto geologico dei terreni nella galleria Giovi».

Japicca Maurizio (FI):

Arrestato nel 1995 come dirigente della Fininvest in Campania per presunti finanziamenti elargiti

tramite l’emittente Canale 8 – di cui Japicca era considerato l’amministratore di fatto - a politici campani a essa legati, tra i

quali Paolo Cirino Pomicino, Francesco De Lorenzo e Giulio Di Donato, viene rinviato a giudizio insieme ai tre presunti

beneficiari nel 1998. Le accuse vanno dalle false fatturazioni al falso in bilancio all’abuso d’ufficio (per le autorizzazioni

ottenute dal Comune di Casoria per erigere un ripetitore Fininvest) e ipotizzano che la Fininvest finanziasse due emittenti

locali, Canale 8 e Canale 7, gestite di fatto dai politici che, in cambio, si schieravano a favore della Fininvest in Parlamento in

occasione delle leggi sulla tv. Ma il processo si conclude con la prescrizione. Japicca sparisce dalla circolazione per un po’,

dopodichè riemerge come coordinatore regionale di Forza Italia imposto da Sandro Bondi al posto di Antonio Martusciello, tra

le proteste dei dirigenti locali del partito che lo definiscono “un pensionato del tutto estraneo al mondo politico e ignara della

realtà campana” e minacciano di andarsene. Poi naturalmente restano e Iapicca viene candidato dal Pdl alla Camera proprio a

Napoli.

La Malfa Giorgio (FI-Pri): Condannato definitivamente a 6 mesi per il finanziamento illecito della maxitangente Enimont:

nel 1992 incassò in nero 300 milioni Ferruzzi-Montedison.

Landolfi Mario (An): Ex ministro delle Telecomunicazioni e presidente della commissione parlamentare di Vigilanza sulla

Rai, è indagato in Campania per corruzione e truffa «con l’aggravante di aver commesso il fatto per agevolare il clan mafioso

La Torre» nell’ambito di un’inchiesta sui fratelli Orsi, due imprenditori casertani diventati i re dei rifiuti grazie al legame con

la camorra e alle relazioni politiche a destra e sinistra. Contro Landolfi gli investigatori hanno raccolto molte dichiarazioni. Al

centro di tutto ci sono i posti di lavoro. Quando i politici chiedevano, il contratto doveva spuntare fuori a tutti i costi. Spiega

Michele Orsi: “Circa il 70 per cento delle assunzioni poi operate erano inutili ed erano motivate per lo più da ragioni politicoelettorali,

richieste da Landolfi, Valente [il presidente del consorzio comunale,

nda] e Cosentino [il coordinatore regionale di

Forza Italia, nda]... Molte delle assunzioni erano non solo inutili ma sostanzialmente fittizie, dato che questi non svolgevano

alcuna attività”. Questi «favori» poi diventavano voti. Raffaele Chianese, capo della segretaria di Landolfi - arrestato nel

dicembre del 2007 col segretario particolare dell’onorevole, Cosimo Chianese, per aver organizzato corsi professionali

fantasma in cambio di 250 mila euro di finanziamenti dall’Unione europea - raccomanda un uomo vicino alle cosche con

queste testuali parole: «Quello vale cento voti!». E Orsi replica promettendo il contratto: «Tieni presente che siamo vicini a te e

Mario per queste elezioni. Qualunque cosa...». Risposta: «Grazie, a buon rendere». Spiega un pentito: “Quasi tutte le persone

che a Mondragone lavorano per la nettezza urbana sono state raccomandate dal clan. Qualunque iniziativa volessero prendere i

lavoratori dovevano concordarla con il clan, compreso l’iscrizione al sindacato o iniziative di protesta. Mi risulta che nel corso

degli anni sono stati organizzati dalla cosca vari pranzi elettorali per cercare di far votare tutti i dipendenti della nettezza

urbana per una certa persona… Per le ultime politiche è stato organizzato un rinfresco a favore di Landolfi a cui pure hanno

partecipato tutti i dipendenti della nettezza urbana. In quest’ultima occasione il clan si è occupato soltanto di far andare tutti

all’incontro”. I consorzi che gestiscono i rifiuti sono espressione diretta dei partiti. Lo racconta Giuseppe Valente, numero uno

della società mista che si occupa di pulire diciotto comuni sul litorale Domiziano, che dopo l’arresto ammette di avere «assunto

la presidenza quale incarico squisitamente politico, previa intesa con i referenti politici, i parlamentari Landolfi, Cosentino e

Coronella [senatore e leader provinciale di An,

nda]». Ma non si tratta di semplice lottizzazione. Dietro i consorzi oltre che la

politica c’è pure la camorra. Chianese, il «portaborse » di Landolfi, dice al telefono che prima nella società della nettezza

urbana «c’erano ventidue assunti ma dieci erano camorristi. Non lavoravano, si pigliavano solo lo stipendio». Il seguito

dell’intercettazione è anche peggiore: «Quanti ce ne possono servire per pulire Mondragone? Trentacinque a esagerare. Invece

ora ce ne stanno 86, chi li deve pagare?». Lo Stato però davanti al dilagare della camorra sembra inerte. Dalla Prefettura di

