Creato da SIAMO_VIVISICILIA il 07/03/2009

SIAMOVIVI-SICILIA

MOVIMENTO DI AGGREGAZIONE POPOLARE

 

 

PRESIDIO ANTINUCLEARE A SESSA AURUNCA

Post n°19 pubblicato il 29 Gennaio 2010 da SIAMO_VIVISICILIA

SEMPRE DALLA STESSA PARTE!
ADERITE E DIFFONDETE L'EVENTO!

IL MOVIMENTO SIAMOVIVI STA ORGANIZZANDO

UN PRESIDIO A SESSA AURUNCA PER DIRE
- NO ALL'ATTIVAZIONE DELLA CENTRALE NUCLEARE DEL GARIGLIANO
- NO AL DEPOSITO DI SCORIE RADIOATTIVE

http://www.facebook.com/event.php?eid=303817575217&ref=mf

 
 
 

GRANDE MANIFESTAZIONE A ROMA! PARTECIPATE TUTTI!

Post n°18 pubblicato il 28 Gennaio 2010 da SIAMO_VIVISICILIA

Tutti in piazza il 24 OTTOBRE
ABOLIAMO LA POVERTA' PERCHE' E' CRUDELE E CONTRO QUALSIASI DIRITTO UMANO.

CHIEDIAMO
-SALARIO SOCIALE GARANTITO PER TUTTI!-


I SOLDI CI SONO:
-BASTA CENTRALI NUCLEARI!
-BASTA MISSIONI UMANITARIE- FABBRICHE DI MORTE-!

BASTA STIPENDI E PENSIONI D'ORO!

I SOLDI CI SONO:
- NEI PROFITTI INCREDIBILI DEL SISTEMA BANCARIO

-PER FINANZIARE LOBBY DELL'EDILIZIA CHE COSTRUISCONO PER POI RICOSTRUIRE, TUTTO A SCAPITO DI MIGLIAIA DI MORTI!

-PER ACQUISTARE 40.000.000 DI VACCINI INUTILI O ADDIRITTURA DANNOSI

SIAMOVIVI INIZIA UNA RACCOLTA DI FIRME PER CHIEDERE L'INTRODUZIONE DEL SALARIO SOCIALE PER TUTTI!

http://www.facebook.com/event.php?eid=303817575217&ref=mf

 
 
 

Comunicato di SIAMOVIVI su i presidi di Borgo Sabotino e Cagliari del 25/10/2009

Post n°17 pubblicato il 09 Novembre 2009 da SIAMO_VIVISICILIA

Grande successo politico dei presidi di SIAMOVIVI, nell’ottica di un progetto di aggregazione e di azione fuori dalla logica partitica e parlamentare.
POLITICA SI PARTITOCRAZIA NO, RITORNARE A FARE POLITICA PER IL BENE DEL CITTADINO

SIAMO RIUSCITI A METTERE DAVANTI A TUTTO L’ESIGENZE DELLA GENTE, NON GLI INTERESSI POLIT...ICI

Il nostro obiettivo non era numerico, ma riuscire ad organizzare un evento e soprattutto dare un seguito reale e concreto allo stesso.
E’ stato un grande successo sia a Cagliari che a Latina, e SIAMOVIVI, ha voluto lanciare un messaggio semplice, molti di noi si sono sobbarcati viaggi anche di 17 ore di treno per esserci, sono arrivati i gruppi di SIAMOVIVI TOSCANA, PUGLIA, VENETO, PIEMONTE, CAMPANIA, LOMBARDIA, Emilia-Romagna, FRIULI, LUCANIA, solo per essere vicini alla popolazione e per far capire che se si vuole e se superiamo il protagonismo personale e/o di partito è possibile fare qualcosa.
E questo la gente di Borgo Sabotino e di Cagliari ha apprezzato, ed ha apprezzato soprattutto il fatto, che il nostro intento non nasconde nessuna mira elettorale, quello lo lasciamo agli squallidi mendicanti di consensi, noi siamo di un’altra razza, noi vogliamo solo il bene della gente comune, dare loro voce e porci come loro interlocutori disinteressati, è questo ci è stato riconosciuto ed è stata la più bella vittoria che potessimo conseguire.
Alcuni, forse molti, hanno denigrato i nostri propositi, li abbiamo smentiti, CI SIAMO RIUSCITI, perché lo abbiamo voluto, ed OGNUNO di noi ha dato il massimo che poteva dare, ci siamo riusciti perché SIAMOVIVI, e non ci presteremo mai a giochetti o sciacallaggii politici.
A questo proposito c’è stato, voluto o no, un tentativo di sciacallaggio, bene era previsto anche questo, all’autore/i, inconsapevole o meno del fatto, noi diciamo che si è solo guadagnato un titolo di giornale e null’altro, e con chi pensa di poterci “manovrare” o “ utilizzare”, noi diciamo semplicemente che non sarà mai al nostro fianco nelle azioni che intraprenderemo, e non saremo MAI al suo/loro fianco, noi siamo solo da una parte: dalla parte della gente, del POPOLO.
A noi non interessano i titoli dei giornali, a noi interessa ESCLUSIVAMENTE, un discorso di aggregazione popolare sul nucleare e su altre problematiche che la gente purtroppo SUBISCE e non sceglie.