Caserta – dicono gli atti della Procura – le informative di polizia arrivavano direttamente nelle mani sbagliate. E se si cercava

di applicare le misure minime di legge, come l’obbligo di certificato antimafia per gli appalti, c’era sempre un parlamentare

pronto a trovare una scorciatoia. Spiega ancora Orsi: “Quanto alle mie richieste rivolte ai politici di interessarsi per il rilascio

della certificazione antimafia, faccio presente che sollecitai direttamente l’onorevole Cosentino e – tramite Valente – Mario

Landolfi. Cosentino mi diede assicurazioni sul fatto che si sarebbe interessato: ricordo che questi ebbe a chiamare

telefonicamente, innanzi a me, il dottor Provolo [il vice-prefetto,

nda] con il quale prese un appuntamento per avere dei

chiarimenti”. E Landolfi? “Chianese ci disse di aver ricevuto da Landolfi l’indicazione proveniente dalla Prefettura...

sottolineando che grazie a lui Landolfi si era recato presso la Prefettura per perorare il rilascio della certificazione antimafia”.

Dagli atti spunta poi un dialogo sconcertante. Sergio Orsi, uno dei re dei rifiuti, si fa avanti offrendo «amicizia». E Chianese

replica: «Mario i soldi se li può prendere solo da me, e non se li può prendere da nessun altro, quindi è inutile...». Poi precisa:

CONDANNATI, PRESCRITTI, INDAGATI, IMPUTATI E RINVIATI A GIUDIZIO

Fonte “Se li conosci li eviti” di Marco Travaglio e Peter Gomez

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«Lui soldi non ne piglia... Cioè, i soldi che danno per fare l’attività. Finanzia il partito... Io me ne avvantaggio dal partito,

perché io prendo un incarico... e giustamente devo dare un contributo...». A quel punto il portaborse spiega: «Tu puoi

partecipare... se tu devi prendere un appalto per un lavoro, anziché darlo ad un altro, lo dai a me... È un contributo anche

questo...».

Lehner Giancarlo (FI):

Per alcuni suoi articoli, e in particolare per un pamphlet calunnioso in cui accusava addirittura i

magistrati di Mani Pulite di «attentato a organo costituzionale» (cioè a Berlusconi), un reato da ergastolo, Lehner è stato

condannato per diffamazione dal Tribunale di Trento.

Malossini Mario (FI):

Arrestato nel 1995 e più volte indagato, è stato condannato definitivamente a 1 anno per ricettazione

nell’inchiesta sulle tangenti dell’Autobrennero; condannato per concussione in primo e secondo grado, si è visto derubricare il

reato in corruzione dalla Cassazione che l’ha dichiarato prescritto.

Martinat Ugo (An): Indagato dal 2 maggio 2005 a Torino, nella sua veste di viceministro delle Infrastrutture, per turbativa

d’asta e abuso in atti d’ufficio a proposito degli appalti per l’alta velocità ferroviaria Torino-Lione e per due strade costruite in

vista delle Olimpiadi invernali di Torino 2006. Un rapporto della Dia, trasmesso dalla Guardia di finanza ai pm Francesco

Saluzzo, Paolo Toso e Cesare Parodi, parla di intercettazioni e definisce Martinat «soggetto supervisore per l’aggiudicazione di

varie gare d’appalto e per l’assegnazione di collaudi».

Mastrullo Angiolino (FI)

: Già socialista, poi forzista, ex portaborse del sindaco di Torino Maria Magnani Noya (Psi) e

dell’assessore Aldo Olivieri (Psi), fu arrestato una prima volta negli anni 80 per lo scandalo delle forniture di carni alle Usl

piemontesi, e poi assolto; di nuovo arrestato il 22 maggio 1995 per corruzione e falso in relazione a una tangente da 20 milioni

chiesta e ottenuta nel 1990 da un imprenditore farmaceutico, ha patteggiato la pena. Poi è divenuto il braccio destro del

coordinatore piemontese di Forza Italia, Guido Crosetto. E’ candidato Pdl alla Camera in Piemonte-1.

Matteoli Altero (An):

Imputato a Livorno per favoreggiamento verso l’ex prefetto di Livorno, che avrebbe avvertito di

indagini e intercettazioni in corso su uno scandalo di abusi edilizi all’isola d’Elba, consentendo a lui e ad altri indagati di

inquinare le prove e di distruggere carte e addirittura computer, con gravi danni per le indagini. Il processo è iniziato il 20

ottobre 2006. Ma il 17 maggio 2007 la Camera l’ha bloccato (394 voti favorevoli, 2 contrari e 32 astenuti), sollevando un

conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato alla Corte Costituzionale contro il Tribunale dei ministri che, spogliandosi del

caso in quanto Matteoli è accusato come comune cittadino e non come ex ministro, non ha ritenuto di chiedere alla Camera

l’autorizzazione a procedere prevista per i ministri accusati di reati commessi nell’esercizio delle proprie funzioni. Così il

processo, in attesa della Consulta, si ferma.