L’evento non è stato e non sarà un fatto fine a se stesso, si costituiscono ora i comitati antinucleari di zona, coordinati da SIAMOVIVI con i seguenti obiettivi:

1- diffondere e stimolare la presa di coscienza antinuclearista della popolazione;
2- esserne voce unitaria e punto di riferimento;
3- informare e PORRE LA PARTECIP-AZIONE attiva dei cittadini, come soluzione ai problemi;
4- chiedere ai comuni delle zone interessate di unirsi al nostro progetto, schierarsi contro il nucleare e far parte dei comitati permanenti di zona con delibere di consiglio, creando cosi un territorio “denuclearizzato” e porre il problema della bonifica dello stesso;
5- costituire al proprio interno un comitato tecnico, che informi circa proposte alternative e soluzioni all’attuale politica nucleare;
6- vigilare in modo permanente sul territorio e monitorarlo, misurandone il livello di contaminazione; essere da riferimento informativo e di azione per le zone interessate.

Venerdì 30 ottobre alle 18.00 presso la sede di LEGA AMBIENTE LATINA (viale Paganini n° 76 nel quartiere Q4 che si trova sul lato sinistro della Strada Statale 148 andando verso Roma), ci sarà la prima riunione a Latina e in seguito anche Cagliari comunicherà la data del prossimo incontro.

La strada è stata segnata, un piccolo passo è stato fatto e lo riteniamo un grande successo, siamo riusciti a riunire persone e gruppi di diverse provenienze, chi c’era e chi ci sarà si spoglia di simboli e dimostra che realmente vuole CAMBIARE, ed in questo senso la presenza “super partes” di SIAMOVIVI diventa una garanzia per gli stessi aderenti al progetto!
Abbiamo avuto riconoscimenti ed apprezzamenti, ma quelli più graditi e significativi li abbiamo avuto dalla gente, che ha visto le nostre vere intenzioni, ed ha recepito il nostro solo ed esclusivamente come un GESTO D’AMORE!
A COLORO CHE NON INTENDONO PARTECIPARE E MOSTRANO INDIFFERENZA, NOI DICIAMO:
SARETE VOI STESSI VITTIMA DELLA VOSTRA INDIFFERENZA, e comunque lotteremo anche per VOI.             
 
 
 

COMMEMORAZIONE

Post n°16 pubblicato il 25 Maggio 2009 da SIAMO_VIVISICILIA
 
Tag: Falcone

Nel pomeriggio del 23 maggio una delegazione del nodo palermitano della Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro, tra cui Salvatore Palumbo con la sua famiglia, ha preso parte al corteo cittadino per l’anniversario della strage di Falcone.
Grande striscione che riportava in sintesi la vicenda di Salvatore, la denuncia contro una giustizia ingiusta che fino ad oggi non si è messa dalla parte di chi lotta dentro il posto di lavoro, in questo caso la fabbrica Fincantieri, per la sicurezza che non c’è, l’appello alla lotta per una vera giustizia, ma quale legalità è quella di cui parla falsamente questo governo che difende gli interessi dei padroni e per il quale la vita degli operai e dei lavoratori non vale nulla?
Diffusione del volantino/appello ad aderire alla campagna di solidarietà per Salvatore in vista del 4 giugno, giorno della prossima udienza, e verso la tappa nazionale dell’assemblea del 27 giugno a Roma.
Giunti all’albero di Falcone dove si sarebbe svolto il comizio finale e la commemorazione, ci accingevamo ad appendere il nostro striscione nell’inferriata dove c’erano altri striscioni tra cui quello cobas scuola, quando abbiamo visto agenti della digos che provavano a portare via di peso una delegata Cobas. Subito siamo intervenuti protestando contro gli agenti e intimando loro di lasciarla subito cercando anche di capire quello cha stava succedendo, venivamo informati del fatto che la Digos aveva ordinato ai Cobas di togliere lo striscione ( su direttiva della Falcone), lo stesso striscione che gli stessi portano da 9 anni a questa manifestazione ma quest’anno, come ha detto la digos, “non è aria che tira”, perché offensivo nei confronti dello stato.
A questo punto è iniziato un parapiglia perché la digos voleva a tutti i costi sequestrare lo striscione, momenti di tensione con calci e spintoni reciproci.
Noi della rete, che ci siamo scagliati contro gli agenti della digos, siamo stati subito minacciati dagli stessi di allontanarci dicendoci di non fare “gli istigatori” ,Palumbo è stato minacciato di arresto, hanno cercato poi di strappare anche il nostro striscione non riuscendoci.