Messina Alfredo (FI):

Storico dirigente Fininvest e Mediaset, più volte indagato insieme al Cavaliere e ai suoi cari, ora è

vicepresidente di Mediolanum ed è sotto inchiesta a Milano (la Procura ha da poco depositato gli atti a fine indagini) per

favoreggiamento nella bancarotta fraudolenta dell’Hdc del sondaggista del Cavaliere, Luigi Crespi. Nel 2004 Crespi chiede a

Mediaset di restituirgli 500 mila euro da lui anticipati a Telelombardia e Antenna3 per “risarcirli” del danno subìto dalla

fornitura di programmi a Italia 7 Gold da parte di Mediaset. La richiesta, tramite Deborah Bergamini, viene inoltrata a

Messina, che prende appuntamento per il 17 luglio con Paolo Del Bue, presidente della Arner Bank luganese, a cui chiede di

“prepararmi una di quelle cose”. Cioè, verosimilmente, i contanti. Perché parte della somma – secondo la Guardia di Finanza -

dev’essere versata a Crespi in contanti a Lugano e in nero da Messina e dal suo avvocato, Giorgio Perroni. Il giorno della

prevista trasferta in Svizzera, il 16 luglio 2004, gli investigatori milanesi – che intercettano i protagonisti – si preparano a

pedinarli a distanza. Messina va a prendere Perroni a Roma, dove incontra anche l’avvocato del Cavaliere, Niccolò Ghedini.

Poi però, mentre è già in viaggio verso Fiumicino, riceve una telefonata da Palazzo Chigi: è Valentino Valentini, capo della

segreteria del premier Berlusconi. Che lo richiama indietro per “un documento da consegnare”. Messina torna indietro e subito

disdice l’appuntamento con Del Bue. Qualcuno, evidentemente, ha fatto una soffiata sul pedinamento in corso. E la consegna

“salta”. “Purtroppo – dice l’avvocato di Crespi, che segue la pratica, al sondaggista - “(Messina o Perroni, ndr) ha avuto un

forte casino. Non è potuto andare dove doveva andare”. Messina è candidato Pdl al Senato in Lombardia.

Nania Domenico (An):

Arrestato per 10 giorni e poi condannato in via definitiva a 7 mesi per lesioni personali legate ad

attività violente nei gruppi giovanili di estrema destra (fatti dell’ottobre ’69, sentenza emessa nel 1977 e divenuta definitiva nel

1980); condannato in primo grado per gli abusi edilizi nella sua villa di Barcellona Pozzo di Gotto e salvato in appello dalla

prescrizione. Nemmeno il condono edilizio varato dal governo Berlusconi e votato anche da lui è riuscito a sanare la sua villa

abusiva con piscina, costruita in spregio delle leggi urbanistiche (legge 47/1985, articolo 20) e anche di quelle antisismiche

(legge 64/1974 sulla necessaria autorizzazione del Genio civile). Anche perché la sanatoria berlusconiana prevedeva il

pagamento di una serie di oblazioni che Nania non ha versato in tempo utile. Non male, per un ex sottosegretario ai Lavori

pubblici.

Nessa Pasquale (FI): Imputato a Bari per concussione, il 18 luglio 2005 scampa all’arresto nella sua città solo perché

parlamentare e dunque intoccabile. Invece il suo presunto complice in una storia di presunte tangenti, l’ingegner Camillo

Dell’Anno (dirigente del settore urbanistico del comune di Martina Franca), viene subito incarcerato con la stessa accusa. Sono

entrambi accusati di essersi spartiti nel dicembre 2003 una mazzetta di circa 100mila euro per un’autorizzazione edilizia,

dall’Itacasa Immobiliare Srl, società che aveva chiesto di realizzare a Martina Franca un fabbricato per abitazioni civili e locali

commerciali. Gli stessi amministratori della ditta denunciarono a suo tempo di essere stati costretti a pagare la tangente per

ottenere le necessarie autorizzazioni dal comune. Il gip Fiore chiede al Senato l’autorizzazione ad arrestare anche Nessa, ma

non ha mai ricevuto risposta. Comunque la Procura ha chiesto il suo rinvio a giudizio.

Paravia Antonio (FI):

Imprenditore ed ex presidente di Assindustria a Salerno, viene arrestato nel 1995 per un giro di tangenti

nella sanità a Napoli. Secondo il pm Nunzio Fragliasso, Paravia avrebbe versato quasi 100 milioni di lire a funzionari e

CONDANNATI, PRESCRITTI, INDAGATI, IMPUTATI E RINVIATI A GIUDIZIO

Fonte “Se li conosci li eviti” di Marco Travaglio e Peter Gomez

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dirigenti di una Usl per l’appalto del servizio di ascensori e montacarichi. Ma il 16 dicembre 2004 è scattata la prescrizione.

Candidato Pdl per il Senato in Campania.

 

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