Tre attivisti Cobas sono stati portati via.
In questi tafferugli alcuni dei manifestanti hanno riportato delle ferite, tra cui la moglie di Salvatore che per proteggere il figlioletto che stava cadendo dal passeggino si è ferita ad un braccio.
A questo punto subito da parte nostra e da parte di alcuni rappresentati cobas e del movimento è stata gridata forte la denuncia, anche con slogans, dell'’ennesimo grave atteggiamento repressivo proprio dello stato di polizia che avanza, l’attacco incostituzionale alla libertà di pensiero…, è questa la “loro legalità, la repressione delle lotte sociali!", l’ipocrisia della mera commemorazione pacificante….

Questo ha causato l’attenzione della gente, tra cui diversi giovani non solo palermitani, che c’era attorno, che in un primo momento non aveva capito il senso delle parole dell’organizzatore che improvvisamente dal palco diceva di non rovinare la commemorazione, ma che poi ha invece espresso indignazione, solidarietà e in particolare dopo un intervento forte di denuncia di Salvatore ha applaudito appoggiando le sue parole cosa che ha provocato una forte commozione dell’operaio.

I tre delegati del cobas, portati via dalla digos, sono stati successivamente rilasciati dalla questura, dove siamo andati poi anche noi in solidarietà, dopo tre ore dall’accaduto.
Denunciati per 1) resistenza, 2) vilipendio alla Stato, e 3) sanzione amministrativa per manifestazione non autorizzata.
Al tg di rai tre è stato detto che “…i cobas e operai dei cantieri navali hanno approfittato di questa manifestazione per portare le loro rivendicazioni (che non c’entravano con la commemorazione) e che hanno provocato i tafferugli…”
Palermo, 24/05/2009


Nodo palermitano della rete nazionale per la sicurezza sul lavoro

 
 
 

STUDENTI

Post n°15 pubblicato il 20 Maggio 2009 da SIAMO_VIVISICILIA
 

Il '68 in Sicilia, 40 anni dopo...



Nelle cronologie sugli avvenimenti del '68 la Sicilia figura per due eventi: il terremoto del Belice del gennaio e, il 2 dicembre, l'uccisione da parte delle forze dell'ordine di due braccianti, Angelo Sigona e Giuseppe Scibilia, ad Avola, durante uno sciopero. In seguito a quell'eccidio saranno abolite le gabbie salariali che condannavano i lavoratori meridionali a un trattamento diverso da quello per i lavoratori del resto del Paese. Sembra che tra i morti del terremoto e i morti di Avola non ci sia stato niente di significativo, a riprova che in terra di Sicilia non possa accadere altro che non sia uno sconvolgimento naturale e un massacro, l'ennesimo, di manifestanti per diritti che non sono mai arrivati.
Eppure, anche in Sicilia, e in particolare a Palermo, c'è stato il '68, ci sono state cioè manifestazioni, occupazioni di scuole e di facoltà universitarie, assemblee, controcorsi autogestiti, contestazioni, c'è stato insomma quell'insieme di atti, gesti, riti collettivi, vissuti che si definisce "il '68". Si potrebbe dire, né più né meno di quanto sia accaduto a Parigi, a Berkley, a Roma, a Milano e in tante altre città che sono state teatro dell'evento '68. Anzi, se ci si attiene al dato cronologico, possiamo dire che il '68 è cominciato, o almeno è stato preannunciato, a Palermo, con le agitazioni degli studenti medi, anche se la data di nascita è il febbraio del '68 con l'occupazione della Facoltà di Lettere, che viene qualche mese dopo le occupazioni di Torino, Pisa e Trento. E come del resto in tutta l'Italia il '68 siciliano apre una fase storica che si concluderà con il '77.

Le specificità del '68 siciliano

Nel '68 siciliano ritroviamo i temi standard del '68 nazionale e internazionale: la lotta contro l'autoritarismo, il "potere studentesco", i riferimenti e i miti che lo hanno generato e accompagnato, dal Vietnam al Che, le letture che lo hanno alimentato, da Marcuse a Fanon, le assemblee permanenti e la formazione dei gruppi della "sinistra rivoluzionaria", ma troviamo alcuni aspetti specifici, ignorati o sottovalutati.
In Sicilia il dopobelice innescò una nuova ondata migratoria ma pure la volontà di progettare una ricostruzione che voleva coniugare urbanistica e partecipazione, fondare un nuovo modello di economia e di socialità. Le mobilitazioni che si susseguirono in quegli anni sono il '68 del popolo terremotato che conseguì qualche risultato, anche se il nuovo modello di vita comunitaria non è nato, dato che, non solo nel Belice, non c'erano le condizioni per farlo nascere.
A Palermo il dopoterremoto portò la lotta per la casa, con l'abbandono del centro storico, l'occupazione dei quartieri di edilizia popolare che sorgevano nelle periferie e la formazione di comitati che gestirono le mobilitazioni e costituirono gli spazi aggregativi in un contesto di caseggiati-dormitori, senza servizi. Con questi bisogni primari si misurarono i vari gruppi, riuscendo a trovare momenti unitari ma spesso rifugiandosi in pratiche settarie. Quei bisogni ancora oggi sono vivi e insoddisfatti.
Tra le cose che hanno resistito al vaglio del tempo ci sono le riflessioni sul fenomeno mafioso, all'inizio condotte all'interno del gruppo del Manifesto di Palermo e che a un certo punto incrociarono, non per caso, la figura di Peppino Impastato.
Oggi tutti o moltissimi parlano di mafia, a proposito o a sproposito, ma quasi nessuno ricorda che l'analisi della mafia come "borghesia mafiosa" e l'individuazione dei caratteri fondamentali dell'evoluzione del fenomeno mafioso ha il suo atto di nascita nel documento Per la costituzione del Centro di iniziativa comunista della Sicilia, del 1971, elaborato da Mario Mineo, una delle figure più significative di quegli anni e della sinistra non solo siciliana. In quegli anni operava la Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia, istituita nel 1963, al cui interno si scontravano due tesi: la prima, di maggioranza, secondo cui la mafia ormai aveva chiuso il suo ciclo e si era trasformata in gangsterismo urbano, senza regole e senza radici; la seconda, sostenuta da una minoranza di esponenti dei partiti di sinistra, secondo cui la mafia non era morta con la fine del feudo ma si era adattata ai mutamenti del contesto, prendendo parte alla speculazione edilizia, avventurandosi nei traffici internazionali di sigarette e di droga, legandosi ai "giovani turchi" fanfaniani che sostituivano alla direzione della Democrazia cristiana i vecchi notabili, accaparrandosi notevole fette di denaro pubblico e rigenerandosi come "borghesia di stato". Ma l'analisi della "borghesia mafiosa, con la proposta di espropriare la proprietà mafiosa, più di dieci anni prima della legge antimafia, restò isolata, non fu neppure accolta dal gruppo del Manifesto, al cui interno quel documento era stato elaborato.
A Palermo lo slogan di buona parte del movimento studentesco era: "Sicilia rossa mafia nella fossa" e a Cinisi Peppino Impastato conduceva la sua guerra alla mafia, a partire dalla sua famiglia, coniugando analisi e controinformazione, denuncia e irrisione, mobilitazione sociale e impegno politico. I mafiosi non gli hanno perdonato la ribellione contro il suo stesso sangue, e molti dirigenti e militanti di allora non gli hanno perdonato la radicalità. Tanti compagni della sinistra che si autodefiniva rivoluzionaria non hanno capito la sua insistenza nel contrastare un fenomeno che ignoravano o consideravano un genere d'antiquariato locale.
Ricordo che, dopo la sua morte, andando in giro per l'Italia per preparare la manifestazione nazionale del 9 maggio 1979, primo anniversario dell'assassinio, molti non riuscivano a pensare che la mafia fosse straripata oltre lo Stretto. A Milano morivano Fausto e Iaio per vicende connesse anche con il traffico di droga, ma la mafia cosa c'entrava?
Per capire cos'è la mafia (non solo l'organizzazione criminale ma soprattutto il suo sistema di rapporti) ci sono voluti i grandi delitti e le stragi degli anni '80 e '90, ma la linea d'analisi e le prassi avviate nel decennio che si apre nel '68 avevano già indicato un percorso che purtroppo è stato a lungo ignorato. E per avere giustizia per il delitto Impastato abbiamo dovuto attendere più di vent'anni e se è arrivata si deve certo all'attività di alcuni magistrati ma soprattutto all'infaticabile impegno del fratello Giovanni e della madre Felicia, di alcuni compagni di Peppino e del Centro di Palermo a lui dedicato, quando in tanti pensavano che fosse un terrorista e un suicida.

 


 
 
 
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